Il trauma del Corpo nel Corpo

Nel secolo attuale siamo arrivati alla specializzazione più capillare, in tutti gli ambiti del sapere. La salute ed il benessere non ne fanno eccezione.

Ciò che perdiamo è la visione d’insieme, il senso, l’individuo stesso, la complessità e la completezza del quadro, rischiando di guardare qualcosa di parziale e di intervenire in modo erroneo.

Nella pratica quotidiana infatti i mal-esseri e i ben-esseri sono affrontati unicamente negli aspetti più parcellizzati e spesso esterni, ci si cura del sintomo,del particolare, dell’aspetto esterno, estetico, di ciò che impedisce il fluire del tran tran quotidiano.  Difficilmente si va a fondo dell’esperienza e del suo significato.

Perché mi sta capitando questa cosa ora?

In quale direzione devo andare per accrescere il mio benessere?
 

Il malessere ed il benessere attraversano vari piani:

-corporeo con i sintomi di malattia nel malessere o con le sensazioni di piacere, equilibrio nel benessere,

-comportamentale, caratterizzato da condotte insane, distruttive, ripetitive nel malessere,  con condotte rispettose di sé nel benessere,

-emotivo con i possibili sbalzi d’umore, paralisi ansiose, fobie nel malessere o con il senso di equilibrio e stabilità nel benessere,

-mentale con idee tiranne e ripetitive, pensieri fissi, timori, pensieri aggressivi, deliri, nel malessere o all’inverso con una sufficiente lucidità di vedute e visione concreta nel benessere.

 

Tutti questi piani non sono mutualmente escludentesi ma si completano e si trovano in relazione reciproca per formare un unico individuo. Alcune dimostrazioni di ciò ce le forniscono le scoperte sull’origine emotiva dell’intelligenza (l’intelligenza emotiva di DanielGoleman), oppure il correlato fisiologico dell’empatia tanto agognato da Freud, nell’individuazione recente dei neuroni a specchio, o sull’efficacia curativa su organi e funzioni, delle sostanze placebo.

Questi e molti altri esempi ci ricordano che dobbiamo tornare ad una visione olistica delle cose, ad una visione d’insieme ed integrata. Le stesse discipline devono compenetrarsi ed inter-relazionarsi. Ciò che avviene ad un livello (es. fisico) si riverbera necessariamente e avviene contemporaneamente sugli altri piani (emotivo, cognitivo, comportamentale, ecc.).

Entrando in questa visuale possiamo comprendere meglio perché i vissuti ed i traumi emotivi appartengono al corpo e si situano nel corpo stesso.

Partiamo da dove siamo venuti: dal ventre materno.

In questo luogo, tutte le comunicazioni avvengono attraverso uno scambio di liquidi, di nutrimenti disciolti, di suoni attutiti, movimenti galleggianti.

Di seguito, con l’atto della nascita, il canale di comunicazione con sé e con il mondo è rappresentato dai sensi e dalle percezioni del corpo: la fame, la sete, il freddo, il caldo, il movimento, i suoni, la luce, tutti stimoli con precisi correlati somatici e con relative indecifrabili emozioni. Il corpo con le sue sensazioni è in primo piano, invia segnali forti e facilmente interagibili-colmabili con l’esterno, ad esempio il cibo modifica le sensazioni legate alla fame, di vuoto, di dolore al ventre, di tensione, verso sensazioni più gradevoli, caratterizzate da pieno, caldo, odore di latte, movimento intestinale, scarica, ecc.

Le emozioni che pure sono già presenti, non hanno una loro identificazione, vi sono solo i correlati fisiologici: es. la paura farà congelare il corpo, producendo sensazione di freddo, tensione, blocco agli arti, battito cardiaco alterato, ecc. La rabbia accrescerà calore, rossore nel viso, battito accelerato, aumento di pressione cardiaca, sudorazione, incapacità a stare fermi, tendenza ad agire un impulso. Così via per gioia, tristezza, dolore, ecc.

Le emozioni quindi vengono vissute e registrate nel corpo, sotto forma di sensazioni, di stimolazioni sensoriali, di modificazioni fisiologiche, epidermiche, ecc. Ciò fa sì che siano strettamente legate al corpo nel corpo, che ne costituisce la culla.

La mentalizzazione, ovvero la traduzione e comprensione di quanto sta accadendoin modo consapevole, avviene per il tramite degli adulti, che forniscono un nome alle emozioni, un significato e una regolazione comportamentale (indicandone espressioni maggiormente appropriate, non lesive, rispettose).

Per cui, se il processo evolutivo avviene regolarmente, il bambino impara gradualmente a mettere insieme tutti i pezzi implicati nell’esperienza emotiva: sensazioni somatiche (muscolari, viscerali, ormonali, ecc.), immagini dell’esperienza, vissuto emotivo, relazione con gli eventi e le persone (processi di causa-effetto, la controparte emotiva dell’altro, ecc.), stringhe verbalisull’accaduto, una serie di indicazioni comportamentali,giudizi di valore, ecc. In tal modo, nel “magazzino mnestico” per lo più inconscio, verranno registrate sensazioni, cinestesismi, somatizzazioni, immagini, parole.

La rievocazione dell’esperienza emotiva in tutti gli aspetti, può avvenire attraverso uno o tutti questi codici, in base alla facilità e predisposizione delle singole persone ad usare un canale piuttosto che un altro.La ricchezza di tutti questi elementi garantisce, da una parte la completezza dell’esperienza (che potremmo connotare come olistica), dall’altra previene la dimenticanza. Garantisce cioè che in un modo o nell’altro, l’esperienza venga mantenuta e rievocata all’occorrenza.

E’ un po’ come possedere un archivio contraddistinto da classificazioni incrociate, lo stesso elemento può essere rintracciato attraverso un codice visivo, verbale, sonoro, somatico, ecc. Più il bambino è piccolo, più il codice sarà costituito dall’elemento somatico e figurativo (le immagini come fossero fotogrammi).

Pensiamo adesso cosa avviene quando lo sviluppo non segue il suo naturale corso, quando cioè manca un’educazione emotiva corretta, con distorsioni di vario tipo, come nel caso di genitori fobici, depressi, ossessivi, spaventati, deliranti, ecc. Questi adulti invieranno messaggi di paura o di pericolo, sul mondo e le persone da una parte, messaggi di fragilitàe incapacità sul figlio, dall’altra. Le abituali esperienze del bambino quindi saranno segnate da continua angoscia, da un incedere incerto, da confusione, insicurezza, congelamento, ecc.

I genitori possono essere anche poco presenti o discontinui nella quantità e qualità relazionale, in questo caso si verificherà un’assenza di accompagnamento, traduzione e sostegno emotivo-cognitivo. Vi saranno buchi significativi nell’esperienza infantile.

Oppure immaginate cosa avviene in presenza di traumi,  soprattutto quando nessuno è in grado di accompagnare e sorreggere il bambino. Ancora più pesante se questaesperienza avviene prima dei sei anni, periodo contraddistintoda capacità di mentalizzazione e introspezione, ancora scarsa e immatura.

Tutte le esperienze intercorse vengono depositate e stratificate nel corpo, associate ad immagini, senza una precisa collocazione e traduzione, manca un filo che fornisca una trama concatenata. Questo vissuto rimane inconsapevolmente sepolto in qualche meandro dello psico-soma, privo di una posizione chiara, con la tendenza a rosicchiare le energie dell’individuo. Chi subisce un trauma non elaboratodeve impiegare una dose di meccanismi di difesa e accomodamento consistente, per tenere a bada qualcosa che è vivo e non digerito: l’esperienza emotiva (traumatica o no) non compresa e non“catalogata”. E’ un po’ come inserire in archivio un elemento non decifrato, in uno spazio casuale, che avrà la tendenza a spostarsi da un settore all’altro senza una logica. Occorre una gran quantità di energia per chiudere a chiave quell’archivio dinamico, che non deve far trapelare alcunchè.

La dimenticanza e quindi la sua collocazione forzata in archivio, risulta un meccanismo arcaico ma il primo meccanismo utile per evitare la sofferenza.Tutta l’energia richiesta,viene sottratta ai naturali compiti di crescita e al lavoro di corretta, sensata, collocazione dell’esperienza stessa.

Il trauma o comunque gli elementi-esperienze non elaborate,possono riemergere di fronte asituazioni analoghe, che riattivano, attraverso un percorso di catena associativa l’esperienza primaria. Similmente può capitare di rientrare in contatto con quei vissuti sommersi a seguito di uno stimolo corporeo, che va ad elicitare quelle sensazioni, quelle tensioni intrappolate nel soma. Quello che può capitarecon la digitopressione, il JinShin Do, i trattamenti Shiatsu, oppure con lavori che intervengono sulla corazza come la Bioenergetica, il Rolfing, il Rebirthing, ecc.

Questo complesso meccanismo è importante nel suo insieme ed è fondamentale che l’operatore, di qualunque disciplina ne sia a conoscenza, per comprendere quanto può avvenire nell’incontro con l’altro. E’ fondamentale che non si trascuri per una seconda volta il vissuto che sta riemergendo, quanto è capitato ed è rimasto sepolto in modo attivo. Dare significato, nominare per poter fronteggiare da adulti, diventa un percorso trasformativo fondamentale.

E guardando questo processo ci rendiamo conto ancora più, di quanto sia importante la visione olistica, di quanto le discipline, i pensieri, i saperi e gli interventi debbano essere integrati e in sintonia, nell’osservazione di un essere umano complesso e articolato su vari piani.

 

 

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