Buongiorno, sono figlia unica e fin dai primi anni i miei genitori hanno preteso che io dessi sempre il più possibile, mettendomi addosso tutta una serie di aspettative che alla fine mi stanno schiacciando e mi hanno portato a fare un lavoro che non amo. Mia madre ha lasciato un lavoro che amava tantissimo per prendersi cura di me dato che non aveva modo di lasciarmi ai nonni e non voleva che stessi con baby sitter.
Alle medie sono stata oggetto di bullismo, i ragazzini mi dicevano che ero brutta e mi facevano scherzi pesanti, ho trascorso 3 anni orribili, alla fine dei quali ho deciso di isolarmi del tutto e quindi dai 13 anni ai 18 sostanzialmente non sono quasi mai uscita di casa se non per andare a scuola, perchè anche nella località dove andavo in vacanza succedeva la stessa cosa, mi prendevano in giro nonostante io non capissi il perchè dato che non mi vedevo così orribile, mi sembrava di essere come le altre ragazzine. Iniziata la scuola superiore la situazione è migliorata ma ad ogni modo non sono riuscita a farmi delle amicizie, i miei mi pressavano per avere sempre voti belli, mi chiedevano sempre i voti che avevano preso gli altri per fare paragoni, io venivo sempre isolata e nessuno mi invitava ad andare a casa sua per fare compiti o voleva che io stessi in stanza con loro in gita, con il senno di poi probabilmente non ero molto simpatica, perchè per me la cosa più importante era ottenere l'approvazione dei miei dato che sentivo che al di fuori nessuno mi voleva bene non volevo perdere la loro stima. Peraltro il loro atteggiamento è stato sempre quello di pretendere da me che fossi tra gli studenti migliori ma sempre mettendo in dubbio che io fossi in grado (brava hai preso 8, non credevo ce l'avresti fatta invece ce l'hai fatta). Anche di fronte a parenti e amici i miei mi hanno sempre sottovalutato. Devo precisare che comunque i miei genitori mi vogliono bene e mi hanno sempre aiutato e lo fanno tuttora.
A 19 anni con l'inizio dell'università (pendolare fuori provincia) ricomincio ad uscire e scopro che là fuori il mondo non è così male come lo avevo lasciato inoltre inizio ad avere parecchi pretendenti (tanti di quelli che mi prendevano in giro improvvisamente mi corteggiano addirittura chiedendomi come ho fatto a diventare così carina). Mi fidanzo subito con il mio attuale marito.
L'università che scelgo, la scelgo principalmente perchè non c'è matematica e escludendo facoltà che mi piacerebbero di più (tra le quali psicologia), e altre che secondo i miei genitori non mi porterebbero ad un lavoro stabile e "ben remunerato". I miei appena vedono che gli esami vanno bene, iniziano già a pensare in grande, mi vedono a capo di un grande studio. Mi laureo in 4 anni e da lì inizia il calvario. I primi mesi di pratica che faccio presso uno studio di un noto professionista sono un incubo, perchè si rivela essere un uomo sadico che continua a chiedermi perchè io abbia deciso di fare questo lavoro e mi umilia in continuazione non insegnandomi nulla; questo atteggiamento lo tiene con tutte le altre persone dello studio, tanto che ad un certo punto me ne vado con l'autostima che avevo faticamente raggiunto ridotta a zero. Inizio a pensare di avere sbagliato tutto, provo l'esame di abilitazione convinta di non riuscire mai a passarlo, invece lo passo a pieni voti. Mi rialzo per l'ennesima volta e inizio a lavorare presso uno studio dove vengo sottopagata per due anni, il titolare cerca di minare l'autostima delle persone che lavorano li per poterli pagare di meno, è avaro e umanamente affatto empatico. Vado in depressione anche se tengo tutto per me. Finalmente trovo un'occasione di ripartire e quindi inizio una nuova esperienza lavorativa che ad oggi sto portando avanti, e che sento però essere una sorta di ripiego. Economicamente ho raggiunto una buona situazione anche se credo che avrei dovuto avere più forza e ad oggi mi dispiace di non essere diventata quello che avrei potuto diventare con le mie capacità se solo avessi seguito i miei desideri. Sto accettando una situazione che va molto bene dal lato economico ma che non mi rende felice ma non voglio cambiare per trovarmi a stare peggio, questo è il punto. Ultimamente sono anche diventata ipocondriaca ed ho continuamente paura che mi possa succedere qualcosa, una brutta malattia che mi porti via dalle uniche cose che ho di bello cioè dai miei figli e mio marito.