Buonasera, ho 22 anni e sono una studentessa. Mi sono resa conto solo nell'ultimo anno che i miei genitori sono manipolativi, o meglio, ho preso coraggio e ho capito che non ho le colpe che mi addossano. Vivo con loro e con i miei fratelli maggiorenni. Non sono però la più grande, ma sono sempre stata definita come ribelle per avere i miei pensieri e valori e per essere positiva. Questo a loro non va molto a genio perché pensano che viva tra le nuvole, ma in realtà non è così. Amo la vita e vivere a pieno.
Hanno sempre cercato e cercano di imporre le loro idee, scegliendo qualsiasi cosa e usando il ricatto e il far sentire in colpa ed un peso noi figli se non facevamo e facciamo come dicono. Per esempio: "Tu non sai cosa è giusto, lo sappiamo noi, ascolta tuo PADRE" oppure "La vita non è fatta di momenti felici" oppure "Io ho sacrificato e lavorato per portarti qui e non ti lascerò rovinare tutto, ti abbiamo dato tutto" oppure "Tu sei la rovina di questa famiglia", il tutto urlando con tutta la voce che può uscire dal corpo di un individuo.
I miei fratelli ormai seguono le loro regole come per tenerli buoni, ma io non riesco. Sono una ragazza con voglia di fare. Quindi vivo con la pressione di voler essere chi sono o reprimermi e fare come vogliono loro. Sono totalmente in mezzo perché fanno le vittime se non faccio come vogliono e urlano e minacciano. Non mi hanno fatto mancare niente, ma questo mi sta distruggendo. Non so più come gestire la cosa. Quindi faccio le mie esperienze di nascosto e, quando lo scoprono, mi danno della bugiarda, ma io lo faccio per proteggere me stessa e iniziano a darmi della pecora nera. Cosa posso fare?
Martina, quello che racconti è forte, doloroso, ma è anche pieno di forza. Perché dentro alle parole che hai usato si sente chiaramente una cosa: tu non ti sei arresa, e stai lottando per essere te stessa. E già questo è immenso. Quando si cresce in un ambiente tossico, uno degli effetti peggiori è che ti abitui a credere che sei tu a sbagliare, che sei "troppo sensibile", "troppo ribelle", "ingrata", "un peso".
Ma la verità è un'altra; Essere se stessi in un ambiente che non ti permette di farlo non è ribellione: è sopravvivenza. E tu lo stai facendo con coraggio. Hai nominato diversi comportamenti che rientrano nella manipolazione emotiva genitoriale, e sono purtroppo più diffusi di quanto si creda. Tu non puoi cambiare loro, ma puoi iniziare a non cercare più la loro approvazione.
Ogni volta che tenti di far capire il tuo punto di vista, loro ti rifiutano o usano contro di te ciò che dici. È tossico, frustrante, e non porta mai pace.
A un certo punto, smettere di spiegarti è una forma di guarigione. Soprattutto non ti colpevolizzare se menti per proteggerti. Anche mentire, in certi contesti, è un meccanismo di difesa. Se loro non sono in grado di accogliere la tua verità, proteggerla diventa un atto d’amore verso te stessa. Inizia a progettare l’uscita, anche se è lontana. So che sei studentessa e magari ancora non puoi andartene, ma inizia a costruire un piano, anche mentale: Sapere che non sarai lì per sempre, anche se ora sembra lontano, cambia tutto. Tu non sei la rovina della tua famiglia. Tu sei la speranza della tua storia. E io sono qui per aiutarti a scrivere il tuo capitolo, se ti va.
Se vuoi, possiamo creare un piano pratico.
Dott.ssa An tonella Bellanzon
Massa-Carrara
La Dott.ssa Antonella Bellanzon offre supporto psicologico anche online
Cara Martina,
quello che descrivi è un contesto familiare complesso, in cui ti trovi a dover difendere la tua identità e i tuoi valori, sentendoti però spesso colpevolizzata o svalutata. Riconoscere queste dinamiche, come hai fatto tu, è già un primo passo importante.
Quando la comunicazione in famiglia si basa sul controllo, sul senso di colpa o sull’imposizione, è naturale sentirsi in conflitto tra il desiderio di essere sé stessi e il bisogno di “tenere la pace”. In questi casi può essere utile creare piccoli spazi personali, anche simbolici, dove coltivare la tua autonomia.
Inoltre è importante stabilire limiti, (anche solo interiori, per proteggerti emotivamente) e cercare supporto all’esterno, attraverso relazioni sane o un percorso psicologico, per sentirti meno sola.
Essere maggiorenne non significa solo essere legalmente adulta, ma anche iniziare a costruire, passo dopo passo, la vita che desideri.
Un caro saluto,
Dott.ssa Lorena Ruberi
Buonasera, le sue parole raccontano una grande forza interiore, una volontà di affermare se stessa nonostante un ambiente familiare che, da quanto scrive, sembra ostacolare la sua autonomia emotiva e personale. Vivere con genitori che esercitano un controllo basato sul senso di colpa, la paura e la svalutazione può essere molto faticoso, soprattutto quando si è giovani adulti e si è nel pieno di un processo di definizione della propria identità. Lei parla di manipolazione, e in effetti ciò che descrive (frasi colpevolizzanti, imposizioni autoritarie, negazione della sua libertà di pensiero) corrisponde a dinamiche che possono avere un impatto molto profondo sul piano psicologico. Quello che sta facendo, però, è già un atto di coraggio: riconoscere che queste modalità non sono “normali” né “meritate”, prendere le distanze interiori dal giudizio che le viene addossato, cercare strade per proteggersi. Il fatto che scelga, anche a costo di sentirsi “in colpa”, di fare esperienze per sé, è il segno di una personalità viva, autonoma, che sta cercando di emergere. Quando scrive “mi hanno dato tutto, ma questo mi sta distruggendo”, coglie con grande chiarezza una delle contraddizioni più dolorose: si può crescere in una famiglia che offre sicurezza materiale, ma allo stesso tempo impone un prezzo molto alto sul piano emotivo. È importante sapere che riconoscere questo non è un atto di ingratitudine, ma un passaggio necessario per prendersi cura della propria salute mentale. Qualche spunto per orientarsi: protebbe essere: dare valore alla propria visione! ciò che sente, ciò che desidera, ciò che pensa è valido, anche se gli altri lo screditano. Non è “egoismo” voler essere liberi, né “ribellione” voler crescere a modo proprio.
Imparare a mettere confini interni! anche se per ora non può allontanarsi fisicamente da casa, può iniziare a costruire uno spazio psicologico più protetto. Questo significa, per esempio, riconoscere quando un attacco non parla di lei ma di chi lo pronuncia, imparare a non rispondere sempre, a non giustificarsi costantemente, a non cadere ogni volta nel tranello della colpa.
Cercare alleanze esterne! può essere utile avere persone di fiducia (amici, docenti, figure professionali) con cui poter parlare apertamente. A volte il solo fatto di essere ascoltati fuori dal contesto familiare restituisce un senso di realtà e di dignità personale.
infine, considerare un percorso psicologico! portare avanti tutto questo da sola può essere molto faticoso. Un sostegno psicologico le offrirebbe uno spazio sicuro in cui elaborare ciò che sta vivendo, rafforzare le proprie risorse interne e, gradualmente, trovare strategie per affermarsi senza autodistruggersi.
Lei non è “la pecora nera”. È una persona che sta cercando di crescere con dignità, autenticità e rispetto per se stessa, anche in un contesto che non glielo rende facile. Non permetta che il giudizio altrui cancelli questa parte viva e sana che sente dentro.
Le auguro di continuare a camminare con coraggio verso la libertà e il benessere che merita.
Un caro saluto.
Teramo
La Dott.ssa Chiara Arapi offre supporto psicologico anche online
Cara Martina,
leggendo quanto da lei condiviso, mi hanno molto colpito queste parole: "Non mi hanno fatto mancare niente, ma questo mi sta distruggendo". Spesso - da genitori - si pensa che il "non far mancare niente", quindi l'essere presenti dal punto di vista concreto e materiale, equivalga al fornire cura ed amorevolezza. Come lei stessa sa, non è esattamente così...
Aver ricevuto tutto il sostentamento da parte dei propri genitori, non rende i figli/le figlie in debito; questo mi sembra che lei l'abbia già capito, seppur in alcuni casi quel senso di colpa indotto, "facendo le vittime", faccia ancora leva su di lei.
Quelle che descrive sembrano dinamiche di potere, in cui c'è una parte che prova a sottomettere l'altra. Seppur sia complicato provare a trovare un equilibrio tra ciò che viene "imposto" e ciò che per lei è importante, potrebbe essere utile approfondire la sua esperienza ed avere maggiori informazioni , con l'obiettivo di muoversi in maniera più libera ed indipendente e allo stesso tempo percependo che quel modo - il suo modo di essere e far parte del mondo - sia validato ed apprezzato dai suoi genitori.
La saluto con una frase che mi è venuta in mente leggendo le sue parole: "Quando una pianta non fiorisce, aggiusti l'ambiente che la circonda, non la pianta...".
Se le va, resto a disposizione.
Intanto buona giornata e in bocca al lupo,
Dott.ssa Martina Rapacciuolo