La modalità di reagire a questo tipo di esperienza è soggettiva, c’è chi nonostante il dolore provato, non indugia e cerca di vivere una nuova storia d’amore sperando in un esito positivo, c’è invece chi pur essendo attratto dall’altro sviluppa una sorta di meccanismo di difesa con cui la paura d’amare porta a ”non amare per non soffrire“, ovvero se una passata delusione d’amore ci ha profondamente ferito possiamo arrivare al punto di non volerci più innamorare per la paura di soffrire nuovamente o esser delusi.
C'è un termine per definire la paura d'amare ed è PHILOFOBIA, vale a dire la paura d'innamorarsi o di essere innamorati.
Questa paura, nelle sue fasi acute o nei casi più estremi, si manifesta con gli stessi sintomi di un attacco d'ansia: sudore eccessivo, nausea, tachicardia, agitazione.
Le cause possono essere diverse:
- a) una passata e profonda delusione sentimentale che ci ha profondamente ferito al punto di non volerne più sapere d'innamorarci;
- b) poiché amare significa aprirsi all’altro e rivelare oltre che i pregi anche le debolezze, nelle persone che vogliono a tutti i costi dimostrare d'essere forti, l'innamorarsi potrebbe, invece, rivelare tutta la loro debolezza interiore;
- c) entrambe le cause sopra citate possono essere riconducibili ad una più profonda che riguarda l’infanzia e il rapporto affettivo con i propri genitori o figure simili e di pari importanza.
Da numerosi studi emerge che sono le figure genitoriali, o chi per loro, a tracciare le modalità con cui poi da adulti rispondiamo all'amore, questo meccanismo sembra essere valido non solo nei casi in cui si sono sofferti traumi, violenze o grossi turbamenti affettivi, ma anche in quelle situazioni di apparente "normalità affettiva". Se un genitore non esprime correttamente i suoi sentimenti oppure non riconosce quelli di suo figlio si può contribuire a creare una grossa confusione dal punto di vista affettivo.
A causa di questa confusione il bambino può essere portato a nascondere i suoi sentimenti o a negare tutto un vissuto emotivo e affettivo che nell'età adulta diventerà la caratteristica che gli impedirà di avere delle relazioni affettive soddisfacenti. Il rapporto genitori-figli è molto complesso e ambivalente ed è raro che non si creino complicazioni emotive.
E’ importante sottolineare che il genitore che non ha sperimentato a sua volta un legame d'amore "sano", avrà molta difficoltà ad offrire accettazione e sicurezza al proprio figlio, a meno che non diventi consapevole di questo meccanismo. Contro la paura di dare e ricever amore, si può agire a diversi livelli. Innanzitutto con la consapevolezza.
E' molto importante diventare pienamente consapevoli dei nostri vissuti emotivi, rendersi conto di quanta paura abbiamo nell’instaurare una relazione intima, sia essa un rapporto di coppia o semplicemente un legame profondo d'amicizia o di lavoro. Riconoscere questa paura è fondamentale, ma non è facile, perché la paura può mascherarsi dietro altri comportamenti: chiusura, disinteresse, stanchezza, ecc. Se impariamo a guardare in faccia la paura e a chiamarla con il proprio nome, allora è possibile imparare a conviverci e infine trasformarla. In molti casi può essere importante rivolgersi ad un aiuto esterno, poiché è difficile farcela da soli, soprattutto se si cela dietro dei comportamenti che non ce la fanno riconoscere facilmente.
La nostra mente per difesa, può trovarci tante giustificazioni che a noi vanno bene, mentre un occhio esterno e competente può aiutarci a vedere oltre . Chiedere aiuto è il primo passo per iniziare ad affrontare la paura d’amare, poiché attraverso al psicoterapia si sperimenta una relazione alla cui base c’è la fiducia e la possibilità di affidarsi; capire l’origine delle ferite del cuore e imparare a risanarle può permetterci di riscoprire quanto può esser positivo per viver meglio, aprirsi alle relazioni affettive .
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