Uno dei primi passi quando si intraprende una psicoterapia ad orientamento cognitivo è l’espansione della consapevolezza rispetto ai nostri pensieri, e alle sensazioni attraverso la capacità di autosservazione, cioè prestare attenzione nel qui ed ora a tutto ciò che stiamo vivendo interiormente in quel momento.
Spesso agiamo in modo automatico, senza consapevolezza, diventare consapevoli dei propri automatismi significa cogliere come ci costruiamo il nostro malessere.
L’autosservazione ci permette di cogliere la connessione tra emozioni e pensieri. Frequentemente cogliamo solo la sequenza finale di una sequenza di enti mentali e cioè l’emozione o il comportamento in una data situazione.
Ma quell’emozione non è data dall’evento in sé, ma dai nostri processi cognitivi, spesso inconsapevoli, rispetto a quell’evento, quindi dal modo con cui diamo significato ad una situazione. Alle volte non è facile identificare i propri pensieri, in quanto si ha l’impressione di aver agito automaticamente perché alcuni pensieri sono talmente abituali da essere diventati inconsapevoli, sono quindi Pensieri Automatici.
I Pensieri Automatici si attivano in modo rapido, sono sintetici, presentano concetti plausibili e attivano velocemente delle risposte emotive; nel tempo diventano strategie automatiche, inconsapevoli e tendenzialmente rigide.
E’ importante dirigere la nostra attenzione sull’analisi dei pensieri, immagini, convinzioni, commenti interiori, perché conoscendo quelli disfunzionali possiamo arrivare a rompere gli automatismi che ci influenzano negativamente. Per fare ciò è anche indispensabile avere una buona apertura mentale, perché la rigidità rifiuta qualunque cosa diversa o in conflitto con le vecchie convinzioni.
Nella TC è fondamentale la costruzione di un’alleanza terapeutica che implica la sintonizzazione con il paziente e l’empatia. Lo psicoterapeuta cognitivo inoltre propone la socializzazione del modello, espone cioè al paziente gli aspetti fondamentali del modello cognitivo e spiega il significato degli interventi che mette in atto.
Successivamente, si può passare alla definizione del problema. Ogni persona si crea un modello del mondo, una mappa cognitiva che corrisponde in modo molto approssimativo alla realtà. Quando una persona ci racconta il suo problema, utilizza delle strutture linguistiche che ci suggeriscono come ha organizzato l’esperienza, ci sta parlando solo di alcuni aspetti dell’esperienza reale, ci racconta il problema per come lei ce lo rappresenta, utilizzando dei filtri.
Aiutando le persone a considerare altri elementi della realtà, ad ampliare la mappa cognitiva in modo che possano dare delle risposte più flessibili, il terapeuta favorisce un miglior adattamento del paziente all’ambiente.
Per la definizione del problema si chiede al paziente di fare un elenco dei problemi, lo si rivede insieme e si identifica la problematica che in quel momento blocca la persona.
Il problema deve avere alcune caratteristiche:
· Deve essere sotto la responsabilità della persona (altrimenti occorre riformularlo)
· Deve essere realisti come specifico
· Deve ricorrere nel tempo e presentarsi con una certa frequenza
Molto spesso il problema è legato alla difficoltà di gestire una o più emozioni in determinate situazioni, alle volte la persona evita di sentire le emozioni, ma ha una serie di disturbi fisici (somatizzazioni).
Il passo successivo è la definizione dell’obiettivo: se capiamo in quale direzione andare, la nostra mente ci aiuta a mobilitare le risorse per andare in quella direzione. Focalizzando la nostra attenzione sulla soluzione del problema, le cose incominciano già a cambiare.
I criteri per definire correttamente un obiettivo sono i seguenti:
1. Deve essere iniziato e mantenuto sotto la responsabilità della persona, non possiamo cambiare un’altra persona, ma possiamo cambiare il nostro modo di pensare, il nostro punto di vista rispetto ad una determinata situazione.
2. Deve essere formulato linguisticamente in modo positivo, con una frase che lo descriva per portarlo all’attenzione della mente in modo da attivare le energie per raggiungerlo, se lo formuliamo in modo negativo, ad es.”non voglio più essere in ansia quando prendo l’aereo”, ripenseremo subito al disagio e alla tensione provati in quella situazione.
3. Realizzabile in un tempo definito, occorre darsi un tempo per realizzare l’obiettivo, prevedendo delle tappe intermedie.
4. Concreto e misurabile, dobbiamo poter rispondere alla domande:”Da che cosa mi accorgerò di aver raggiunto l’obiettivo?”, “Da che cosa se ne accorgeranno gli altri?”.
5. Sensorialmente basato, riconoscendo le emozionino le sensazioni che ci rendono consapevoli che il cambiamento è avvenuto. Per fare questo possiamo immaginarci proiettati nel futuro, quando avremo raggiunto l’obiettivo.
6. Ecologico: è importante individuare le conseguenze della realizzazione dell’obiettivo verificare che non danneggino l’identità della persona e le sue relazioni (per fare questa valutazione si può utilizzare la tecnica del “ricalco del futuro” in cui si dice al paziente di immaginare di avere raggiunto l’obiettivo e di chiedersi di come si sente e cosa pensa. Poi gli si chiede di immaginare di andare a casa, al lavoro, con gli amici e provare a percepire come si sente e cosa accade. Il terapeuta osserva anche il non verbale.
Quando è stato individuato il problema su cui lavorare e formulato l’obiettivo con il paziente per comprendere meglio come la persona si è creata il problema e mantiene il suo malessere possono esserle proposte le modalità tipiche della psicoterapia cognitiva (che non verranno approfondite in questo articolo), come la ristrutturazione cognitiva (scheda ABC-DE), le tecniche immaginative ed esperienziali in cui grande risalto è dato alle emozioni e le pratiche di Mindfulness (consapevolezza del momento presente con intenzionalità, curiosità e senza giudizio; esempi di queste pratiche sono la consapevolezza del respiro, il Bodyscan e lo Spazio di respiro di 3minuti).
In questo breve articolo sono stati descritti tendenzialmente i passi iniziali, quando si inizia una psicoterapia cognitiva.
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