"Mi trovavo a lavoro, ero in ritardo , camminavo svelto e ricordo di essere inciampato causa pavimento bagnato, caduto faccia a terra. Fortunatamente ho avuto la prontezza di proteggere il volto appoggiando le mani al suolo. Non mi ero accorto che un piccolo gruppo di colleghi era rimasto a fissarmi a bocca aperta. Immediatamente ho percepito rossore in viso, il cuore mi batteva forte. Lo stomaco invece era come se avesse ricevuto un cazzotto. Ho accennato un leggero sorriso al gruppo di colleghi rimasto impietrito e sono scappato via. Insomma, per farla breve, ero imbarazzato. Mi stavo vergognando della brutta figura ripetendo a me stesso: “Visto? Tutti si sono accorti del cretino che sei! Sei e resterai sempre un imbranato, un buono a nulla. Ricordo di essere sempre stato così con me stesso, rigido e critico. Mi fa arrabbiare questa cosa!"
Cari lettori,
Le parole che avete letto sopra, estratte da un colloquio durante una delle terapie settimanali, hanno per me grande valore. Il primo valore è sicuramente umano. Ci troviamo di fronte ad un malessere, una fragilità e la persona lo sta raccontando mettendo in gioco paure, timori, giudizi sul proprio se. Il secondo aspetto invece è puramente clinico e tecnico e serve ad introdurre l’argomento di oggi ovvero la Terapia Razionale Emotivo-Comportamentale di Albert Ellis e la Tecnica ABC, ormai ampiamente conosciuta ed impiegata in terapia da molti psicologi.
In breve A. Ellis ci suggerisce di dare uno sguardo più da vicino a quelli che sono i nostri pensieri e quanto essi giochino un ruolo fondamentale per le reazioni / conseguenze emotive nocive come ansia, tristezza, vergogna, senso di colpa e chi più ne ha più ne metta. Scorporiamo l’estratto in tre parti. Abbiamo un evento che chiameremo A e che vede il nostro protagonista inciampare mentre si dirige verso la propria stanza e nel frattempo i colleghi restano a guardarlo. Cosa avverte il nostro amico? Quello che prova emotivamente come conseguenza, che chiameremo C, è profondo imbarazzo e vergogna ma non solo, percepisce anche un aumento del battito cardiaco ed un senso di peso allo stomaco. Questo dovrebbe bastare ed invece non è sufficiente. Perché no? Perché se capitasse ad un’altra persona al 90% avrebbe conseguenze differenti, proverebbe emozioni forse opposte, sentirebbe altri sintomi fisici.
Allora è giusto chiedersi se non sia il modo di pensare e di interpretare l’evento il vero regista di questa partita. Ebbene si, il nostro protagonista, avendo pensato di essere un poco di buono, di apparire come un imbranato agli occhi degli altri non ha fatto altro che intensificare le conseguenze emotive. Un’altra persona avrebbe potuto esclamare: “chi ha rovesciato l’acqua per terra? Sono davvero degli imbecilli, non avrebbero dovuto permettersi di farmi fare la figura dell’idiota”. Si nota già come la conseguenza emotiva si un tantino diversa dato che è furioso o meglio arrabbiato. Allora se il collegamento diretto fosse A + C tutti dovremmo provare le stesse emozioni o avere le stesse reazioni ma così non è. Risulta chiaro come il collegamento tra le parti sia invece A+B+C.
Il testo che vi propongo, A pensar bene si vive meglio scritto da Albert Ellis e Robert Harper, serve proprio a colori i quali che, possedendo delle buone risorse intrinseche e appurata la non presenza di rischio psicopatologico, sentono il bisogno di ampliare la conoscenza di sé e del modo di pensare e di affrontare la vita con più flessibilità insomma una guida al “vivere razionale”. La teoria base della REBT ritiene che gli esseri umani abbiano obiettivi e valori di base e che quando questi ultimi vengono mandati all’aria e bloccati si comportino in modo distruttivo (controproducente). Il testo Biblioterapia di Ellis suggerisce al lettore di poter imparare ad avere una vita più appagante, più creativa e meno disturbata se ci mettessimo in contatto con i nostri pensieri fuorvianti e correggendoli.
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