Cosa fare se la mente vaga e fa percorsi a vuoto
Credo che ad ogni persona sia accaduto di leggere un libro e di ritrovarsi a pensare a tutt'altro senza riuscire, ovviamente, a seguire e comprendere poi, quanto stava leggendo, o ancora di prendere una strada pur dovendo recarsi in un'altra direzione. Questi casuali comportamenti, abbastanza comuni, sono stati ascritti in un fenomeno chiamato " mind wandering " che letteralmente significa " mente vagante". In realtà, accade esattamente che l'attenzione rivolta a qualche cosa che si sta facendo, si sposta verso pensieri, preoccupazioni, sensazioni personali che prendono il sopravvento. Tale fenomeno favorisce i processi associativi, attraverso la creazione di nuovi legami presenti tra le informazioni che sono immagazzinate nella memoria. Se il "vagare della mente " può comunque portare al problem solving creativo, alla cosiddetta "idea geniale" o "idea risolutiva" insorta all'improvviso quando, magari, si era assorti in altra attività, in analoga misura, esso può definirsi "disfunzionale" quando si trasforma in un "rimuginio" che impedisce di riportare l'attenzione verso l'attività che si stava svolgendo. In tal caso, gli effetti sono drammatici e, per citare un esempio, basta pensare alla dimenticanza del proprio figlio in macchina.
Il "mind wandering" si presenta maggiormente quando la persona é sotto stress, o vi ë uno stato di forte stanchezza o ancora quando si fa uso di alcool o di droghe, o quando si é poco motivati all'esistenza e si sta vivendo stati di ansia o di depressione. Questo fenomeno si presenta nei giovani per la mancanza di attenzione e la presenza di superficialità - dovuta quest'ultima, proprio alla giovane età - mentre negli adulti deriva essenzialmente dai troppi impegni e dalle innumerevoli preoccupazioni, e negli anziani dalla poca accettazione dei cambiamenti derivanti proprio dall'età. Come possono ridursi i pensieri intrusivi che creano, quindi, disfunzionalità all'attività primaria che si sta svolgendo ? Un ausilio può essere dato con l'apprendimento e la pratica di procedure "mirate"che insegnino a mantenere il controllo sui processi attentivi, soffermandosi sul "qui" e "ora". Un intervento che può dare risultati é la terapia cognitiva basata sul "mindfulness", cioè la "capacità di essere consapevoli e coscienti" di ciò che accade nella propria mente, senza consentire il sopravvento di pensieri personali, preoccupazioni, ma soprattutto osservandoli come spettatori senza farli entrare e senza giudicarli, riportando così l'attenzione al momento in cui siamo. Questo tipo di terapia richiede il richiamo a tecniche meditative occidentalizzate, arrivando così anche ad una riduzione dello stress, ad una migliore gestione delle emozioni e all'insorgere di un nuovo benessere. Tali cambiamenti, con gli strumenti diagnostici presenti oggi, sono visibili anche a livello cerebrale, con modificazioni della corteccia nelle aree associate a queste funzioni.
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