Accade a volte di dire addio ad un’amicizia. I motivi possono essere i più diversi, tuttavia generalmente ciò può accadere in due modi: in modo graduale, nel tempo, quando fino a qualche anno fa quella persona che aveva condiviso con noi momenti preziosi della nostra vita lentamente, per questioni legate all’aver intrapreso strade diverse, tende a divenire sempre più marginale.. o altrimenti in modo repentino e inaspettato attraverso un accadimento significativo che segna irreparabilmente la relazione finora vissuta.
Ovviamente il fine di questo articolo non è quello di banalizzare l’agire umano che altresì cela nelle sue motivazioni ragioni profonde e vaste quanto lo spazio infinito, bensì quello di offrire un nuovo punto di riflessione; tratterò quindi la seconda di queste due situazioni, quella legata alla “delusione”.
A tutti noi può essere capitato di conoscere ed iniziare a frequentare persone che esercitano un fascino su di noi e viceversa noi su di loro, si crea così un rapporto di stima reciproca che nel tempo diviene frequentazione ed infine amicizia.
Tali persone, che noi abbiamo conosciuto per taluno o talaltro aspetto della loro personalità (affidabile, sincero, divertente, sensibile, altruista ecc.), tende a rimanere come un po’ relegato a quella specifica caratteristica. Ciò che noi non sappiamo è che quella caratteristica che attribuiamo all’altro è puramente una nostra attribuzione, è il nostro modello categoriale che stiamo applicando, ovvero è il nostro navigatore personale che ci permette di orientarci nella complessità del mondo.
Spesso tuttavia le cartine devono essere aggiornate e ciò che sembrava chiaro inizia a divenire offuscato, ad un certo punto il nostro amico affidabile un bel giorno ci da buca, l’amico sincero ci racconta una bugia, l’amico divertente avrà una paio di serate in cui piangerà le proprie miserie, l’amico sensibile esprimerà un giudizio di totale cinismo ecc.
Cosa accadrà allora?
Ciò dipende da un lato dalla rigidità del nostro navigatore satellitare, dal fatto che ogni tanto sia bene effettuare un aggiornamento, dall’altro inoltre dalla nostra capacità di integrazione di aspetti diversi e spesso opposti all’interno di un’unica persona.
Quando ci capita ricorsivamente che le relazioni intraprese seguano un iter relazionale sempre simile che si conclude con l’insoddisfazione e la delusione, di avere la sensazione che tutto il mondo tenda a deluderci periodicamente, ciò che accade è che ci manchi la possibilità di vedere altre letture possibili, che quelle che stiamo applicando sono eccessivamente rigide, e ogni persona non è mai del tutto simile ad un’altra e forse ci stiamo perdendo qualcosa di importante.. Ma cos’è questo qualcosa di importante? .. Solo e semplicemente un altro punto di vista.
Ciò che si rende necessario in tali casi è riconoscere e imparare a gestire ciò che Semerari & Coll. definiscono “Ciclo Interpersonale Problematico”. Tale intervento prevede da un lato appunto il riconoscimento di tale dinamica disfunzionale e dall’altro la messa in atto di comportamenti atti alla sua interruzione.
Le teorie citate sono di derivazione cognitivo-comportamentale e più precisamente le ritroverete in sedute con professionisti della salute mentale appartenenti alla SITCC (Società Italiana di Terapia Comportamentale e Cognitiva).
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Molto spesso si pensa ingenuamente che l'amico possa comprendere le nostre situazioni gioie e dolori. Le amicizia finiscono perchè non c'è amicizia, amore e comprensione. Quando cerchi di capire tiri le somme di quanto tempo sprecato dietro a persone che ti hanno arrecato dispiacere e dolore. Se manca l'empatia manca la comprensione, se manca l'umanità manca tutto.
il 06/12/2018
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