Siamo tutti d’accordo che il tempo è una risorsa sempre più preziosa, talora persino un lusso da gestire al meglio.
Un bene da razionalizzare: quanto spesso utilizziamo la frase “non ho tempo”?
Non tutti abbiamo questa capacità di saperlo usare, dosare, pianificare e sfruttare, un’abilità individuale che si realizza in un sottile equilibrio ideale che non deve sconfinare ne nell’ossessione di colui che pianifica all’eccesso, che ottimizza sino al perfezionismo, eliminando ogni spontaneità, ma neanche nell’assenza totale di organizzazione.
Proprio questo aspetto crea parte delle differenze individuali, ed ha un peso nel raggiungimento di risultati ed obiettivi. Una gestione inefficace del tempo si correla generalmente a uno o più elementi: alla sensazione di andar sempre di fretta, di non aver mai abbastanza tempo, non riuscire a rispettare le scadenze; al trascorrere molte ore in maniera non produttiva, all’assenza di tempo per riposare o curare le relazioni personali, al sentirsi affaticati e sommersi di richieste. L’organizzazione aiuta! Consiste in una pianificazione, una previsione, una strutturazione relativa allo svolgimento di diverse attività quotidiane in base alle priorità: oggi molti strumenti ci facilitano in questo (cellulari, agende elettroniche, palmari…)
La programmazione deve esser realistica prevedendo il giusto tempo da dedicare alle varie incombenze e parallelamente dovrebbe associarsi all’eliminazione delle incombenze meno urgenti. La nostra vita si divide in varie aree, lavoro, famiglia, tempo libero, …che richiedono indubbiamente un diverso approccio in tal senso: ovvero in alcuni ambiti è più importante agire in modo routinario, codificato e magari con uno stile maggiormente attivo, improntato all’efficienza, in altre è preferibile lasciarsi andare al ritmo che viene, adattandoci magari anche ai tempi altrui, privilegiando la condivisione.
Quindi bisogna essere elastici, adeguarsi alle caratteristiche ambientali seguendo al contempo le nostre esigenze. Cosa c’entra allora il senso di colpa?
Entra in gioco più facilmente quando “corriamo da soli”, basandoci sulle nostre necessità più che su quelle di chi ci circonda, in una sorta di egocentrismo. Oppure quando ci prendiamo degli spazi, ad esempio dalla famiglia, per coltivare interessi individuali, solo nostri… e magari sentiamo che stiamo privando qualcuno della nostra presenza. Tali spazi da coltivare in autonomia sono in realtà importantissimi, non dovrebbero mai mancare: ci arricchiscono.
Oserei dire che sono indispensabili per entrare in contatto con noi stessi, il nostro mondo interiore o per sperimentare altre relazioni oltre a quelle solite, basilari.
Oppure, la consapevolezza di un nostro inefficace uso del tempo si può associare a sensi di colpa: soprattutto se siamo stati educati all’efficientismo o alla competizione. Talora invece alcune nostre piccole o grandi fissazioni ci “costringono” a investire del tempo in attività superflue. Questo più spesso riguarda persone ansiose, ad esempio fissate con la pulizia piuttosto che con l’ordine… Ovviamente ciò diventa un problema nel momento in cui si sconfina per così dire dalle piccole manie che tutti abbiamo, a livelli che interferiscono con l’adattamento (vale a dire con impegni, responsabilità, lavoro…).
In tal caso diventa necessario rivolgersi a un esperto. Comunque sicuramente è importante aver ben chiaro cosa vogliamo, quali sono i nostri obiettivi per auto-regolarci, essere dei buoni osservatori per cogliere e captare quando si può inserire il pilota automatico o quando è invece necessario dare il massimo, tenendo sempre presente che i sensi di colpa hanno un significato ed è quindi sempre opportuno cercare di decifrarli, di comprenderne il senso per poi intervenire.
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