Bambino di 7 anni con difficoltà nel lavorare in classe

sara

Buongiorno, sono mamma di un bambino molto vivace, sempre in movimento, pieno di interessi e passioni. Si dall'asilo mi hanno segnalato la difficoltà nel tenerlo per lunghi momenti seduto per delle attività, dicendomi che avrebbe poi trovato difficoltà alla primaria, ed in effetti così è stato ha bisogno di muoversi spesso dalla sedia, anche solo stando in piedi accanto alla sedia. Oltre a questo però si è associato un comportamento di rifiuto nell'eseguire le attività proposte in classe, le maestre segnalano che nonostante le sollecitazioni si rifiuta di lavorare, cosa che a casa ( dove poi deve recuperare le attività non svolte in classe) non fà certo non è entusiasta di fare i compiti, ma si siede e esegue quasi in totale autonomia le consegne date in classe, spesso neanche specificate dalle maestre. A colloqui con le insegnanti mi hanno comunicato che lo segnaleranno per il comportamento, mentre per l'apprendimento no visto che tutte le valutazioni sono positivo. Abbiamo provato con i rinforzi positivi, alle sgridate, ai castighi, ma a casa sembra aver capito e dice che s'impegnerà, ma ogni volta che torna al termine delle lezioni ci sono le solite note che segnalano il suo non lavorare. Ci hanno proposto di consultare un neuropsichiatra infantile ma i tempi sono biblici, ci chiediamo cosa possiamo fare in attesa o come tentativo di "convincimento" ?! Grazie in anticipo a chi risponderà

5 risposte degli esperti per questa domanda

Buongiorno, grazie per aver condiviso la situazione; capisco quanto possa essere difficile e frustrante affrontare un comportamento che, purtroppo, non trova una facile spiegazione. Mi permetta di provare ad offrirle alcune riflessioni e suggerimenti.

Innanzitutto, è molto positivo che suo figlio sia in grado di completare i compiti a casa in modo abbastanza autonomo, il che suggerisce che non ci siano difficoltà significative di apprendimento, come hanno confermato le insegnanti. Questo potrebbe significare che la sua difficoltà nel rimanere concentrato durante le attività scolastiche è legata ad altri fattori, come la gestione dell'energia, la necessità di movimento o la difficoltà a motivarsi in un contesto che percepisce come noioso o poco stimolante.

La necessità di movimento

Il fatto che suo figlio sia sempre in movimento e che abbia difficoltà a rimanere seduto per lungo tempo potrebbe essere indicativo di un temperamento molto attivo, ma potrebbe anche suggerire una difficoltà a regolarsi nei tempi di concentrazione. Alcuni bambini, ad esempio, possono avere bisogno di frequenti pause per ricaricarsi. La "regolazione dell'arousal" (cioè la capacità di mantenere l'energia e l'attenzione in un livello ottimale per l'attività) è una competenza che si sviluppa nel tempo e che può richiedere un approccio individualizzato.

Differenza tra casa e scuola

Il comportamento che suo figlio mostra a scuola rispetto a casa potrebbe essere legato a un ambiente più strutturato e a un carico emotivo maggiore in presenza delle insegnanti o dei compagni. La scuola, a differenza della casa, è un contesto che richiede più autoregolazione e attenzione, ma che potrebbe risultare anche più "stretto" per un bambino con tanta energia. Può anche darsi che a scuola ci siano aspetti che non lo motivano sufficientemente, come il tipo di attività o la percezione di una routine meno coinvolgente. A casa, la libertà di movimento e la maggiore familiarità dell’ambiente potrebbero aiutarlo a sentirsi più a suo agio.

Rifiuto delle attività scolastiche

Il rifiuto di eseguire le attività proposte in classe, nonostante le sollecitazioni, potrebbe essere un modo per esprimere una difficoltà emotiva o una sensazione di frustrazione. A volte, i bambini che non si sentono motivati o che non trovano "senso" nell'attività scolastica tendono ad adottare un comportamento di evitamento.

Cosa si può fare nel frattempo?

  • Creare un ambiente scolastico più flessibile: Sarebbe utile che a scuola provassero a introdurre delle piccole modifiche. Ad esempio, consentire delle pause brevi e frequenti in modo che possa muoversi un po' tra una task e l'altra, oppure permettergli di lavorare in piedi, se non disturba il resto della classe. A volte una piccola modifica nell’ambiente può fare una grande differenza.
  • Coinvolgimento emotivo: Provi a parlare con lui riguardo ai compiti, cercando di capire se ci sono attività specifiche che trova più difficili o noiose. Ai bambini piace sentirsi coinvolti nei processi decisionali, anche quando si tratta di attività scolastiche, e questo potrebbe aiutarlo a sentirsi più motivato.
  • Utilizzare rinforzi differenti: I rinforzi positivi a casa sono stati provati, ma forse potrebbe valere la pena esplorare modalità diverse. Ad esempio, usare incentivi che lo stimolino maggiormente (un'attività che ama particolarmente come ricompensa) o premiare il "progresso" piuttosto che il compito finito, in modo da ridurre la pressione.
  • Coinvolgere la scuola nella comunicazione con lui: Se il bambino percepisce che la scuola non è un luogo dove riesce ad esprimersi liberamente, potrebbe essere utile che la scuola provi a comunicare in modo più positivo, senza ridurre il suo impegno solo al fatto di sedersi e stare fermo. Il riconoscimento del suo impegno e dei suoi successi potrebbe favorire una maggiore motivazione.
  • La consultazione con il neuropsichiatra infantile. Nel frattempo, se i tempi per una visita specialistica sono lunghi, potrebbe cercare di capire se ci sono comportamenti simili anche in altre situazioni quotidiane, come ad esempio in contesti di gioco, nelle interazioni sociali o durante attività più libere. Se il comportamento di evitamento e la difficoltà a mantenere l'attenzione si presentano in altre circostanze, potrebbe essere utile iniziare a raccogliere informazioni da altre fonti (ad esempio psicologi, pediatri) che possano fornirle una valutazione preliminare. Oltre alle ATS ci sono centri privati convenzionati che offrono spazi di diagnosi e confronto ovvero di intervento in tempi relativamente brevi; in età scolare preziosa infine è la consultazione di professionisti quali i pedagogisti che le suggerisco di valutare.

Mi auguro che questi spunti possano esserle utili e, qualora desiderasse esplorare ulteriormente la questione, sarei felice di continuare a parlarne. Le auguro di trovare un percorso che aiuti suo figlio a esprimere il suo potenziale in modo sereno e armonioso.

Dott.ssa Debora Calci

Dott.ssa Debora Calci

Varese

La Dott.ssa Debora Calci offre supporto psicologico anche online

Buongiorno, in attesa della uonpia, puó chiedere che venga redatto un pdp deliberato dal consiglio di classe, così da poter mettere al piú presto in atto delle misure compensative che possono aiutare suo figlio a vivere a meglio il momento classe.

Se i tempi sono lunghi, può rivolgersi a dei centri convenzionati con l'usl.

Buongiorno Sara,

il percorso che le hanno consigliato si può intraprendere anche privatamente, rivolgendosi a centri o associazioni che si occupano di valutazioni cognitive e difficoltà scolastiche. Potrebbe essere utile contattarli anche solo per avere delle informazioni preliminari per voi genitori, su come orientare la genitorialità in relazione alle difficoltà specifiche del bambino. 

Il percorso da seguire parte dal neuropschiatra infantile, ma devono essere coinvolti anche uno psicologo dell'età evolutiva per la valutazione cognitiva e un logopedista per le prove logopediche, per esplorare le abilità di calcolo, letto-scrittura, attenzione e memoria. 

Può richiedere informazioni anche presso il servizio pubblico di età evolutiva del suo territorio, per capire i tempi di attesa: potrebbero essere meno lunghi di quanto si pensi. Si rivolga anche al pediatra per le impegnative mediche che le serviranno nel caso in cui si rivolga al settore pubblico.

Le auguro buona fortuna, un caro saluto

dott.ssa Alessia Serio

Dott.ssa Alessia Serio

Dott.ssa Alessia Serio

Torino

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Gentile Sara,

sono d’accordo con il suggerimento che le hanno dato le maestre, anche perché se la problematica di suo figlio fosse davvero un disturbo dell’attenzione, il rischio sarebbe quello di frustrarlo e sgridarlo per qualcosa su cui al momento lui non ha capacità di gestione e creare così un disamore per la scuola. Ciò che "insospettisce" in particolare sono le difficoltà riscontrate già alla scuola dell'infanzia. Potreste chiedere un parere ad un centro privato convenzionato di zona per accelerare i tempi.

Una volta accertata la problematica potrete valutare tutti gli interventi da attuare quali il supporto di uno psicologo e/o un pedagogista.

Un cordiale saluto,

dott.ssa Beatrice Lazzeri

Dott.ssa Beatrice Lazzeri

Dott.ssa Beatrice Lazzeri

Firenze

La Dott.ssa Beatrice Lazzeri offre supporto psicologico anche online

Buonasera, la ringrazio per aver condiviso con noi la sua storia. In attesa dell'appuntamento con la neuropsichiatra può provare con la token economy, un sistema di punteggi e premi (ma anche punizioni) concordati con il bambino in modo da abituarlo a lavorare con maggiore costanza. Se ha bisogno di una consulenza, io sono a disposizione anche online.

Dott.sa Elena Bonini

Dott.ssa Elena Bonini

Dott.ssa Elena Bonini

Reggio nell'Emilia

La Dott.ssa Elena Bonini offre supporto psicologico anche online