Buongiorno, grazie per aver condiviso la situazione; capisco quanto possa essere difficile e frustrante affrontare un comportamento che, purtroppo, non trova una facile spiegazione. Mi permetta di provare ad offrirle alcune riflessioni e suggerimenti.
Innanzitutto, è molto positivo che suo figlio sia in grado di completare i compiti a casa in modo abbastanza autonomo, il che suggerisce che non ci siano difficoltà significative di apprendimento, come hanno confermato le insegnanti. Questo potrebbe significare che la sua difficoltà nel rimanere concentrato durante le attività scolastiche è legata ad altri fattori, come la gestione dell'energia, la necessità di movimento o la difficoltà a motivarsi in un contesto che percepisce come noioso o poco stimolante.
La necessità di movimento
Il fatto che suo figlio sia sempre in movimento e che abbia difficoltà a rimanere seduto per lungo tempo potrebbe essere indicativo di un temperamento molto attivo, ma potrebbe anche suggerire una difficoltà a regolarsi nei tempi di concentrazione. Alcuni bambini, ad esempio, possono avere bisogno di frequenti pause per ricaricarsi. La "regolazione dell'arousal" (cioè la capacità di mantenere l'energia e l'attenzione in un livello ottimale per l'attività) è una competenza che si sviluppa nel tempo e che può richiedere un approccio individualizzato.
Differenza tra casa e scuola
Il comportamento che suo figlio mostra a scuola rispetto a casa potrebbe essere legato a un ambiente più strutturato e a un carico emotivo maggiore in presenza delle insegnanti o dei compagni. La scuola, a differenza della casa, è un contesto che richiede più autoregolazione e attenzione, ma che potrebbe risultare anche più "stretto" per un bambino con tanta energia. Può anche darsi che a scuola ci siano aspetti che non lo motivano sufficientemente, come il tipo di attività o la percezione di una routine meno coinvolgente. A casa, la libertà di movimento e la maggiore familiarità dell’ambiente potrebbero aiutarlo a sentirsi più a suo agio.
Rifiuto delle attività scolastiche
Il rifiuto di eseguire le attività proposte in classe, nonostante le sollecitazioni, potrebbe essere un modo per esprimere una difficoltà emotiva o una sensazione di frustrazione. A volte, i bambini che non si sentono motivati o che non trovano "senso" nell'attività scolastica tendono ad adottare un comportamento di evitamento.
Cosa si può fare nel frattempo?
- Creare un ambiente scolastico più flessibile: Sarebbe utile che a scuola provassero a introdurre delle piccole modifiche. Ad esempio, consentire delle pause brevi e frequenti in modo che possa muoversi un po' tra una task e l'altra, oppure permettergli di lavorare in piedi, se non disturba il resto della classe. A volte una piccola modifica nell’ambiente può fare una grande differenza.
- Coinvolgimento emotivo: Provi a parlare con lui riguardo ai compiti, cercando di capire se ci sono attività specifiche che trova più difficili o noiose. Ai bambini piace sentirsi coinvolti nei processi decisionali, anche quando si tratta di attività scolastiche, e questo potrebbe aiutarlo a sentirsi più motivato.
- Utilizzare rinforzi differenti: I rinforzi positivi a casa sono stati provati, ma forse potrebbe valere la pena esplorare modalità diverse. Ad esempio, usare incentivi che lo stimolino maggiormente (un'attività che ama particolarmente come ricompensa) o premiare il "progresso" piuttosto che il compito finito, in modo da ridurre la pressione.
- Coinvolgere la scuola nella comunicazione con lui: Se il bambino percepisce che la scuola non è un luogo dove riesce ad esprimersi liberamente, potrebbe essere utile che la scuola provi a comunicare in modo più positivo, senza ridurre il suo impegno solo al fatto di sedersi e stare fermo. Il riconoscimento del suo impegno e dei suoi successi potrebbe favorire una maggiore motivazione.
- La consultazione con il neuropsichiatra infantile. Nel frattempo, se i tempi per una visita specialistica sono lunghi, potrebbe cercare di capire se ci sono comportamenti simili anche in altre situazioni quotidiane, come ad esempio in contesti di gioco, nelle interazioni sociali o durante attività più libere. Se il comportamento di evitamento e la difficoltà a mantenere l'attenzione si presentano in altre circostanze, potrebbe essere utile iniziare a raccogliere informazioni da altre fonti (ad esempio psicologi, pediatri) che possano fornirle una valutazione preliminare. Oltre alle ATS ci sono centri privati convenzionati che offrono spazi di diagnosi e confronto ovvero di intervento in tempi relativamente brevi; in età scolare preziosa infine è la consultazione di professionisti quali i pedagogisti che le suggerisco di valutare.
Mi auguro che questi spunti possano esserle utili e, qualora desiderasse esplorare ulteriormente la questione, sarei felice di continuare a parlarne. Le auguro di trovare un percorso che aiuti suo figlio a esprimere il suo potenziale in modo sereno e armonioso.