Gentile Salvatore,
lei chiede una risposta chiara e sincera. Bene. C'è un termine ben preciso per definire ciò che le è capitato e ciò che le sta succedendo ora. Ciò che lei ha vissuto all'epoca del suo incidente è stato certamente un trauma emotivo, che l'ha colpita in una di quelle zone della sua vita - la guida dell'auto, come simbolico rappresentante della sua capacità di muoversi nel mondo - che lei sentiva sicure e che invece, in quella sfortunata circostanza, l'ha portata vicino alla morte e ad una morte improvvisa, inaspettata che l'ha fatta sentire in quel momento quasi impotente. E' il panico, la sensazione di non aver più controllo sulla propria vita. Non può esserci paura più grande, in questo senso.
Ciò che invece sta vivendo adesso viene definito in termini tecnici Disturbo Post Traumatico da Stress, in pratica lei è bloccato emotivamente a quell'evento con tutte le sue significanze e non riesce più a rimettersi alla guida di un veicolo perché quel ricordo non è vivo solo nella sua memoria ma nei suoi effetti.
Mi corregga pure se lo ritiene opportuno, ma la paura che si prova in questi casi è di solito che l'evento in questione possa ripetersi con eventi ancora più nefasti e, se mi passa il termine, meno fortunati.
L'elaborazione di un simile evento richiede il suo tempo, sia che lei decida di far da solo sia che si appoggi ad un professionista. Non a caso si dice del fantino che se si cade da cavallo bisogna subito rimontare in sella o non se ne avrà più il coraggio. Ed è ciò che sta succedendo a lei.
Ma lei chiede anche una risposta sincera. E la sincera verità è che il suo non è un trauma da cui non si può uscire. Certo, ci vorrà il suo tempo, ripeto, ma si può.
Dato che non posso esserle d'aiuto più che via mail, in questo momento, mi permetterei di suggerirle un percorso di riavvicinamento al veicolo, una sorta di riabilitazione psicologica: io ricomincerei dalla bicicletta. A girare per la città, o anche fuori, ovvio, in bicicletta ogni volta che ne avrà l'occasione. Immagino come suggerimento possa apparire anche ridicolo ma mi segua un momento, se non altro per permettermi di spiegarle il mio pensiero, dopo di che ovviamente la scelta sarà solo sua.
Attraverso un mezzo più "controllabile" lei potrebbe ricominciare a sperimentare il controllo sul mezzo - che è la zona di "controllo" che è stata maggiormente toccata dalla sua disavventura - la velocità, l'andatura e la frenata.
Da lì, quando si sentisse pronto, potrebbe ricominciare a guidare per brevi tratti, prendendosi il tempo di affrontare le inevitabili ansie che probabilmente si faranno sentire riguardo alla guida del mezzo... E da lì magari non è detto che non possa, in un ragionevole margine di tempo, recuperare la sua vecchia sicurezza nella guida.
Non posso prometterle che l'evento sparirà dalla sua memoria ma potrebbe diventare una importante lezione per lei, di salvaguardia di sé stesso. Lei si è trovato in una circostanza drammatica ed inaspettata, signor Salvatore, e sarà legittimo da parte sua pensare che, aldilà della fortunosità della cosa, questa tecnicamente abbia la possibilità di esistere - una cosa del genere può accadere, insomma.
Ma lei è ancora qui a parlarne. L'irrimediabile non è avvenuto, per fortuna.
Si faccia coraggio e pian piano si riprenderà ciò che la sua disavventura per ora le ha tolto.
Con i miei migliori auguri di tutto, nonché per le prossime festività che le auguro serene