La psicologia ambientale e i suoi aspetti.
La psicologia ambientale studia la qualità della vita e le risposte psicologiche delle persone agli ambienti naturali o artificiali anche rispetto agli aspetti sociali. I primi studi di “psicologia ambientale” si sono occupati dell’impatto degli stressor ambientali sulla salute dell’essere umano e sono stati fatti in California negli anni sessanta. Lo psicoanalista H.F.Searles ritiene opportuno allargare la risposta psichiatrica e psicoanalitica al rapporto dell’uomo con l’ambiente non umano. Diverse sono le ricerche scientifiche che hanno dimostrato che frequentare “aree verdi” riduce i disturbi depressivi, rafforza il quoziente intellettivo dei bambini e migliora, in generale, il benessere mentale. La “Division 34” dell’American Psychological Association studia le dimensioni transpersonali dell’identità e della preoccupazione ambientale, indaga sull’interdipendenza degli esseri umani con il resto della natura, nonché analizza le implicazioni per l’identità, la salute e il benessere. Il problema della “natura” era stato in passato già considerato da Jung come “simbolo”, attribuendo ad essa elementi archetipici dell’inconscio, oltre che personali. Infatti, si sono riconosciute caratteristiche antropologiche di un luogo che sono identitarie, storiche e relazionali e in passato era nato il “genius loci” inteso come personificazione e divinizzazione di un luogo. Infatti, le prime costruzioni realizzate in montagna - in pietra - e al mare -in legno: i cosiddetti trabocchi molto presenti ancora oggi in Abruzzo ( di cui alcuni trasformati in ristoranti ) entrambe utilizzate per motivi abitativi e lavorativi rappresentano ancora oggi un chiaro esempio di “sostenibiltà” in quanto sono stati realizzati con materiali locali senza alcun tipo di trasporto proveniente da altre zone. Secondo Metzer il conflitto estetico riguardante l’ambiente è alla base delle psicopatologie e, a tal proposito, l’artista Ulay - che ha fatto la storia della performance art - si è espresso con una frase, diventata un motto, cioè “L’estetica senza etica è cosmetica”. In realtà, il rispetto ambientale nelle costruzioni deve contenere principi di territorialità (inteso come riproposizione di quanto già esiste senza stravolgimenti o stravaganze architettonici), di sostenibilità ( utilizzo di materiali adeguati) e di economicità, cioè la nuova costruzione deve essere accessibile alla gente comune e non a pochi facoltosi “eletti” come è già accaduto con la costruzione del “bosco verticale” costruito a Milano che, anche se definito l’edificio prototipo della bio-diversità ponendo al centro non solo l’uomo, ma il rapporto tra l’uomo e l’ambiente, non ha rispettato quest’ultimo principio considerati i costi degli appartamenti di Euro 10.000al metro quadro. Oggi con lo stravolgimento climatico e l’inquinamento, l’uomo oltre a distruggere se stesso, distrugge anche il pianeta ed è ormai, da diversi anni che si parla di “climate anxiety” inteso come senso di malessere che colpisce l’essere umano quando l’ambiente che lo circonda è stato distrutto, maltrattato o abbandonato, anche se lui stesso è l’artefice di tutto ciò. Ci sono soluzioni a tutta questa distruzione ambientale? Certamente si : basterebbe che ognuno cominciasse a fare più attenzione allo smistamento dei rifiuti, all’utilizzo dell’automobile, al contenimento del fumo attivo e così via. Purtroppo, ognuno risponde con la filosofia del “laissez faire” perché devo cominciare proprio io ? E poi che risolvo da solo? Bene …allora non bisogna lamentarsi, ma essere consapevoli che alle “future generazioni” si lascerà un pianeta peggiore di quello che abbiamo trovato!
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