Il panorama delle psicoterapie è piuttosto vasto, esistono molteplici scuole di pensiero e dunque numerose e diverse scuole di formazione.
Ognuna di esse ha un proprio punto di vista rispetto all’origine del malessere psicologico e quindi anche rispetto alle strategie utili per risolverlo.
La terapia cognitivo-comportamentale (TCC), pur essendo un approccio alla psicoterapia relativamente recente, è andata incontro in questi anni a numerosi aggiustamenti e sviluppi, frutto delle nuove scoperte e conoscenze derivate dagli studi scientifici a cui è sempre (e continua ad essere) stata sottoposta. La TCC è infatti un approccio evidence-based, che fonda cioè i suoi principi e le sue strategie su dati di evidenza scientifica.
Il razionale, cioè il principio alla base della terapia cognitivo comportamentale è che pensieri, emozioni e comportamenti sono tra loro indissolubilmente legati: i pensieri, le idee, cioè il modo in cui interpretiamo, “leggiamo” le situazioni, l’ambiente e le esperienze influenza le emozioni che proviamo e i comportamenti che mettiamo in atto. Ciò spiega perché, per esempio, persone diverse vivono in maniera differente esperienza molto simili se non anche identiche.
Non sono dunque le esperienze in se a determinare la nostra sofferenza, quanto il giudizio che ne diamo e questo giudizio può provocare un circolo vizioso di pensieri catastrofici, emozioni negative intense e comportamenti maladattivi.
Così la modificazione e la gestione di certi pensieri, o meglio di certe modalità di pensiero (schemi di ragionamento, distorsioni cognitive, ecc.), può determinare la riduzione e la gestione delle emozioni negative e dei comportamenti disfunzionali.
Nonostante l’efficacia dimostrata nel trattamento di diversi disturbi, la terapia cognitivo comportamentale continua ad essere circondata da una serie di pregiudizi.
Uno di questi è quello secondo cui la TCC si focalizza solo sul sintomo più evidente (per esempio l’attacco di panico) tralasciando tutto il resto (ragioni che hanno portato alla nascita e allo sviluppo del disturbo), producendo così solo un miglioramento temporaneo, quasi fosse scontata poi la ricaduta, cioè la ricomparsa del problema. Falso. La TCC si focalizza innanzitutto sul sintomo, non solo su di esso però. Fornire alla persona strategie per gestire il problema significa aiutarla a migliorare la qualità della sua vita, compromessa dalla presenza del sintomo stesso. Ma il lavoro non finisce certo qui. Mentre il paziente “impara” a gestire i suoi sintomi, impara anche a conoscere il suo disturbo e a metterlo in relazione alle esperienze vissute, alla sua personalità, al suo temperamento e al contesto generale della sua vita. La conoscenza del proprio disturbo, di come funziona, di come si è sviluppato e mantenuto, unita all’ inquadramento del disturbo stesso all’interno della propria cornice di vita permette anche una maggiore prevenzione delle ricadute.
Un altro pregiudizio, legato in un certo senso a quello precedente, è quello che accusa la terapia cognitivo comportamentale di non nutrire alcun interesse per la vita del paziente. Errato. Nell’approccio cognitivo comportamentale, la storia di vita del paziente è importante nella misura in cui è legata al disagio psicologico. E’ fondamentale analizzare l’educazione ricevuta, lo stile di attaccamento, le esperienze precoci, gli apprendimenti, ecc., cioè tutto quello che è funzionalmente (non causalmente) legato al disturbo psicologico attuale.
La TCC:
- è un approccio concreto, che costruisce col paziente una serie di obiettivi a breve, medio e lungo termine, da raggiungere attraverso l’applicazione di strategie e tecniche valide ed efficaci;
- si basa su unn rapporto collaborativo fra terapeuta e paziente;
- si concentra sul qui e ora, cioè sul momento presente;
- è breve, i trattamenti generalmente durano pochi mesi;
- poggia su solide basi scientifiche;
- è in continua crescita come reso evidente dalla sempre maggiore integrazione con altri approcci innovativi, come ad esempio gli approcci basati sulla Mindfulness
La psicoterapia cognitivo comportamentale si avvale di protocolli di trattamento validati scientificamente, sottoposti cioè al vaglio di esperimenti controllati.
Ad oggi essa è considerata dalla comunità scientifica uno degli approcci più efficace per la comprensione e la risoluzione del disagio psicologico.
Nello specifico, l’APA (American Psychiatric Association) consiglia la TCC come trattamento di prima scelta per i seguenti disturbi:
- Disturbo ossessivo compulsivo;
- Disturbo da attacchi di panico;
- Depressione maggiore;
- Bulimia nervosa e Disturbo da alimentazione incontrollata;
- Abuso di sostanze;
- Disturbo post- traumatico da stress.
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