Atteggiamento protettivo di mio figlio nei confronti di un suo amico

linda

Sono mamma di un bambino di 10 anni. E' un bimbo completo, va benissimo a scuola e e riesce in tutti gli sport. Ha un ottimo rapporto con i suoi coetanei e in famiglia è piuttosto riservato. E' sempre stato molto sensibile e disponibile con i suoi amici. Circa 6 mesi fa è morto il papà di un suo amico, tra l'altro amico di famiglia e da allora le maestre e l'istruttore di basket lamentano un atteggiamento protettivo di mio figlio nei confronti di questo “povero“ bimbo.Quest'ultimo tende molto ad appoggiarsi a mio figlio, facendolo carico anche dei suoi momenti tristi. Questa situazione preoccupa le maestre, perchè porta entrambi i bambini a distrarsi dalle lezioni. La mia domanda è: può essere dannosa questa situazione per mio figlio, che si sta sovraccaricando di tensioni? Dovrei cercare di allontanarli? Come devo affrontare questo argomento con mio figlio facendogli capire che deve pensare e agire per uno e non per due?

9 risposte degli esperti per questa domanda

E' difficile cara linda,darle una risposta in assenza di elementi significativi ad es se oltre ad esprimere un comportamento protettivo suo figlio ha o meno un atteggiamento triste durante il giorno o se invece la sua vita e i suoi interessi scorrono normalmente.se vuole possiamo parlarne meglio telefonicamente.il mio numero lo trova su psicologi italia.

Suo figlio è bravo a scuola e nello sport. Inoltre è anche empatico nelle relazioni. Se si distrae in classe o a basket non sembra un problema per un bambino di 10 anni. Sta iniziando a strutturare una relazione profonda con un suo pari, a questa età è importante almeno quanto il profitto scolastico. Quello che invece salta maggiormente agli occhi è la sua preoccupazione al riguardo.

La frase che mi ha colpito, mio figlio e' un bimbo completo, forse e' una definizione da discutere?

Salve, chiaramente non conosco la storia di suo figlio.. Ma leggendo ciò che ha scritto mi sono chiesta quanto suo figlio sta proteggendo un aspetto di se attraverso il prendersi cura dell'amico. E se si quale? Che rapporto ha sui figlio con il padre? C'è è' presente? Chiaramente sono domande alle quali deve rispondere lei magari consultando qualche psicologo. Non c'è bisogno che mi risponde. Non vedo il motivo di separarli personalmente. Grazie per avermi contattato.

Gentile Linda, 

ci sono bambini che come suo figlio sono molto predisposti ad aiutare e proteggere dei compagni percepiti come più fragili e in difficoltà. Di solito sono bambini molto bravi a scuola e nei vari contesti e attenti a badare a se stessi senza creare problemi agli adulti, fino a sembrare quasi adultizzati. Se da un lato questa può essere considerata una caratteristica positiva, dall'altro può essere molto pesante per un bambino, perché il suo senso di adeguatezza dipende da quanto riesce a dare. Io le consiglierei di parlare con suo figlio di questa cosa rimandandogli quanto sta facendo di bello per questo suo amico ma anche la necessità di spostare l'attenzione sui suoi bisogni, sulle proprie emozioni, distinguendole da quelle altrui senza empatizzare totalmente o farsi prendere dal senso di colpa, in fondo in questo modo non si è più d'aiuto nemmeno all'altro.

mi rendo conto che può non essere semplice, ma mi sembra una mamma molto attenta e in grado di gestire la cosa, tuttavia se il disagio dovesse persistere non esiti a rivolgersi ad uno psicoterapeuta. 

Io ricevo anche ad Avellino, resto a sua disposizione

Dott.ssa Simona Guglielmucci

Dott.ssa Simona Guglielmucci

Roma

La Dott.ssa Simona Guglielmucci offre supporto psicologico anche online

Buongiorno Linda,

da quello che racconta si capisce che suo figlio davvero è un bambino molto sensibile, e se cerca di aiutare un amico in difficoltà non è certo una cosa brutta o di per sè stessa dannosa!

Forse più che separarli potrebbe cercare di aiutare suo figlio a sostenerlo nel migliore dei modi (per entrambi, s'intende!).

Per iniziare potrebbe cercare di parlare con suo figlio, per capire cosa pensa a proposito del suo amico e di cosa gli è successo, così potrà capire se se ne sente turbato, oppresso o meno. Le consiglio poi di cercare di coinvolgere anche altri (bambini e non) nel sostenere questo amico in un momento difficile, in modo che suo figlio non si senta solo in questo. 

Io credo che se lei riuscirà ad aiutare suo figlio ad sostenere meglio il suo amico, ossia cercando di allargare la rete di sostegno ed amicizie che possano inteventire nei momenti di difficoltà emotiva di questo bambino, anzichè isolandosi dal resto del gruppo, gli insegnerà anche il vero valore dell'amicizia.

In questo modo questa esperienza potrà anche configurarsi come un momento di riflessione e crescita per suo figlio, che imparerà a comprendere come si può aiutare un altro in difficoltà senza danneggiare a se stessi in alcun modo. 

Gentile utente,

 difficile darle una risposta esauriente senza vedere il bambino. Bisognerebbe capire se l'atteggiamento di suo figlio si inscrive in una più generale tendenza ad essere eccessivamente altruista a suo discapito, oppure se si tratta di un comportamento temporaneo. Nel primo caso sarebbe più che indicato consultare uno psicologo psicoterapeuta che, vedendo tutta la famiglia, possa predisporre gli opportuni correttivi.

Cordiali saluti

Dott.ssa Valentina Sciubba

Dott.ssa Valentina Sciubba

Roma

La Dott.ssa Valentina Sciubba offre supporto psicologico anche online

Cara Linda sarebe un danno abbandonare questi due bambini, suo figlio sente empaticamente la sofferenza del suo amichetto e percependo il grosso momento di difficoltà cerca di proteggerlo. Gli adulti in una situazione del genere possono solo essere di aiuto ai piccoli nell'elaborazione. Non è giusto decidere per loro! Mi faccia sapere! Auguri ...anche per la sensibilità di suo figlio

Gent.le Linda,

 non ci scrive se suo figlio sia  figlio unico: forse cerca della vicinanza "fraterna". Tuttavia è evidente che si sovraccarica dei problemi del suo compagno di scuola. Questo elemento si può collegare all'altro dato relativo alla "riservatezza in famiglia". I bambini devono poter trovare proprio in famiglia un riferimento solido e affettivo tale da favorire la confidenza e la possibilità di dialogo tra genitori e figli. Rifletta sulla possibilità che suo figlio "conosca" già la sofferenza per motivazioni proprie ( o familiari) e di conseguenza sia in grado di aiutare gli altri istintivamente.Questo comportamento potrebbe essere compensatorio di  ue sofferenze puramente "morali"e non necessariamente concrete. Forse suo figlio sa come "si sta male senza una persona cara" anche solo per una lontananza psicologica sperimentata in famiglia.