I Disturbi Specifici di Apprendimento
I Disturbi Specifici di Apprendimento (DSA) rappresentano, oggi, forse, il problema più rilevante con cui si trovano a confrontarsi, contemporaneamente, bambini, famiglie, educatori, psicologi e pediatri.
Vengono quasi sempre diagnosticati in età scolare. Nello specifico, la diagnosi per la discalculia può essere fatta dalla fine del terzo anno della scuola primaria, per gli altri disturbi specifici dell'apprendimento alla fine del secondo anno.
La letteratura è ormai concorde rispetto a che cosa vuol dire avere un problema di apprendimento: generalmente si intende una difficoltà rispetto allo sviluppo tipico, quando si hanno prestazioni deficitarie in alcune prove che riguardano, nello specifico, la lettura – DISLESSIA- la scrittura – DISGRAFIA-, il calcolo- DISCALCULIA , termini in uso fino al 2013 quando il DSM 5 ha consigliato l’uso – per tutti e tre i disturbi- di disturbo specifico dell'apprendimento, modificando anche i criteri per la sua individuazione.
Quindi, il DSM5 ha introdotto la parola “specifici”: prima si parlava di disturbi di apprendimento ma non di disturbi specifici di apprendimento. Quindi chiariremo rispetto a questa terminologia ed alla previsione della possibilità di fare una diagnosi di disturbo specifico di apprendimento soltanto quando questo crea un'interferenza nella quotidianità del bambino o dell'adulto.
Anzi, quest’ultimo aspetto, quello dell’interferenza con la quotidianità, è cruciale, ed è sottolineato dal DSM5 come il criterio più importante nei diversi disturbi del neurosviluppo.
Gli altri elementi caratterizzanti individuati dal DSM5 sono la persistente difficoltà di apprendimento delle abilità scolastiche chiave per almeno sei mesi, e l’assunzione di abilità scolastiche al di sotto di quelle attese per età.
Allora, perché il DSM 5 ha sentito l’esigenza di una classificazione generica dei disturbi di apprendimento, pur sottolineandone la loro specificità? Soprattutto perché sono disturbi che si modificano con lo sviluppo; questo aspetto della evoluzione che i disturbi specifici hanno nel corso dello sviluppo, ci può indicare che nel corso della crescita alcuni disturbi ( ad es. la discalculia) si sono compensati a svantaggio dei altri ( ad. Es, dislessia).
Quindi per evitare di dover modificare nel corso del tempo l'etichetta diagnostica, si è valutato che sarebbe stato meglio utilizzarne una singola e quindi quella di disturbo specifico dell'apprendimento, specificando l'area di compromissione; ed allora, quindi, il disturbo specifico dell'apprendimento è uno e può modificarsi nel corso del tempo e compromettere in una fase alcune abilità (compromissione, ad. es., dell’area della lettura), in altre fasi altre abilità (compromissione, ad es., dell’area del calcolo).
Oltre a questa ragione si è tenuto conto anche di un altro aspetto, e cioè che da un punto di vista neurologico spesso questi disturbi prevedono il coinvolgimento di circuiti cerebrali comuni.
Per quanto riguarda la disgrafia è necessaria una precisazione: in realtà DSM 5 ha sempre ritenuto la disgrafia come un disturbo esterno ai disturbi specifici di apprendimento, considerandola un disturbo dello sviluppo della coordinazione motoria, cioè un problema chiamato, dagli inglesi, handwriting, un problema nella coordinazione occhio mano, della coordinazione fine motoria, e quindi che non ha niente a che vedere con l'apprendimento.
Questo, nel corso degli ultimi anni, ha creato un po’ di problemi, rispetto al recepimento delle indicazioni del DSM5 nella normativa italiana.
Allo stato attuale, se è presente la sola disgrafia, questa fa parte dei bisogni educativi speciali, MA non è prevista dalla normativa prevista per tutelare i DSA; da un punto di vista dell’intervento, poi, nel caso in cui sia presente solo la disgrafia è possibile sviluppare un piano un piano didattico personalizzato inserendolo, però, nella cornice della legge sui bisogni educativi speciali e non come specificato all'interno della legge 170/2010 proprio perché la disgrafia non viene considerata parte dei disturbi specifici di apprendimento.
Un altro aspetto cruciale nel DSM 5, è l’indicazione a non valutare solo l'aspetto meccanicistico - la lettura come velocità e correttezza, la scrittura come errori , o le abilità di calcolo - ma andare a valutare anche la finalità della lettura, l'aspetto funzionale: la lettura mi serve per capire quello che leggo, la scrittura mi serve per poter esprimere in forma scritta e i miei pensieri, e la capacità di calcolo mi serve per riuscire a risolvere dei problemi informatici.
Quindi, quanto specificato dal DSM sottolinea la necessità di valutare, appunto, gli aspetti del funzionamento del bambino rispetto alla lettura, alla scrittura ed al calcolo, quindi non fermarci solo all’aspetto strumentale; non ci dobbiamo affidare al singolo test, ma dobbiamo anche verificarlo, con i quaderni, con un buon colloquio con i genitori, ma anche tenendo conto dell'età del bambino.
Naturalmente, in presenza di disabilità intellettiva non possiamo parliamo di disturbo specifico di apprendimento. Ed allo stesso modo non possiamo parlarne in presenza di danni neurologici o sensoriali.
La promulgazione della Legge 170/2010 ha avuto un impatto significativo sia sul piano educativo e dei percorsi scolastici degli studenti con DSA, garantendo l’applicazione di misure compensative e dispensative ritenute necessarie a favorire il successo scolastico di questi studenti, sia su quello dell’organizzazione sanitaria, in particolare ove all’art. 3 comma 1 viene stabilito che il riconoscimento diagnostico di questi disturbi è garantito dal Sistema Sanitario Nazionale (SSN) e/o da strutture e specialisti accreditati, mentre al comma 3 viene raccomandata l’attuazione di azioni mirate all’individuazione precoce dei DSA già a partire dall’ultimo anno della scuola dell’infanzia.
Come coordinatrice di uno degli studi professionali in Roma autorizzato al rilascio di certificazioni di Disturbo specifico dell’apprendimento dal Servizio Tutela Salute Mentale e Riabilitazione dell'Età Evolutiva (TSMREE), ho raccolto, in una ipotetica intervista, alcune delle domande/ riflessioni più frequenti rivoltemi dai genitori dei giovani pazienti…..
DOMANDA
Buongiorno dottoressa e scusi il disturbo, vorrei farle qualche domanda per far avere ai nostri lettori qualche chiarimento e rassicurazione rispetto ai disturbi specifici d’apprendimento. Se ne parla moltissimo, ma ci sembra che una spiegazione semplice, ma esauriente nei suoi presupposti scientifici, possa esserci utile. Allora, innanzitutto può presentarsi?
RISPOSTA
Si , buongiorno. Innanzitutto non deve scusarsi per le domande che mi farà ed a cui sarò lieta di rispondere. La mia professione in fondo è quella di cercare di trovare risposte insieme ai miei interlocutori, e questo proverò a fare anche in questo caso.
Mi chiamo Federica Agovino e sono psicologa e psicoterapeuta di formazione cognitivo- interpersonale. Dopo molte esperienze di tirocinio e di lavoro ho diretto i miei interessi al lavoro con i bambini, ed inevitabilmente sono arrivata alle problematiche dell’apprendimento.
Sono socia dello studio “anamorfosi Magna Grecia”, in via Magna Grecia….dove collaboro con altri specialisti della salute.
In particolare, per quello che ci interessa, all’interno dello studio, il pool “Anamorfosi Magna Grecia” è stato ritenuto idoneo a rilasciare certificazioni di disturbo specifico di apprendimento, come da Allegato E della DGR 32/80 e dalla nota 666990 del 27.07.2020, dalla commissione dalla UOC TSMREE ASL RM2 , in data 8.9.2023. IL POOL è formato dalla dott.ssa Alba Sunshine BETTOSCHI RATTI – neuropsichiatra infantile-, dalla dott.ssa Francesca OREFICE – logopedista- e da me stessa -psicoterapeuta con funzioni di coordinatrice del pool.
DOMANDA
Allora, abbiamo letto, nello scritto introduttivo, quali sono i disturbi specifici di apprendimento e quali sono, in maniera molto generica, gli indicatori principali del disturbo.
La prima domanda che le faccio è la seguente: quando è possibile fare la diagnosi?
RISPOSTA
Per convenzione (questo è importante sottolinearlo, perché dipende dalla trasparenza della lingua. L’Italiano è una lingua ad alta trasparenza, dove c'è un'alta corrispondenza tra la lettera scritta, il grafema e la pronuncia della lettera, così come lo è il finlandese e il tedesco. In altre lingue, definite opache o non trasparenti, invece non c'è questa corrispondenza, ad es, nell’inglese e nel francese, e la correttezza nella scrittura e nella lettura si raggiunge circa 2 anni dopo) in Italia si è stabilito che si può fare per la scrittura alla fine del secondo anno della scuola primaria, mentre per la discalculia si aspetta la fine del terzo anno della stessa perché i processi matematici sono ritenuti più complessi.
DOMANDA
Ci può spiegare sinteticamente quali sono i passaggi necessari per la valutazione di un possibile disturbo di apprendimento?
RISPOSTA
Per effettuare la Valutazione DSA sono indispensabili diversi incontri:
- Raccolta Anamnestica: primo colloquio con i genitori, i quali espongono la loro richiesta ed esprimono le difficoltà riscontrate nel figlio. Si ripercorrono le tappe di sviluppo del minore (motorio, linguistico,emotivo…). Solitamente questo incontro è a cura dello psicologo.
- La seconda fase prevede la somministrazione di test standardizzati:
- prove per valutare gli apprendimenti (lettura, scrittura, calcolo, grafia, comprensione) solitamente somministrate dalla logopedista appartenente all’equipe (3-4 incontri)
- prove per valutare il funzionamento cognitivo (QI) solitamente somministrate dalla psicologa appartenente all’equipe (2-3 incontri). Ricordiamo che è possibile diagnosticare deficit di apprendimento solo in soggetti con Q.I. > 70+o-5.
- esame obiettivo neurologico a cura della Neuropsichiatra Infantile appartenente all’equipe; (1 incontro)
- eventuali test aggiuntivi specifici (qualora l’equipe lo ritenesse necessario) (1-2 incontri)
- Colloquio di restituzione: incontro finale con i genitori, nel quale vengono riportati i dati emersi dalla valutazione e consegnata loro la certificazione DSA (qualora sia emersa una fatica significativa del minore in una/più area/e specifica/che) o una relazione clinica (qualora ciò non venga riscontrato). Il relativo documento dovrà essere consegnato dai genitori a scuola. Solitamente questo incontro è a cura della figura professionale che si occupa della raccolta anamnestica.
Una precisazione: ricordando come il DSM 5 ponga tantissima attenzione all'aspetto funzionale, di questo aspetto devo tener conto nelle valutazioni. Ed allora, nella fascia borderline Q.I.>70, io posso avere dei bambini che hanno solo un problema di apprendimento e allora in questo caso andrò ad effettuare le prove di apprendimento e valuterò se il problema appunto è specifico. Quando in questa fascia avrò problemi più generali, che riguardano anche la socializzazione, le abilità, l'autonomia a casa e nella vita quotidiana, quindi, che investono non solo l'apprendimento ma anche altre aree, allora io non potrò parlare più di disturbi specifici di apprendimento, ma lo inquadrerò all'interno di una difficoltà cognitiva.
DOMANDA
Mi scusi…ma accertato il disturbo….questo può variare per intensità?
RISPOSTA
Ci viene in aiuto ancora il DSM 5 che sottolinea come la valutazione dovrebbe specificare il criterio di severità del disturbo individuandone tre livelli di severità e suggerendo i relativi necessari strumenti integrativi di apprendimento:
- LIEVE: difficoltà di apprendimento in uno o due ambiti di insegnamento che può essere compensato con strumenti e sostegno appropriati
- MODERATA: in questo caso le difficoltà in uno o due ambiti di insegnamento sono marcate. Sono necessari un training specializzato intensivo a scuola, l’uso di strumenti facilizzanti, ed un sostegno pomeridiano
- GRAVE: in questo caso le difficoltà sono presenti in vari ambiti scolastici. Sono necessari un continuo e specializzato insegnamento intensivo e specializzato oltre all’uso di strumenti facilitanti
DOMANDA
Il numero di segnalazioni nelle scuole è crescente ed agli insegnanti vengono richieste le misure dispensative e gli strumenti compensativi. Il sentore generalizzato è che ci siano troppe diagnosi di dsa. E’ vero?
RISPOSTA
Gli ultimi dati da me conosciuti sono quelli pubblicati dal ministero dell’istruzione università e ricerca, che fanno riferimento agli anni 2016/2017.
La popolazione studentesca esaminata – dalla scuola d’infanzia alla secondaria di 2^ grado- in Italia vede un’incidenza dei dsa pari a 254.614 studenti, pari al 2,9 % della popolazione.
Di questi :
- Lo 0,05 % appartenente alla scuola dell’infanzia
- L’1,95 % appartenente alla scuola primaria
- Il 5,4 % appartenente alla scuola secondaria di 1^ grado
- Il 4,03 % appartenente alla scuola secondaria di 2^ grado
Colpiscono le certificazioni presentate nella scuola dell’infanzia visto che il bambino, abbiamo visto, non può essere diagnosticato prima del 2^ anno della scuola primaria.
E colpisce anche il fatto che le segnalazioni nella scuola primaria sono inferiori che in quelle nella secondaria ( forse c’è ritrosia a far fare diagnosi di dsa ai propri figli?).
DOMANDA
C’è una forte percentuale di dsa anche nelle scuole superiori, quindi…Ma è possibile una diagnosi in età adultà? Come si fa?
RISPOSTA
Il DSM 5 ci dice che SE IL PAZIENTE ha un’età maggiore DI 17 ANNI L’ANAMNESI Uiò SOSTITUIRE L’INQUADRAMENTO CLINICO STANDARDIZZATO…che significa? Significa che dobbiamo svolgere un'attenta anamnesi, quindi raccogliere in maniera dettagliata la storia clinica del ragazzo e solo dopo possiamo svolgere una diagnosi anche quando non abbiamo delle prove cliniche standardizzate per valutare le abilità. Questo è un aspetto molto importante perché in alcuni casi non abbiamo delle norme, degli strumenti normalizzati per la valutazione; pensiamo ad esempio a un ragazzo di18 anni: come si può fare una valutazione in questo caso? Dobbiamo avvalerci dell’Analisi della sua storia clinica, valutando, ad es. la sua difficoltà di scrittura, lettura, apprendimento, soprattutto nei primi anni della scuola primaria.E poi domande, come abbiamo detto, rispetto all'autonomia nello studio, al rendimento, alla sforzo che ha dovuto fare nello studio.
E l’anamnesi relativa agli aspetti che riguardano la familiarità del disturbo.
Altri fattori di rischio sono avere manifestato il disturbo di linguaggio che sappiamo in una grande maggioranza dei casi (un bambino su 2) si associa ad un disturbo specifico di apprendimento.
DOMANDA
Possono esserci disturbi associati a quelli relativi alle difficoltà di apprendimento?
RISPOSTA
In uno studio ricognitivo di Robert L. Hendren e altri relativo agli anni 1997-2017 è emerso che associati ai disturbi di apprendimento sono presenti disturbi internalizzanti in misura dal 20 al 50%. Per disturbi i internalizzanti si intendono disturbi diretti verso se stessi, caratterizzati da una difficoltà a regolare le emozioni, a formare relazioni interpersonali stabili e a sviluppare una propria identità, specificatamente disturbi d’ansia, depressivi, malattie psicosomatiche, instabilità emotiva
Per quanto riguarda i comportamenti esternalizzanti, questi si associano in misura intorno al 25%. Parliamo in questo caso del disturbo oppositivo provocatorio, dei disturbi della condotta, dell’ADHD
DOMANDA
Questa domanda le sarà già stata posta in più occasioni, ma è importante sapere per poter affrontare l’ostacolo. Si può “guarire“ da un disturbo specifico dell’apprendimento?
RISPOSTA
Come abbiamo visto, ci troviamo di fronte a dei disturbi, a delle difficoltà che soggetti con intelligenza nella norma si trovano a dover superare in alcuni campi dell’apprendimento.
Se vogliamo riferirci al termine guarigione in senso clinico, però dobbiamo dire che non si guarisce dai dsa, le difficoltà rimangono perché sono legate a debolezze della struttura mentale, MA si impara ad aggirare gli ostacoli. Per fare questo nel miglior modo possibile sono necessarie alcune condizioni.
La prima tra tutti è la tempestività della diagnosi naturalmente col fine di proporre prontamente interventi di tipo riabilitativo e didattico mirati a particolari percorsi di potenziamento dell’apprendimento.
La tempestività, inoltre, avrà una importante ricaduta sul benessere psicologico del bambino. Ricordiamoci che la difficoltà di apprendimento, in mancanza di una diagnosi che la giustifichi, spesso dà luogo a vissuti di fallimento sia in ambito scolastico che familiare ( la sensazione di essere meno bravi ed intelligenti degli altri, in qualche modo inferiori; o i rimproveri sopportati dai genitori convinti che il figlio si impegni poco). Una esposizione lunga a queste considerazione andrà indubbiamente a minare l’autostima del bambino con una conseguente percezione di inferiorità rispetto ai suoi coetanei
Ma anche fuori dal contesto scolastico, i ragazzi dsa possono subire le conseguenze del loro stato: nell’organizzazione del tempo, ad esempio.
Ed allora, sono necessarie piccole strategie che permettano loro di superare queste difficoltà ( basta imparare ad usare una sveglia, a volte), o l’uso di strumenti compensativi che compensino la loro debolezza (calcolatrice, formulari, tabelle dei verbi)
DOMANDA
Brevemente a chiudere la nostra conversazione, qual è il ruolo della scuola in caso di diagnosi di un DSA?
RISPOSTA
Dopo aver accertato la presenza di un Disturbo Specifico dell’Apprendimento (DSA), attraverso l’utilizzo di test standardizzati e l’osservazione clinica, l’équipe autorizzata rilascia alla famiglia la certificazione DSA. Quest’ultima deve essere consegnata a scuola dalla famiglia stessa.
La scuola redige il PDP (Piano Didattico Personalizzato – Legge 170/10) e convoca la famiglia al fine di condividere con essa il progetto educativo e didattico. Quest’ultimo deve essere commisurato alle potenzialità dell’alunno, che ne deve rispettare i tempi di apprendimento e ne deve valutare i progressi rispetto alle abilità di partenza. All’interno del PDP devono anche essere definiti tutti i supporti e gli accorgimenti con cui si intende sostenere l’alunno durante il percorso di studio, comprensivo delle misure dispensative e degli strumenti compensativi necessari alla realizzazione del successo scolastico.
La ringraziamo molto dottoressa.
Federica Agovino
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