Gent.me Dottoresse, Gent.mi Dottori, sono la mamma di un bambino di 6 anni che ha iniziato la scuola primaria. Ha voglia di andare a scuola ed imparare ma arriva a casa sempre piu' nervoso ed agitato cercando ogni pretesto per attaccare briga con me e per sfogarsi con tanti capricci ed il rifiuto per ogni regola e richiesta. La situazione è questa: non riesce a restare concentrato e porta a casa sempre vari esercizi e/o disegni da finire o da fare (che avrebbe dovuto fare a scuola ma che non fa perche' si isola nel suo mondo perche' è distratto e perche' vuole sfuggire a cio' che lo circonda, per es. le urla della maestra) aumentando il carico dei compiti. Ha subito alcuni "scherzi" da parte di bambini piu' grandi e si fa distrarre dai compagni piu' vivaci (si ritrova un po' da solo e magari vuole farsi accettare o non stare da solo?). E' un bambino molto affettuoso, estremamente sensibile, molto generoso, solare ed intelligente (gia' da tempo sa leggere e scrivere ed ha imparato da solo spinto dalla sua curiosità e voglia di imparare). Leggendo qua e la', ho trovato vari riferimenti ai bambini definiti "spirited" (amplificati) ed ho riconosciuto la maggior parte dei tratti caratteriali del mio bambino e dei suoi comportamenti. Abbiamo cercato di parlargli ed esortarlo a rispettare le regole, a fare gli esercizi in classe e a capire quali sono i suoi doveri rispetto alla scuola ed al suo comportamento in famiglia ma la situazione è difficile, non migliora (neanche con le punizioni) ed inoltre crea nervosismo anche in famiglia. Mi sento inadeguata e comunque non riesco ad arginare i suoi sfoghi ed i suoi capricci. RingraziandoVi per avermi ascoltata, spero in un Vostro consiglio. Distinti Saluti.
27 risposte degli esperti per questa domanda
Gentile Barbara, comprendo molto la sua frustrazione ed il suo senso di impotenza. Mi vien da dire che più che parlare al bambino di come "accomodarsi" al nuovo ambiente, occorre cercare di capire cosa succede nel contesto scuolao classe che lo stimola a simili atteggiamenti. Le chiederei se si tratta di atteggiamenti già riscontrati nella scuola materna o se si registrano anche in altri contesti. In quel caso cercherei di capire quale sia il minimo comune denominatore degli ambienti sociali-relazionali o prestazionali in cui essi si registrano. A casa, inoltre, segue le regole? O è solo a scuola che non riesce a farlo? Lo so che invece di darle una risposta, le sto ponendo diversi altri quesiti, ma la situazione consta di tante variabili che andrebbero prese in esame. Se esistono centri dedicati all'età evolutiva, mi rivolgerei a dei professionisti del settore che sapranno di certo aiutarla a dovere. L'ipotesi prima che si può evincere potrebbe essere quella di una difficoltà di tenuta rispetto ad un sistema regolativo (che la scuola introduce ovviamente). Spero di esserle stata di aiuto o di averla spinta a riflettere, per capire.
Padova
La Dott.ssa Annalisa Sammaciccio offre supporto psicologico anche online
Buon pomeriggio Barbara, troppo spesso si tende a dover etichettare tutto e tutti...a volte anche i propri figli. Io comprendo il suo senso di inadeguatezza...è questo che la spinge a dover trovare una risposta “certa”. Io invece la inviterei a considerare un elemento non da poco: suo figlio ha da poco iniziato una nuova scuola, sta affrontando un cambiamento davvero importante per un bambino di soli 6 anni. Piuttosto che cercare etichette per placarsi la coscienza, inizi a stargli vicino con pazienza e dolcezza, senza chiedergli cose che in questo momento, evidentemente, non può fare e dare, la disciplina può aspettare! Provi a non sentire le “mancanze” di suo figlio come delle sue “colpe”, né lei né suo figlio siete “sbagliati” e lei, ne sono sicura, è una madre molto affettuosa e protettiva se se ne preoccupa ed è sollcita in questo modo. Allora saprà che l’arma migliore è...l’amore. Ami suo figlio e lo accetti anche in questo periodo “no”....passerà presto! Mi faccia sapere come vanno le cose, se lo desidera.
Gentile signora, il bambino evidentemente accumula tensioni a scuola e le scarica quando arriva in famiglia. Servirebbe del training autogrno per bambini, si rivolga ad uno psicoterapeuta della sua zona.
Carissima Barbara, molto ci sarebbe da dire anche se..non mi sembra grave, così a distanza... Il tuo bambino, come dici, è allegro ed asprime affetti. A scuola, essendo così piccolo,direi che è 'normale' per lui non adattarsi subito alle regole della classe. Forse sarebbe il caso di indagare con prudenza parlando con la maestra sullo svolgimento del lavoro che la stessa propone. Inoltre potresti tu stessa osservare il rapporto tra la maestra e il tuo bambino e quanto, in questa relazione molto importante, sia proposto da lei con efficacia. Che ci siano poi scontri o confronti con gli altri bambini è tipico di questa età in cui i bambini, tutti,si sperimentano nella socializzazione. Anche a questo, però,dovrebbe dedicarsi la maestra,cercando di conoscere la personalità dei bb. di cui si occupa. Prova a parlare meglio con lei. Un abbraccio e...non ti preoccupare
Gent.le Sig.ra Barbara, probabilmente suo figlio che ha imparato a leggere e scrivere da molto tempo, ancora doveva confrontarsi con i suoi pari. Questo confronto non riesce a reggerlo, e preferisce evitare il compito, i compagni piuttosto che confrrontarsi con loro. é unico figlio? Cercate se potete di riequilibrare la sua autostima, invitate qualche compagno di classe a casa, fate sì che le sue fantasie su eventuali fallimenti non siano catastrofiche. Iscrivetelo magari a qualche sport di squadra così da poter condividere vittorie o sconfitte. Comunque, la scuola è iniziata da poco, cerchi di contenere anche le sue anzie a riguardo, magari suo figlio ha solo bisogno di più tempo per adattarsi.
Gentle Barbara. Le chiedo: ha provato a capire se suo figlio stia vivendo o meno un disagio a scuola? Molti bambini tendono a somatizzare i loro conflitti con mal di testa, mal di pancia piuttosto che comportamenti scorretti. Forse sta cercando di inviarle dei messaggi per essere ascoltato con calore ed essere supportato. Poi, da mamma a mamma, si fidi di piu' di se stessa come mamma. Essere genitori e' il mestiere piu difficile al mondo. Cordialmente
Pesaro e Urbino
La Dott.ssa Francesca Carubbi offre supporto psicologico anche online
Gentile utente, credo che una consulenza presso un neuropsichiatra potrebbe essere dirimente. Spesso è sufficiente il colloquio con i genitori senza che sia necessariamente coinvolto il bambino. Cordiali saluti.
Cara mamma, parlare di doveri con un bimbo di sei anni è molto difficile, anche per un bambino sveglio come sembra essere suo figlio, certi discorsi non riescono ad essere pienamente compresi. Trovo invece molto saggio parlare di come si sente suo figlio, se magari si annoia in classe perchè conosce già alcuni contenuti o se tende, per esempio, a sfuggire certi compiti che lo preoccupano.Cerchi di essere molto chiara quando parla con lui perchè i grandi, a volte, sanno essere molto complicati, senza volerlo, proprio perchè ormai sono adulti. E'importante arrivare a comprendere cosa preoccupa suo figlio, anche con l'aiuto del corpo docente,il coinvolgimento degli insegnanti, qualora sia possibile, è sempre molto utile perchè potrebbe avere ulteriori informazioni sul comportamento, che le servono per aiutare il bambino, in ogni caso,se vuole, mi faccia sapere come va.
Quando un bambino esprime un sintomo(in questo caso difficoltà di concentrazione e comportamento disturbante)ciò è generalmente espressione di una sofferenza o di un disagio.Tale disagio può esser ascritto ad una difficoltà di tipo attentivo(ed in questo caso dovrebbe fare un approfondimento neuropsicologico)oppure esprimere un disagio relazionale. Bisogna riuscire a capire prima di punire...Le consiglio un approfondimento psicodiagnostico con uno psicologo che si occupa di psicologia evolutiva e in particolare abbia una formazione in neuropsicologia dell'età evolutiva.Se non ci sono difficoltà di tale tipo è verosimile che il comportamento irregolare di suo figlio sia da imputare ad un disagio relazionale(ed in tal caso è utile una consulenza psicologica di tipo familiare). Cordiali saluti,
Gent.ma Barbara, ciò che mi sento di dirle come prima cosa è che l'inserimento alla scuola primaria, come qualsiasi altro passaggio evolutivo rappresenta un momento di crescita e come tale di assestamento che i bambini si trovano a dover fronteggiare. Siamo ad un mese dall'inizio della scuola e probabilmente il suo bambino sta prendendo ancora le misure di questo nuovo mondo. Le consiglio di agire su due livelli: uno riguarda il suo rapporto diretto con suo figlio e l'altro il confronto con le insegnanti. L'irritazione, i capricci vanno accolti ed ascoltati: ha detto che è un bimbo molto sensibile e curioso, saprà quindi spiegarle cosa gli succede. Probabilmente questa sua estrema sensibilità gli fa "assorbire" qualsiasi giudizio o semplice interazione con i pari o le maestre, rendendolo vulnerabile. Non so quando nella sua famiglia mettete in atto le punizioni, ma credo che non diano risultati perchè aumentano la frustrazione del bambino, che evidentemente già sente un disagio ed in più sente che per questo viene punito. Provi a chiedergli come si sente, si faccia raccontare le sue paure o insicurezze, probabilmente la sua rabbia deriva proprio dal fare i conti con nuove aspettative che sente come eccessive. Consideri anche che rispetto alla scuola dell'infanzia, nella primaria le ore in cui si richiede di stare fermi, seduti sono assai superiori...anche questo è una novità. Rispetto alle maestre, vada a parlare per farsi spiegare il comportamento di suo figlio in classe, così da ipotizzare insieme delle possibili strategie da attuare a casa e a scuola in maniera congiunta. Dopo aver avuto il confronto con le insegnanti e avendo fatto il punto della situazione, potrebbe rivolgersi ad un professionista, magari della ASL, che faccia una valutazione. Prima di concludere, vorrei rasserenarla rispetto al suo sentirsi inadeguata. Si sta già occupando del suo bambino ( ha chiesto un primo consiglio rivolgendosi a noi)e lo continuerà a fare nel migliore dei modi. Sperando di averle dato dei piccoli spunti di riflessione e azione, la saluto. Dott.ssa Antonella Triggiani
Buonasera cara signora, proverò a darle una risposta accogliendo prima di tutto la definizione che lei stessa ha trovato per il suo bambino. Proprio perché si tratta di un bambino "sprited" è probabile che debba seguire un proprio processo interiore ed unico di crescita e di apprendimento. E' naturale conseguenza che le regole imposte dall'esterno non abbiano presa su di lui, altrimenti non potrebbe sviluppare il proprio modo autentico di apprendere. Forse le cose che la scuola gli propone non gli interessano, oppure il modo in cui gli vengono presentati i compiti non lo stimola o non lo coinvolge da un punto di vista motivazionale. Io non insisterei ad imporgli delle regole, ma cercherei di fare leva sugli aspetti profondi della motivazione, che lei come madre forse conosce meglio di tutti, dato che ha saputo incuriosirlo al punto da permettergli di apprendere la lettura. Ora, sia creativa, e crei una sorta di "caccia al tesoro" dell'apprendimento scolastico, che possa stimolare, interessare, divertire il suo piccolo, ma soprattutto lo rassicuri. La sicurezza è alla base di ogni avanzare, di ogni procedere verso il nuovo. E' possibile che il nuovo mondo scolastico lo abbia reso insicuro...questa è un'ipotesi naturalmente. Comunque tenga conto di questo: quando il bambino si sente sicuro e appoggiato dal genitore, va in avanscoperta, apprende, vuole conoscere ed è curioso; se ha paura di perdere l'affetto materno a causa per esempio della distanza da casa o altro, la sua preoccupazione si rivolge prima di tutto alla ricerca di sicurezza e rassicurazione poi all'esterno...per qualunque cosa rimango a sua disposizione. un saluto,
Gentile mamma, ha già potuto constatare che le raccomandazioni, le punizioni e gli avvertimenti non sono efficaci per il suo bambino. La cosa non sorprende, lui non ha la possibilità di controllare coscientemente e razionalmente il suo comportamento. Occorre muoversi su due piani: da un lato gestire meglio a scuola come a casa la sua esplosività, senza accanimenti punitivi e con uno stile supportivo e che dia fiducia e sostegno. Dall'altro lato rivedere la sua storia, conoscere la sua personalità e valutare (assieme allo psicologo) quali ulteriori scelte si possono fare. Per il primo scopo le posso consigliare un materiale gratuito che trova sul sito dell'associazione di cui faccio parte: http://www.soscrescere.org/vivaci.htm
Bologna
Il Dott. Franco Nanni offre supporto psicologico anche online
Carissima Barbara,ho letto la sua domanda e la mia attenzione e' caduta sulla definizione di " Spirited" che Lei ha dato a suo figlio , quasi come etichettandolo e facendolo rientrare in un quadro sintomatologico. Inizierei qui a dirLe di non andare a ricercare personalmente una patologia per suo figlio, che attualmente, da quello che Lei scrive, presenta un'ipotetica difficolta' di adattamento. Innanzitutto Le consiglierei un atteggiamento piu' comprensivo e di ascolto (evitando le punizioni) e cercherei di approfondire ( con l'aiuto della maestra) la giornata scolastica di suo figlio in termini di relazioni con i compagni e con la stessa maestra. Al fine di individuare le difficolta' che ostacolano l' inserimento armonico di suo figlio nel contesto scolastico. Le sarei grata se mi facesse sapere. Un abbraccio affettuoso!
Cara Sig.ra Barbara, la situazione non é molto chiara, ma sembrerebbe un caso di bullismo. Parli di questo con suo figlio, e con le sue maestre per verificare o escludere questa ipotesi. Cordiali saluti
Gentile Mamma, Poichè riporta problemi di attenzione, nervosismo, agitazione a scuola, sarebbe utile valutare il profilo cognitivo intellettivo WISC IV. Per il comportamento occorre programmare un diario di automonitoraggio comportamentale per rilevare gli episodi o momenti in cui il bimbo è più nervoso, individuando anche le risposte delle persone adulte significative vicino al bambino un saluto
Gentile signora, sarebbe necessario esplorare meglio il contesto familiare. Ad esempio cosa e' accaduto in famiglia negli ultimi periodi e prima che il bambino manifestasse questi comportamenti che attirano la sua intenzione? Cosa intende poi per " quando la maestra urla "? Che tipo di comportamenti la maestra mette in atto in classe con suo figlio e com gli altri bambini ? Lei come ha vissuto questo primo distacco da suo figlio ? Dovuto appunto all' ingresso nella scuola primaria ?
Cara signora. Capisco che la situazione la faccia sentire inadeguata e in difficoltà, ma penso che il suo bambino abbia molte risorse da sfruttare, probabilmente di più rispetto a quelle di altri bambini. Da come lo descrive sembra un bambino acuto, intelligente e anche precoce. Probabilmente fatica a contenere tutte queste risorse e a livello emotivo la sua generosità e voglia di stare con gli altri e di sperimentarsi lo portano a non gestire tutto. Credo che sia utile prima di tutto parlare con lui e cercare di rimandargli di più i suoi stati d'animo più che improntarsi sulle regole da rispettare. Provi a rimandargli di più che lo sente agitato, allegro, nervoso e a contenerlo emotivamente anche solo con le parole. Forse il problema è più di questa natura. Se riesce a lavorare sull'aspetto emotivo forse anche la situazione dei compiti e delle regole potrebbe risolversi. L'ingresso a scuola poi è sempre un pò faticoso per i bambini quindi è probabile che anche questo passaggio abbia avuto un'influenza. Tenga conto di diversi aspetti e poi nel caso mi aggiorni se vuole. In bocca al lupo.
gentile signora, innanzitutto sarebbe interessante sapere: -qualcosa relativamente al comportamento di suo figlio durante la scuola materna -cosa ne pensano le maestre -se questi comportamenti si manifestano solo a casa o anche in altri contesti -se la scarsa concentrazione interessa suo figlio anche in ambiti interessanti per lui (attività piacevoli, sport, giochi...) riguardo alla gestione delle regole, le consiglio di pensare insieme al bambino un sistema di premi e punizioni (provi a cercare in internet programmi addottati nei parent training relativi alla token economy), che lo possa "avvicinare" ai comportamnti desiderati, spostando il focus da quelli indesiderati e dalle relative punizioni; è importante che venga mantenuto il contatto e il dialogo con gli insegnanti, in modo da "rispondere" in maniera coerente al comportamento di suo figlio. Aggiungo che probabilmente sarebbe utile una valutazione degli aspetti attentivi e comportamentali. Le auguro il meglio e, riguardo al sentirsi inadeguata, si ricordi sempre che sta affrontando il mestiere più difficile al mondo le cui istruzioni non si trovano da nessuna parte...si tratta solo di capire come fare e provare ma leggendo la sua inserzione so di certo che non le manca ne' la forza ne' la "motivazione" ad affrontare questo. in bocca al lupo.
Gentile signora, comprendo molto bene la sua sensazione di inadeguatezza di fronte ai capricci di suo figlio e il senso d'impotenza che scaturisce dagli innumerevoli tentativi di risoluzione che in famiglia avete messo in atto con sollecita volontà,rivelatisi però infruttuosi. Innanzitutto è difficile dare una risposta precisa e accurata senza aver visto il bambino e aver condotto un'osservazione diretta del suo comportamento sia a scuola che a casa, indispensabile questa per una corretta diagnosi della situazione e per poter consigliare strategie mirate alla risoluzione delle problematiche manifestate. Bisognerebbe avere altre informazioni, per esempio se si tratta davvero di caratteristiche temperamentali di suo figlio o semplicemente è una situazione momentanea e reattiva all'ingresso nella scuola, se c'é qualcosa che lo disturba e disorienta nell'ambiente scolastico o familiare, oppure se è una difficoltà intrinseca del bambino. In questo senso,occorrerebbe una consultazione professionale diretta. In base però alle informazioni contenute nel suo messaggio, in linea generale, Le posso dire che le tentate soluzioni messe in atto da Lei e dalla Sua famiglia finora andrebbero cambiate e riviste, poichè non solo si sono rivelate inefficaci e per voi frustranti, ma contribuiscono anche a reiterare le difficoltà mostrate dal bambino. Andrebbero osservati e annotati i vari comportamenti problematici nel momento in cui vengono messi in atto, insieme a ciò che è avvenuto immediatamente prima del comportamento (antecedenti) e alle conseguenze che esso ha comportato (conseguenze), per trovare delle regolarità in base alle quali stabilire su che obiettivi lavorare e con che strategie ottenerli.Vi sono tecniche e strategie comportamentali ed educative attualmente molto efficaci che potrebbero essere utilizzate in questo caso, lavorando e avvalendosi delle risorse positive che Lei stessa evidenzia in suo figlio e sugli aspetti più deboli, da potenziare,es. l'attenzione a scuola (il rispetto delle regole, la condivisione sociale,la gestione e l'espressione delle emozioni, il comportamento oppositivo del bambino). Queste strategie non sono generalizzabili ma vanno pensate e cucite sul singolo bambino. Quello che si può dire in assoluto è che la punizione è uno strumento da evitare poichè non porta all'estinzione desiderata e definitiva del comportamento disfunzionale, se non per un breve periodo (dopo il quale il comportamento di solito si ripresenta), ma solo un'estinzione momentanea, ovvero ha un impatto molto limitato nel tempo. Occorrerebbe lavorare invece sui rinforzi, ovvero quelle conseguenze che aumentano la probabilità che un comportamento venga emesso, in particolare i rinforzi positivi, che hanno un impatto notevole e duraturo sul comportamento. Rinforzare vuol dire premiare in diversi modi (premi soprattutto verbali, emotivi come lodi e incoraggiamenti)un comportamento perchè questo venga appreso e si stimoli il bambino a rimetterlo in atto, sostituendo così comportamenti negativi con comportamenti funzionali e positivi). Sperando di averLe chiarito sommariamente i punti chiavi della questione, Le porgo cordiali saluti.
Gentile Barbara, credo che la cosa migliore sia chiedere un colloquio con le insegnanti e capire se i compiti da fare a casa siano per l'ennesima volta delle punizioni al suo non essere nella "norma". Il problema sembra essere troppo amplificato. Infatti non deve essere molto semplice sopportare le urla a scuola delle maestre(è il primo anno scolastico, non se lo dimentichi!)e a casa dei genitori se si hanno delle difficoltà di concentrazione, o un temperamento vivace, perchè forse potrebbe trattarsi anche solo di questo. Non faccia psicologismi, alimentano discorsi inutili e fuorvianti, con diagnosi frettolose. Avere uno stato mentale che favorisca l'apprendimento non è da poco e il contesto deve aiutare scolari così piccoli,non dimenticando soprattutto che a questa età si deve incominciare ad apprendere, sotto il profilo delle conoscenze e delle abilità, proprio tutto..Calma e in bocca al lupo!
Gentile Barbara, ho letto con attenzione la Sua lettera e, le informazioni che ho colto, sono le seguenti: - Il bimbo non ha manifestato disagi sino all'inizio della scuola primaria - Ha piacere a recarsi in classe (curioso e già “capace”), ma ha difficoltà a concludere i compiti assegnatigli - Forse, per la prima volta nella vita, è stato oggetto di scherzi (frustrazione e paura) - E’ insofferente alle “alzate di voce” della maestra - Si lascia coinvolgere dai bimbi più vivaci forse per farsi accettare, per “trovare” amici - Si isola nel suo mondo per difendersi da ciò che non riesce a tollerare e gestire - Esprime il suo malumore come tutti i bimbi: capricci, opposizione, rifiuto di regole… - … Di conseguenza fatica a concentrarsi e a portare a termine i compiti anche a casa In base a questi elementi (ovviamente un po’ scarsi data la natura della comunicazione) mi permetto alcune considerazione e qualche consiglio: - Forse, il piccolo, non ha avuto un impatto particolarmente felice col suo nuovo ruolo di scolaro (i motivi possono essere molteplici) - Reagisce come può esprimendo il disagio con “rabbia” (senso d’impotenza) e isolandosi - Potrebbe aver bisogno di tempo per “assestarsi” in una nuova condizione ed a un impegno che percepisce come “gravosi” - Non so se il piccolo abbia frequentato altre situazioni comunitarie (scuola materna ecc.) Lo stacco dalla famiglia potrebbe rappresentare motivo di ansia Detto ciò: - Osservare, nel limite del possibile, se il bimbo, quando per qualche giorno non andrà a scuola, ritorni ad essere più solare e più “gestibile” - Cercare di interessarlo ai compiti (sapeva già leggere e scrivere) magari inventando qualche gioco che stemperi il suo rifiuto a “finire i compiti” - Con cautela, indagare il rapporto che le maestre hanno instaurato con lui - Confrontarsi con altri genitori dei bimbi della classe - Informarsi se esiste uno psicologo scolastico a cui poter rivolgersi - Non drammatizzare. Chi non ha difficoltà nella vita? E’ un momento di passaggio, i figli, in alcuni periodi, sono fonte di ansie e preoccupazioni - Attenzione: le “categorizzazioni” , se hanno il pregio di individuare i disagi, corrono il rischio di “etichettare” il soggetto (figlio) e di generare un senso di inadeguatezza nei familiari (genitori), questo limite può creare una spirale viziosa in cui i soggetti coinvolti si sentono “sbagliati” e ciò, difficilmente, approda a qualcosa di buono… Per concludere: non rilevo (sempre in base alle scarse informazioni) la presenza di una “patologia”, tanto meno mi pare che, Lei, Barbara, sia inadeguata. Essere (non fare: essere) genitori è difficile, si può sbagliare, sentirsi non all’altezza ecc. E’ normale. Naturalmente avrei domande da porLe, per esempio come si chiama Suo figlio, se condivide le Sue ansie col padre del cucciolo, se ci sono altri bimbi in famiglia e molte altre, ma mi fermo qui, augurandomi di essere riuscita, se non a darLe risposte “risolutive”, a fare un po’ di chiarezza e a tranquillizzare una mamma attenta e preoccupata: sono bimbi, a volte “troppo” vivaci, “cocciuti” ed “incomprensibili” … Sono bimbi, appunto. Un cordiale saluto,
Mi permetto di indicarle di parlare dei problemi, ossservati e di cui sotra con le insegnanti di classe per confrontare la sua visione del problema con il punto di vista delle maestre di suo figlio. Se dopo un incontro informativo e di scambio, non si ritiene soddisfatta, si rivolga ad uno/a psicologo dell'età evolutiva, a cui chiedere una consulenza rispetto ai comportamenti problematici del bambino e chieda ragguagli in merito.
Pordenone
La Dott.ssa M. Piera Nicoletti offre supporto psicologico anche online
Gent.ma Barbara la riflessione che occorre fare è se il contesto scolastico ed anche la maestra di suo figlio siano giusti per suo figlio o non sia invece una situazione carica di tensione. Partendo dal fatto che suo figlio ha già appreso le competenze che si apprendono in prima elementare potrebbe essere preso di mira dai compagni e considerato il " saputello ". Sarebbe importante sapere se suo figlio ha avuto un periodo di scolarizzazione precedente alla attuale scuola, asilo nido o scuola dell'infanzia . Chi è già scolarizzato conosce già le regole scolastiche e si adatta più facilmente. Le consiglio di non farsi spaventare o suggestionare da definizioni che potrebbero etichettare il suo bambino, piuttosto cerchi di alleggerire la situazione facendo capire a suo figlio che comprende le sue difficoltà , che è normale all'inizio trovarsi smarriti in una situazione nuova e che le piacerebbe sapere da lui cosa prova e cosa lo fa soffrire . Spero di averle dato qualche piccolo suggerimento e sono a disposizione per qualsiasi approfondimento . Grazie
Barbara Suo figlio si trova all'inizio della sua "vita sociale" poichè l'età scolare segna l'ingresso 'reale' nella Società (anche per chi viene dalla scuola materna). A volte - alla prima elementare - si possono presentare dei problemi in cui il bambino può evidenziare un' amplificazione della propria vivacità a causa di un 'lento adattamento' al nuovo ambiente. Nel caso di Suo figlio c'è anche da considerare che ha già imparato a leggere e scrivere e quindi, durante le lezioni, potrebbe provare 'noia' invece che 'interesse'. Ritengo che - nel suo caso - trattasi di un po' di 'ansia da adattamento' che ogni bambino manifesta soggettivamente in modo diverso. Il piccolo non riuscendo ad adattarsi subito alle nuove regole scolastiche/sociali, alle nuove amicizie/affetti etc. potrebbe essersi 'innervosito' e quindi fatica a trovare un suo equilibrio. Forse gli ci vuole un po' più di tempo!!! Tuttavia leggendo il Suo scritto ho sentito in Lei molta - ma comprensibile - ansia e preoccupazione pertanto Le consiglio di consultare uno psicologo (se c'é va bene quello interno alla scuola del bimbo) e se é il caso può fargli somministrare una batteria di test proiettivi per avere una verificare dell'attuale stato affettivo, emotivo e cognitivo. La saluto con cordialità.
Cara Signora, ha preso in considerazione di farlo vedere da una collega di presenza? Qualsiasi dubbio potrà essere chiarito solo con l'osservazione diretta di uno specialista. Un abbraccio e ci aggiorni
Cara Barbara,
la prima cosa che mi sento di consigliarle è: non cerchi su internet una categoria da assegnare al suo bambino. Ogni bambino è diverso e eventuali "diagnosi" vanno ben ponderate sull'unicità di quel bambino.
L'ingresso nella scuola elementare è il secondo grande scoglio che un bambino deve affrontare nella sua vita (dopo l'ingresso alla scuola dell'infanzia), un po' di nervosismo e agitazione sono normali. La scuola è il primo luogo in cui il bambino viene posto di fronte a delle vere e proprie regole (stare seduto, eseguire dei compiti, ascoltare le maestre) e potrebbe essere la "voglia di libertà" il motivo che spinge il suo bambino ad essere meno obbediente in casa dopo una intera giornata a scuola.
Anche le punizioni, a volte, non sono il miglior modo per rapportarsi con un bambino che mostra un "disagio" (in questo caso attraverso un comportamento oppositivo verso i genitori e le sue responsabilità). Ha provato a imboccare una strada alternativa? Ha provato a sentire se suo figlio ha qualcosa da raccontarle?
Se la situazione sta diventando per le ingestibile, al punto da farla sentire inadeguata, non esiti a chiedere aiuto. Consulti uno specialista che possa spiegarle il comportamento di suo figlio e aiutarla a trovare le strategie migliori per risolvere il problema.
L’inizio della scuola è sempre un momento difficile per molti bambini, conoscere nuovi compagni, relazionarsi a loro alle insegnanti e gestire le nuove regole che la scuola propone ai bambini. Detto ciò il mio consiglio è di parlare con le insegnanti e confrontarsi con loro in primis su come suo figlio vive questa nuova esperienza, se loro hanno notato o meno delle difficoltà e se è riuscito o meno ad integrarsi con il gruppo classe; contemporaneamente chiederei a suo figlio come si trova in classe, se ha difficoltà o se ha qualsiasi cosa da riferire.
Una volta approfondito tutto questo e se emergono delle difficoltà riferite anche dagli insegnati le consiglio di fare un incontro con uno specialista, magari uno psicologo evolutivo che possa anche fare una valutazione diagnostica utilizzando dei test, per eliminare qualsiasi dubbio su problematiche relative a difficoltà come adhd.
Infine le do un ultimo consiglio, comprendo l’ansia che si presenta quando cerchiamo di dare una mano a nostro figlio, ma non riusciamo ci ritroviamo a vivere questa situazione come un insuccesso, come una forte frustrazione e un senso di inadeguatezza: “vorrei aiutare mio figlio, ma non riesco” “sarò una buona madre?” per fuggire da tutto ciò cerchiamo risposte ovunque, ma questo atteggiamento non fa altro che confondere le nostre idee, continuiamo ad inseguire diagnosi su internet che non riescono a mettere il punto su ciò che ha nostro figlio e su cosa dobbiamo fare. Il mio consiglio è di non fare diagnosi o cercare soluzioni definitive su internet, perché questo la confonderà solamente e non risolverà la problematica, qualora vi fosse, di suo figlio.
Cordiali saluti