Quanto gli psicofarmaci influenzano la personalità?

Anna

Salve, mi chiamo Paola, ho 32 anni e vi scrivo per avere dei chiarimenti. Ho conosciuto a novembre un uomo, 36 anni, con il quale si era instaurato un bel dialogo. Quando ci siamo visti abbiamo chiacchierato per ore e poi ugualmente via messaggi ci sentivamo per ore e per giorni. Abbiamo scoperto così di avere una marea di cose in comune, non mi era ancora capitata una compatibilità così. C'erano stati due piccoli campanelli d'allarme per me, perché non lo sentivo sempre empatico per le cose che gli raccontavo e quando scherzando gli ho detto che forse ci stava provando con me, si è un po' intimidito. Per le vacanze di Natale lui è tornato nella sua città, i contatti sono diminuiti per gli impegni di entrambi, ma ci siamo sempre cercati con regolarità. Fino a quando però ho scoperto che è rientrato senza dirmi nulla. Io non l'ho cercato, preparata già a mettermi l'anima in pace. Quando si è fatto vivo gli ho chiesto se gli andava di vederci. Lui ha detto che era molto impegnato (e su questo credo fosse onesto, perché è un maniaco del lavoro) e che poi sarebbe dovuto ripartire per due settimane. Ora, non sono nata ieri, mi è capitato di persone che si allontanassero, la stessa cosa so che ho fatto io a parti inverse. Fa parte del gioco. Non mi è mai capitato però di avere a che fare con una persona che prende ansiolitici e antidepressivi. Non so per quale ragione li prenda, lui me ne aveva accennato una volta e ci eravamo ripromessi di parlarne. Mi resta quindi il dubbio che le scelte da parte sua siano influenzate sia dal fatto che deve curare qualcosa sia dagli stessi effetti che questi farmaci hanno su di lui. Mi sono confrontata con un amico che frequentava una persona che prendeva psicofarmaci e mi ha detto che mi sono trovata davanti una persona "emozionalmente falsata". E' davvero così? In una situazione "canonica" mi sarei già messa alle spalle la faccenda e sarei andata avanti con la mia vita. Qui invece non riesco a leggere la situazione con certezza, non so se il suo atteggiamento abbia bisogno di un po' di comprensione in più e di un ulteriore passo da parte mia. Vi ringrazio per qualsiasi chiarimento possiate fornirmi sugli effetti degli psicofarmaci!

2 risposte degli esperti per questa domanda

Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL

Dott. Francesco Damiano Logiudice

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Roma

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Salve Sig.ra Anna,

ho letto il suo messaggio e posso ben comprendere il motivo della sua domanda perchè giustamente non avendo a disposizione tutte le possibili risposte in merito al comportamento di questa persona non sa quale decisione prendere in merito al vostro rapporto. Gli psicofarmaci sono caratterizzati da principi attivi che vanno ad agire a livello del sistema nervoso e possono quindi modulare l'espressione e la regolazione della sfera emotiva della persona che ne fa uso sopratutto di stati emotivi come ansia, tristezza, rabbia e aggressività. Spesso quindi può succedere che tali emozioni vengono espresse in modo esagerato oppure rendere la persona più irritabile, più ostile, aggressiva oppure il contrario possono diminuire l'intensità e la frequenza di questi stati emotivi. Gli psicofarmaci non sono tutti uguali vi sono infatti:

  • gli antidepressivi che a loro volta ne esistono varie tipologie a secondo della gravità del disturbo depressivo e/ o disturbi d'ansia e/o dell'Umore. a
  • gli ansiolitici i più noti sono le benzodiazepinei farmaci più assunti al mondo per curare stati d'ansia.
  • gli stabilizzatori del tono dell'umore utilizzati per nei casi di disturbo bipolare o disturbi della personalità con tratti aggressivi e impulsivi ( es. IL LITIO viene usato nelle fasi maniacali e depressive tipiche del disturbo bipolare).
  • gli antipsicotici.

Ogni tipologia di questi psicofarmaci può provocare determinati effetti collaterali cosi come può agire in modo diverso sulla persona che ne fa uso e possono dunque svolgere un’azione psicoattiva sulla persona andando ad indurre cambiamenti a livello mentale nelle persone, nell’umore, nel pensiero e nel comportamento

E' fondamentale però capire se il comportamento della persona e il suo relativo cambiamento sia dovuto all'uso dei psicofarmaci che prende o se invece è dipeso da altri fattori esterni. Se vuole trovare una risposta ai suoi dubbi le suggerisco di provare a parlare con lui, esporgli i suoi dubbi e vedere la sua reazione e le sue risposte e sulla base del vostro confronto decidere se proseguire nella vostra conoscenza o se decidere di interrompere. 

per qualsiasi domanda e/o informazione resto a sua completa disposizione, mi contatti senza alcun problema sarò ben lieta di poterla aiutare.

Le auguro di riuscire a trovare le risposte che sta cercando,

un caro saluto

Dott.ssa Ilardi Chiara 

Dott.ssa Chiara Ilardi

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Roma

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