Immagino che pensare sia quell’attività che caratterizza l’essere umano, in quanto umano, a fronte degli altri esseri viventi, come animali e piante. Dico “immagino” perché credo che a tutt’oggi non siamo ancora in grado di dire l’ultima parola in merito e perché credo che in realtà forme semplici di pensiero siano appannaggio di quegli animali posti sui gradini più alti della scala evolutiva, accanto a loro capacità cognitive di soluzione di problemi pratici, relazionali fra un individuo e l’altro ed emotivo/affettive. Leggi oranghi, delfini, cani ecc.
Ma è indubbio che solo l’essere umano raggiunge vette stratosferiche di uso del pensiero, pur se questo non riguarda certo la generalità delle persone. “Cogito, ergo sum” (“penso, quindi sono”) è la famosa massima del filosofo Cartesio, che vede nella capacità di elaborare il pensiero l’essenza stessa e addirittura la prova della propria esistenza, e quindi, aggiungo io, che una vita all’insegna del non pensiero non è degna di essere così definita. Parrebbe impossibile non pensare, ma non è così. Pensare è faticoso, a volte difficile, presuppone un allenamento mentale ed un nutrimento continuo con la lettura o con lo scambio di informazioni o l’ascolto aperto di chi sa dire qualcosa di interessante e ragionato.
Pensare presuppone una capacità critica nell’ascolto del mondo, un uso di categorie mentali fluide, ed anche un riconoscere sé stessi in quanto capaci di formarsi opinioni proprie.
Significa acquisire gradualmente una capacità di fare collegamenti fra i diversi punti di vista ed i vari aspetti dell’esperienza umana. In un’immagine, pensare è l’esatto contrario del buttare il cervello all’ammasso. E quindi è il vaccino contro l’ignoranza pericolosa, il fanatismo, l’integralismo bigotto, l’adesione acritica silente o vociante al dittatore di turno, alla dottrina massificante, alla mentalità gregaria.
E' decisamente molto più facile e meno faticoso non mettere in moto il pensiero ed aderire acriticamente, automaticamente e delegare ad altri tale funzione, a volte fidandoci in buona fede sulle buone o sagge intenzioni di costoro, a volte per pura e semplice pigrizia mentale, a volte perché non ci si ritiene capaci di capire e di formarci una propria libera opinione, a volte perché credere a certezze costruite da altri è rassicurante e ci esime dall’alimentare dubbi.
Il dubbio è il motore del pensiero, è la spinta che ci induce a riflettere sulla verità o non verità, ma può anche essere estremamente doloroso e spiazzante. Tollerare il dubbio è molto difficile, così come la complessità delle cose. Com’è allora riposante accettare verità precostituite o versioni superficiali o spiegazioni semplicistiche, aderire “di pancia” come si dice oggi, invece di collegare il cervello alle orecchie o agli occhi!
Tutti tendiamo a farlo, qualcuno più di altri, com’è sempre stato, naturalmente. Ma oggi diventa ancora più importante sviluppare una propria capacità di pensiero, per crescere come persone ed affrontare la realtà sempre più complessa che ci circonda.
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