Sono una ragazza di quasi 20 anni. Nel corso della mia vita, non ricordo davvero un momento in cui sono stata felice, piena o soddisfatta. Forse qualche raro momento sporadico. Ho un quasi perenne disagio interiore, un senso di inadeguatezza alla vita, di insoddisfazione, di malinconia, di angoscia, che mi accompagna sempre, anche nei momenti che dovrebbero essere felici. Prima ero meno consapevole di questo disagio interiore, ma lo vivevo comunque. Da questa sofferenza interiore, che sfocia molto spesso e volentieri in ansia e tachicardia, ne derivano impulsi autolesionisti che si sono spesso concretizzati:la prima volta che ciò è accaduto è stato all'età di 12 anni. Ricordo bene quel giorno, perché dovevo uscire con degli amici e si doveva festeggiare, era un giorno abbastanza particolare: eppure io, avevo sentito un impulso, una voce nel cervello, che mi aveva detto di tagliarmi. L'ultima volta che ciò si è verificato è stato all'età di 18 anni, dopo una nottata passata con amici. Ho avuto una crisi d'ansia e di negatività in cui mi sono sentita quasi affogare, e l'ho fatto. Da quella volta l'impulso è tornato varie volte, ma non l'ho concretizzato. L'impulso veniva concretizzato in seguito a 3 momenti: momenti di ansia, di profondo senso di solitudine, sofferenza, dove mi sentivo fluttuare in una dimensione di negatività e perdevo totalmente il senso del reale; quando non sento nulla, mi sentivo un guscio vuoto, un involucro, e volevo sentire qualcosa; per il semplice gusto di farlo quando dopo il primo episodio verificatosi in seguito ad ansia o ricerca di sensazioni, si instaurava una sorta di dipendenza, a tal punto che mi è capitato di dormire con la lametta sotto il cuscino. L'impulso mi preoccupa, ma non tanto, perché è la sofferenza di un disagio più profondo. Devo dire la verità, mi odio abbastanza, mi sento un fallimento, a prescindere dalle mie capacità didattiche che mi fanno avere buoni risultati a scuola, mi sento un fallimento come persona. La mia vita è costellata di ansia, negatività, vortici di pensieri, e non mi godo mai nulla. C'è sempre una sensazione di incompletezza. Non ho voglia di prendere iniziative, uscire, fare... Mi sento un automa delle volte, o come se recitassi una parte, mi sento poco spontanea. Ma andando con ordine, ci sono quindi momenti in cui mi sento immersa in una negatività, solitudine, sofferenza logorante, e mi rinchiudo in me stessa, piango, mi alieno da tutto ciò che mi circonda fino a sentirmi in una dimensione a parte, e momenti in cui mi sento un guscio vuoto senza emozioni, e quasi mi manca la solitudine logorante e il sento di aver fallito come persona, perché mi rende più reale. Mi capita di non sapere chi sono, di dover ripetere ad alta voce il mio nome, di guardarmi allo specchio e non realizzare che quell'immagine mi appartiene. Ci sono volte in cui non mi lavo per giorni perché perdo interesse per la dimensione fisica, come se non avesse senso o significato. Ci sono molto spesso crisi d'ansia e tachicardia che mi hanno portato all'insonnia, e ho spesso anche attacchi di rabbia difficili da gestire. Sono delle volte irascibile, eccessiva, aggressiva, verbalmente e fisicamente, e dopo provo un forte senso di colpa e mi faccio tremendamente schifo, mi sento davvero una nullità, un mostro. Prima però il vortice di pensieri, era molto meno intenso, ossessivo, schematico, ripetitivo e contraddittorio. Da un anno circa si è aggiunto a certe crisi/giornate dove veramente mi sento distrutta, persa, buttata bella vita senza un perché alternate a momenti di totale apatia/distacco dal mondo, anche un'attività di pensieri esasperante. Pensieri che si sovrappongono, che vanno da soli in un flusso interminabile, che si ripetono sempre uguali a cui do sempre le stesse identiche risposte e analisi ma puntualmente devono ripercorrere quelle tappe e ricominciare da zero. Ho sempre mal di testa, mi sento sempre stanca, e riconosco che è per già del pensare incessante. Ho cercato capri espiatori di questa disagio che mi perseguita e mi accompagna, ma non penso che sia io partner perché ci sono momenti in cui mi attacco morbosamente alla ricerca della serenità, e non penso nemmeno siano le relazioni amicali. Penso che la colpa sia mia, e io davvero mi odio per essere così. I pensieri che mi perseguitano sono legati alla mia identità, non so chi sono, cosa mi caratterizza, cosa sarò, cosa provo, mi sento costruita e di star agendo meccanicamente.Anche l'orientamento sessuale mi perseguita, la ricerca di un'etichetta: ci sono momenti in cui mi identifico come omosessuale e sono fermamente convinta di ciò, e momenti in cui mi identifico come eterosessuale e penso di aver trovato le risposte che cercavo in quel campo: questo cambiamento avviene più volte nell'arco di una stessa giornata. Io vorrei essere spensierata, da una parte penso che la felicità non sia fatta per me, sono quasi arresa a questa condizione che mi perseguita di noia dalla vita dove nulla mi causa benessere o mi esalta, quasi penso che sia destinata a questa donazione... In quei momenti penso che non abbia senso una tale esistenza e il suicidio arriva tra le opzioni. In altri momenti, di maggiore lucidità, penso che ho solo 20 anni e che forse arriverà un giorno in cui starò bene, ma non so quando, come, dove, ed è comunque un pensiero quasi utopico e irraggiungibile. Io vorrei solo stare bene, e penso di non starmi godendo davvero la giovane età. E aggiungo che non faccio mai bei sogni, non li ricordo spesso, ma quando capita sono sogni di morte, omicidi, e disastri.