Cosa succede nelle famiglie quando per i figli è il tempo dei gruppi reali e virtuali
Questa relazione è stata utilizzata con la proiezioni di specifiche slides al seminario di formazione , rivolto a genitori, insegnanti e animatori, che si è tenuto il 22 marzo 2019 a Guspini ( SARDEGNA) presso l’Oratorio S.Domenico Savio.
La Gruppoanalisi ci permette di mettere assieme in modo significativo diversi elementi utili per comprendere fatti complessi quali: adolescenza, gruppo dei pari, genitorialità e comunità educante.
Intanto vedo che siamo un bel gruppo e ringrazio per la vostra presenza, in particolare ringrazio Don Daniele che si è fatto promotore dell’evento nel richiedere un supporto gruppo analitico a beneficio del percorso adolescenziale.
Ringrazio il collega Michele Vargiu, psicologo, psicoterapeuta e gruppo analista responsabile della Sezione Sarda del IL CERCHIO .
Due parole per dire che cos’è la Grupponalisi. Il suo fondatore è Sigmund Foulkes, uno psicoanalista che capì già nella prima parte degli anni ‘90 il ruolo rilevante del sociale nella costituzione della nostra mente. La sua intuizione lo portò ad organizzare interventi di cura attraverso i gruppi.
Oggi i gruppi sono fondamentali nella nostra vita quotidiana e la psiche di ognuno di noi si costituisce dall’appartenenza a molteplici gruppi, a partire da quello familiare.
IL CERCHIO, nato nel 1999 si occupa dello studio e degli interventi con i gruppi. Ha diverse sedi sul territorio nazionale ed assieme ad altre 8 Associazioni che hanno il medesimo scopo ha fondato la COIRAG e gestisce una Scuola di Specializzazione in Psicoterapia Individuale e di Gruppo riconosciuto dall’Università.
Oggi cercheremo di rispondere a 4 DOMANDE:
Cosa succede in adolescenza?
Perché sono cosi importanti i gruppi dei pari?
Come si comportano in questa fase i genitori?
E la comunità educante come supporta l’adolescenza e / o reagisce agli adolescenti ?
Cosa succede in adolescenza?
L’approccio di Erik Erikson (Francoforte, 1902 - 1994) nel concepire lo sviluppo umano è centrato in particolare sulle sue dinamiche sociali ed ha una visione sostanzialmente positiva del percorso di crescita . Egli, infatti, sostiene che il tema principale della nostra vita è la ricerca dell’identità. Per tutta la vita ci chiediamo «Chi sono io?» e in ogni stadio diamo una risposta diversa a questa domanda.
Lo sviluppo psicosociale degli adolescenti per essere compreso va visto nel continuum degli otto stadi che una persona vive dalla nascita alla morte. Gli otto stadi di sviluppo psicosociale, ciascuno caratterizzato da una precisa crisi psicosociale sono:
Infanzia 0-1 anno (fase orale-respiratorio), fiducia/sfiducia;
Prima Infanzia 1-3 anni (fase anale-uretrale), autonomia/vergogna e dubbio;
Età genitale 3-6 anni (fase infantile-genitale), iniziativa/senso di colpa;
Età scolare 6-12 anni (fase di "latenza"), industriosità/inferiorità;
Adolescenza 12-20 anni (pubertà), identità e contestazione/diffusione di identità;
Prima età adulta 20-40 anni (genitalità), intimità e solidarietà/isolamento;
Seconda età adulta 40-65 anni, generatività/stagnazione e auto-assorbimento;
Vecchiaia 65 in poi, integrità dell'Io/disperazione.
Pur essendo in presenza di un cammino "a tappe", il ciclo di vita viene inteso da Erikson come un continuum. E’ , infatti, importante considerare il concetto di crisi intesa in maniera positiva; è questa, infatti, la scelta effettuata per risolvere la problematica evolutiva.
Il primo stadio viene chiamato “orale–sensorio”e “cinestetico”.
“L’oralità e le esperienze che ruotano intorno alla bocca si sviluppano in rapporto alla madre che nutre, che protegge, che coccola e dà calore. La prima cosa che impariamo nella vita è immettere, ed il principale atteggiamento psicosociale che impariamo è quando possiamo aver fiducia nel mondo e quando , invece, è bene diffidare.
A partire da un rapporto favorevole tra la fiducia e la diffidenza, durante il primo stadio si sviluppa la SPERANZA: la speranza è un punto di forza fondamentale per l’uomo, senza la quale non potrebbe sopravvivere.
Nel secondo stadio assistiamo ad uno sviluppo muscolare – anale. Erikson descrive il tratto psicosociale che si svilupperebbe parallelamente come il rapporto tra l’autonomia da un lato e la vergogna e il dubbio dall’altro. Man mano che i bambini conquistano AUTONOMIA nelle abilità principali, debbono imparare anche a non dubitare di sé quando non riescono a padroneggiarle immediatamente.
Il terzo stadio si colloca tra i due quattro anni di età ed è quello “locomotorio – genitale”.
Erikson parla di sviluppo dello SPIRITO DI INIZIATIVA in rapporto al senso di colpa: i bambini si trovano ora a dover risolvere i conflitti tra il prendere iniziative e il sentirsi in colpa per aver passato i limiti.
La virtù particolare che Erikson vede emergere da tutto ciò è lo “SCOPO”. Dallo spirito di iniziativa,quindi,deriverebbe un orientamento verso alcuni fini.
Il periodo successivo è chiamato della “latenza”. E’ un periodo corrispondente ai tratti psicosociali dell’industriosità o del senso d’inferiorità, ed emerge la virtù della COMPETENZA
Nel periodo della “pubertà” o “adolescenza” tra i tredici e i quattordici anni, vengono introdotti i meccanismi psicosociali dell ‘IDENTITA’ in contrapposizione all’acquisizione dei RUOLI.
La virtù sviluppata in questo stadio è la FEDELTA’, intesa non come riferita ad una particolare ideologia, così come con il termine “speranza” non si intende un concetto religioso, piuttosto che tali virtù sono necessarie per l’adattamento dell’uomo .
Erikson aggiunge che dal punto di vista psicopatologico, senza lo sviluppo di una tendenza alla fedeltà, l’individuo o avrà ciò che chiamiamo un lo debole o cercherà dei gruppi devianti verso i quali essere fedele: infatti anche il giovane delinquente sta cercando una possibilità di aderire ad una ideologia , di essere fedele verso il proprio capo e di sviluppare e fare mostra di un qualche senso di lealtà.
Per quanto riguarda lo stadio successivo quello del “giovane adulto”, Erikson parla di intimità ed isolamento e della virtù dell’amore, riferendosi con ciò a rapporti intimi, come l’amicizia, l’amore, il sesso, oltre all’intimità con se stessi, con le proprie risorse interne, le emozioni e l’impegno personale.
Lo stadio successivo, quello dell’adulto, è quello della generatività e della stagnazione. E’ il momento in cui si trova una propria collocazione nella società, cominciando ad assumere un ruolo e a collaborare allo sviluppo o al miglioramento di ciò che questa produce. L’individuo se ne assume la responsabilità. Col termine “generatività”, da non confondere con creatività, Erikson si riferisce a tutto ciò che è generato, da una generazione all’altra: bambini, merci, idee e anche opere d’arte. La virtù che accompagna il concetto di generatività, contrapposto a quello di autoassorbimento (stagnazione), è la “preoccupazione”, cioè preoccuparsi di qualcosa che richiede protezione ed attenzione” ed infine nel senso di “preoccuparsi di non fare” qualcosa di negativo.
L’ultimo stadio è quello della maturità e dell’anzianità. La dicotomia è quella dell’integrità e della disperazione,mentre la virtù corrispondente è la saggezza.
Erikson crede che il potenziale per lo sviluppo della forza dell’io derivi dal compimento positivo di tutti i processi evolutivi precedenti.
Anche se uno riesce a risolvere la propria crisi di identità, mutamenti successivi nel corso della vita potrebbero fa rriprecipitare una tale crisi: la vecchiaia può farlo, perché l’individuo che non ha risolto adeguatamente il problema in precedenza, tenterà disperatamente di vedere se ha ancora la possibilità di sviluppare un’altra identità.
Perché è importante il gruppo dei pari?
Ritornando all’adolescenza, la modalità psicosociale di questo stadio è rappresentata dall’essere se stessi o meno. Gli adolescenti cercano il loro vero sé attraverso gruppi di pari, associazioni, movimenti politici e così via. I gruppi hanno il compito di fornire opportunità per provare ruoli nuovi, allo stesso modo in cui l’adolescente si prova delle giacche in un negozio, fino a che trova quella che gli sta bene.
L’esperienza delle comunicazioni che un giovane sviluppa nei gruppi di persone di pari età, amici, compagni di scuola, di sport, etc., rappresenta la palestra di rapporti privilegiati della crescita, lo spazio ottimale per provarsi, per verificare gli apprendimenti acquisiti nelle agenzie di socializzazione, famiglia e scuola, precedentemente frequentate.
Nel gruppo di pari si sviluppa un processo di crescita individuale per prove e aggiustamenti progressivi che alla fine definisce un’immagine personalizzata, distintiva dell’identità personale di ogni adolescente, pur all’interno di un gruppo che raccoglie molte similitudini tra gli inseriti.
Autostima, considerazione di sé, sicurezza nelle comunicazioni, atteggiamenti apprezzati nelle relazioni, successo e riconoscimento positivo, costituiscono gli obiettivi non dichiarati e dissimulati dagli adolescenti nelle relazioni nel gruppo, apparentemente dedicate agli accadimenti quotidiani.
Nella palestra delle relazioni personali si mischiano e si confondono gli apprendimenti acquisiti nella relazione esterna alla famiglia nei primi anni dell’infanzia e gli stili di comunicazione, patrimonio della propria esperienza familiare.
Questo processo di confronto nel gruppo di pari recupera e riproduce schemi di relazione che ancora adottano l’affettività, l’appartenenza, la complicità come comunicazione privilegiata.
Solo un gruppo di amici di pari età, pari interessi e pari progetti, perciò, con esperienze e connessioni logico-cognitive similari, può sviluppare un clima collettivo di accettazione, affettività e di proiezione nei contenuti comuni, tale da difendere i singoli componenti da possibili cocenti delusioni e/o da interruzioni definitive delle prime relazioni sentimentali importanti.
Il gruppo di pari riproduce un clima di sicurezza affettiva similare a quello familiare o, almeno, è così percepito dai singoli appartenenti e consente loro di provare le proprie posizioni, sicuri di non perdere la faccia davanti agli interlocutori.
Questo clima di comunicazione rappresenta la premessa che permette agli adolescenti di giocare tutte le proprie carte e di verificarle. Il gruppo dei pari si costruisce pertanto come un gruppo di solidarietà, di condivisione degli interessi e di interscambi accrescitivi di pensieri, opinioni, mete, progetti, ambizioni.
Dato che la sperimentazione rappresenta la funzione principale dei gruppi di adolescenti, diviene inevitabile che, nella comunicazione interna ai gruppi, i giovani cerchino di essere valutati dagli altri per delle funzioni che li distinguono e li confermino nelle proprie capacità e, contemporaneamente, sviluppino un sentimento di affinità, di riconoscimento degli altri come uguali a sé.
Detto in altre parole, si conferma il paradosso dell’adolescenza, costituito dalla continua fluttuazione nella relazione tra il sentimento del noi e l’affermazione dell’io; il singolo adolescente nel gruppo oscilla tra ricerca di stabilità e ricerca di sperimentazione come percorso obbligato per costruirsi un’immagine di sé.
Ogni gruppo è differente dagli altri ed il processo evolutivo delle dinamiche interne è in continuo mutamento.
Anche se il gruppo è di fatto un organismo vivo in costante evoluzione, il poterlo conoscere ci consente di ragionare sulle forme educative presenti e necessarie nel contesto ambientale e capire quali importanti bisogni soddisfi in ogni adolescente.
Proviamo ad elencare i più significativi.
La comunicazione e la condivisione sono le armi vincenti: il gruppo dei pari si costituisce come spazio di confronto e rispecchiamento, possiede regole specifiche spesso in opposizione a quelle del mondo degli adulti. I bisogni ai quali il gruppo risponde non consistono più solo nel desiderio di trovare condizioni favorevoli per i giochi, ma comprendono desideri di esperienze nuove da compiere, di scoperta e verifica delle proprie abilità, di elaborazione in condizioni di parità delle nuove conoscenze ed emozioni. Ogni adolescente partecipa al gruppo con aspettative e desideri personali: è come dire che ognuno cerca qualcosa all’interno del gruppo, che non è necessariamente ciò che cercano altri.
Il bisogno di appartenenza: il giovane adolescente esce dalla famiglia a cui sente naturalmente di appartenere, tuttavia è essenziale per lui ritrovare la stessa modalità di appartenenza, di inclusione, di accoglienza e di accettazione anche nel gruppo al quale si aggrega.
Saper di valere ed essere influente sugli altri : per affermare la propria individualità i ragazzi sentono il bisogno di esercitare un certo potere o autorità; questo implica la decisione, non sempre espressa, di assumersi un ruolo rispetto al comandare o essere comandati. Non tutti avranno la stessa capacità di essere leader carismatici, però tutti , associandosi, prendono la stessa importanza che il gruppo riscuote nel loro ambiente, quindi acquisiscono pari influenza tra di loro e rispetto agli altri.
Il bisogno di affetto e rassicurazione: l’amicizia e l’affetto tra i coetanei, il sostegno reciproco, la possibilità di relazioni vissute come positive rappresentano degli antidoti contro l’insicurezza che ogni ragazzo si trova ad affrontare .Nel momento in cui entra nel gruppo, ognuno si porta dentro, insieme ai bisogni, anche ansie e riserve nei confronti degli altri. Da una parte queste servono a difendere la propria persona; dall’altra sono manifestazioni dei limiti nella capacità di stabilire relazioni.
Nel gruppo dei pari è importante riconoscere e valorizzare la diversità e l’originalità di ogni persona e ognuno è portatore di proprie idee e propri stili. Questa diversità può accrescere le risorse all’interno del gruppo, diversamente il gruppo si può trasformare in un sistema manipolatorio, fuorviante e spersonalizzante.
L’interesse dell’adolescente è quello di conquistarsi la simpatia del gruppo e la sua approvazione, quindi inevitabilmente, in situazioni di oppressione della personalità anziché di valorizzazione, il gruppo diventa un qualcosa di negativo, tossico e da cui il giovane dovrebbe distaccarsi, allontanandosene.
Prendere le distanze non è sempre facile perché la stima degli altri è importante, l’abbandonare una comitiva negativa presuppone una forza interiore ed un coraggio che spesso mancano.
Come si comportano in questa fase i genitori?
L’adolescenza è certamente un “evento critico” anche nel ciclo della vita familiare.
L’equilibrio precedente non va più bene, le modalità abituali di funzionamento del meccanismo familiare, sino a quel momento sperimentate, risultano inadeguate ed occorre operare una riorganizzazione tenendo conto di spinte diverse che potremo cosi descrivere: da una parte la spinta all’unità, al mantenimento dei legami affettivi e al senso di appartenenza da parte dei genitori che tendono a custodire tutto l’esistente; dall’altra, la spinta verso la differenziazione e l’autonomia dei singoli membri proposta dagli adolescenti che vogliono nuovi rapporti, paritari, egualitari e reciproci.
Si tratta di un processo di emancipazione non di tipo lineare, anzi piuttosto tortuoso e complicato, anche perché carico di ambivalenze che possono dar luogo a comportamenti contraddittori.
Anche i genitori possono sperimentare sentimenti contradditori quali sentirsi orgogliosi per la crescita del figlio e tuttavia sentirsi inutili e trattati con ingratitudine, tanto più la loro vita era prevalentemente centrata sul figlio.
Inoltre, questi genitori dopo circa 12 anni di indiscusso “ dominio “ relazionale, possono essere in difficoltà nel modificare il proprio comportamento a favore di una reciprocità con il figlio, soprattutto quando provano contemporaneamente gelosia per la vitalità del figlio e vivono con angoscia l’avanzare dell’età.
Restando nell’ampia gamma delle relazioni pur turbolente con un adolescente, proviamo a tratteggiare alcune modalità di funzionamento più ricorrenti in cui sarà possibile imbatterci , come genitori o come animatori o insegnanti.
Cominciamo con :
IL BRAVO RAGAZZO /LA BRAVA RAGAZZA
Con un comportamento apparentemente irreprensibile che sembra dire che dobbiamo stare attenti a non considerarlo alla stregua di tutti i suoi compagni, quando meno ce lo aspettiamo è possibile che dobbiamo avere a che fare con i suoi improvvisi cambi di umore e di comportamento .
Dietro la positività non sempre c’è la consapevolezza delle scelte ed alcune volte addirittura c’è il corrispondere alle aspettative degli altri in modo esagerato. In alcuni casi il gruppo dei pari può essere scelto per vivere aspetti trasgressivi che debbono rimanere assolutamente segreti. E’ consigliabile quindi che gli adulti abbiano uno sguardo sempre molto attento……..
Proseguiamo con LA RAGAZZA/IL RAGAZZO SEMPRE ALL’ULTIMO MODA
Si tratta qui di avere l’abito firmato, di poter frequentare certi locali per evitare un vuoto di identità e precipitare nel sentimento spiacevole di essere “ sfigato “ senza i soldi continuamente elargiti dai genitori. Si tratta , qui, di intervenire per costruire una dimensione esistenziale centrata sul cuore e non solo sui soldi, di accettazione dei limiti della realtà e delle frustrazioni come parte inevitabile nella vita di ognuno di noi. Genitori e adulti in genere dovranno, quindi, porre attenzione nel veicolare un messaggio implicito che la felicità sia possibile solo con molti soldi, ottimi voti e via dicendo……..
Poi potremo doverci confrontare con il RAGAZZO / A ESIBIZIONISTA E ULTRASOCIAL
L’atteggiamento ricorrente è quello di voler essere contemporaneamente ovunque…in qualsiasi modo e da qui l’utilizzo di tutti i social con la passione neanche tanto segreta di poter fare un provino o di diventare famosi. Se sognare è lecito, spesso qui si rischia di scivolare sulla perdita della realtà quotidiana, vissuta come scarsamente gratificante ed avvilente. Il mondo social è importante che sia conosciuto dagli adulti e che l’adolescente sia supportato nel farne un uso critico ed utile, che sia aiutato a gestire eventuali situazioni dannose provenienti dall’essersi fidato di promesse luccicanti , tipiche del web o ancor peggio di poter aderire a gruppi social con finalità devianti.
Poi possiamo parlare del RAGAZZO /A TIMIDO/A che ha difficoltà a stare nel gruppo, sta spesso chiuso in camera, sembra che si tuteli dall’essere guardato da “ tutti “ e finisce per avere timore ad avere amici e negli affetti. Apparentemente sia i genitori che altri adulti di riferimento si sentono meno preoccupati con un ragazzo /a che pare facile da controllare e magari non provano a rappresentargli il mondo esterno come sufficientemente sicuro per spingerlo ad uscire ed ad esplorarlo in autonomia. Spesso con questi ragazzi è necessario aiutarli a migliorare l’accettazione di se stessi, timidezza compresa, che se accettata può avere un certo fascino agli occhi di molti coetanei del sesso opposto.
Di tutt’altra emozione è il RAGAZZO/A FEBBRE DEL SABATO SERA, infatti il nostro Saturday’s fever rincorre esperienze funambolesche soprattutto la notte e durante i fine settimana, manifestando una trasformazione a suon di rischi elevati ma funzionando di nuovo in modalità “ tranquilla” come arriva il lunedi.Purtroppo, si tratta spesso di ragazzi che fanno uso di sostanze con cui modificano il loro livello di coscienza, ma che stanno anche attenti a non disturbare troppo, riuscendo anche bene a scuola. Tuttavia la possibilità che la situazione possa diventare ingestibile può essere dietro la porta….attenzione perché , da occasionali, le sostanze possono diventare una dipendenza ed anche la capacità di mantenere gli impegni può diventare traballante.
Per finire, possiamo descrivere il /la RAGAZZA/O BULLA/O cioè un adolescente che gli riesce di sentirsi forte e prepotente a scapito dei più deboli. Oggi se ne parla in continuazione e per chi tanto ama fare il leader negativo, sempre leader si sente, non gli pare vero di finire sui giornali o sulla bocca di tutto l’Istituto. Questo clamore aumenta l’eccitazione e l’arroganza che è già alla base dell’essere bullo, soprattutto se in gruppo. Quindi contenere l’effetto di piacere dato dalla divulgazione sarebbe la prima azione educativa, seguita da ferme misure di contenimento e solo successivamente da dialogo e da proposte alternative.
Un bravo genitore non è quello che ha tutte le risposte giuste, piuttosto è apprezzabile l’atteggiamento di chi si interroga, pur in mezzo alle preoccupazioni , si mette alla ricerca e riflette anziché rispondere magari in modo esattamente simmetrico.
Anche rispetto ai genitori è possibili tracciare differenti quadri comportamentali ad iniziare dal
GENITORE DEL TEMPO PERDUTO che si fa riconoscere subito dalla sua frase tipica e spesso ripetuta…” ai miei tempi” a cui segue una descrizione dall’effetto deprimente per il figlio che si riprometterà di non fare la fine dei genitori tristi. Questi genitori sono spaventati dalla vitalità del figlio e non immaginano neanche che ci sia un modo per aiutarli a modulare le energie di cui vedono solo gli aspetti negativi.
Un altro tipico quadro è quello del GENITORE PRATICO BENE E RAZZOLO MALE cioè colui che abbonda di consigli e vedute morali ottime e chiare ma tralascia spesso la coerenza di tutto ciò nel personale comportamento quotidiano. L’adolescente ha sufficienti strumenti per notare tale modo di procedere con l’inganno e la bugia, reagendo a sua volta con rabbia , delusione o imitazione quando fa comodo.
Il successivo è il GENITORE AMMINISTRATIVO FULL TIME in genere intento a liquidare razionalmente e velocemente i suoi nuovi compiti in aiuto al futuro del figlio. Non siamo di fronte alla ricerca di un dialogo conoscitivo , piuttosto alla migliore valutazione o al miglior esito da attendersi in virtù di certe scelte . Qui si procede ad iscrivere ad una facoltà universitaria piuttosto che ad un’altra, nello stesso modo con cui si valuta l’esito di un acquisto in Borsa. Le decisioni basate solo sulla logica del profitto , ovviamente, possono creare ribellione attiva o passiva nell’adolescente.
Un altro tipo è il GENITORE MORDI E FUGGI in cui la variabile tempo assume o la forma “ non conta la quantità ma la qualità” ma la presenza in casa è un optional, oppure “ ci penso io visto il poco tempo “ in cui il genitore si sostituisce al figlio. Viviamo un mondo dove la fretta e la necessità di lavorare di entrambi i genitori non sono automaticamente responsabili del quadro descritto. Piuttosto stiamo parlando di genitori che attivamente ricercano impegni, pur di non stare a casa e di genitori che non amano il tempo richiesto dal figlio per imparare a fare da soli. Le conseguenze nell’adolescente potranno essere relative all’autostima , al sentirsi all’altezza di fare le cose , oppure dove è la presenza a difettare nella mancanza di un modello di riferimento.
Continuando il nostro exursus troviamo ancor oggi il GENITORE DITTATORE centrato sul dominio autoritario, che pone regole rigide, che è incapace di ascoltare gli altri e che produrrà reazioni rancorose, oltre ad una tendenza all’inibizione nell’adolescente , come fragilità comportamentale speculare a quella del genitore.
Anche il GENITORE PREDICATORE che vanta tutte le bontà e le virtù del figlio a tutti , in particolare di qualcuno che accenna ad opinioni diverse, causa qualche danno nella relazione con l’adolescente . Si tratta di un genitore molto conosciuto dai professori ma anche dagli allenatori sportivi che ingiustamente non valorizzino a sufficienza il figlio. Questo è un genitore che può produrre danni irreversibili quando, nel percorso di iperprotezione, arriva a ricorrere al TAR o si impegna in continui litigi con l’altro genitore , svalutato e sminuito.
La figura del GENITORE ATTENTO A NON SUDARE è maggiormente riferibile alle madri e può facilmente produrre l’esito di un figlio che rimane un eterno bambino. Si può facilmente immaginare che l’adolescente , non solo si continui a sentir dire di stare attento a non sudare……, ma anche attento ad un sacco di altre fatiche implicite nella crescita.
La successiva figura è il GENITORE ASETTICO che intendendo lasciare libero il figlio di fare le sue scelte e le sue decisioni , si astiene totalmente da scelte di valori familiari , fino a configurarsi cosi permissivo ed inadeguato. Viene evasa anche la necessità di regole , spesso utili all’adolescente per avere un limite da poter trasgredire e parallelamente sentirsi di poter costruire uno spazio di individuazione; qui tale necessità cade nel vuoto.
All’esatto opposto possiamo delineare il GENITORE CONTROLLORE , che pieno di dubbi, si sente di dover controllare continuativamente e pedissequamente la vita del figlio con appostamenti , verifiche del suo telefono, dei diari, schedature degli amici e via dicendo. La costruzione di una relazione di sufficiente fiducia reciproca è sconosciuta a questo tipo di genitore che, purtroppo, creerà con i suoi modi un clima di sospetto difficile da superare….senza dimenticare che, se un adolescente decide di fregare un adulto, può ugualmente riuscirci a dispetto di tanti controlli.
Siamo chiamati, come genitori e come adulti di riferimento a verificare il livello di alcune nostre capacità:
di comprensione delle difficoltà , degli sbagli inevitabili degli adolescenti , cercando di non deriderli cosi come non prendiamo in giro un bambino, che imparando a camminare, cade e si fa male
di disinnescare la reazione veloce quando siamo provocati contando almeno sino a dieci
di presenza intendendo con questo che pur tra mille difficoltà, in certi casi bisogna proprio avere il tempo e la pazienza e l’energia necessaria che nostro figlio richiede
di affetto e tenerezza ricordandoci che anche gli adolescenti possono aver necessità di un abbraccio , di una coccola , di parole affettuose e grate , di sentirsi dire esplicitamente che noi proviamo gioia nel vederli crescere.
Oggi il nostro essere genitori è centrato maggiormente sul rapporto affettivo con i figli, (P.Charmet,2000) avendo pressochè abbandonato i vecchi compiti genitoriali di imporre o insegnare regole , di trasmettere valori etici.
Tuttavia, come genitori affettivi bisogna che siamo in grado di dare un senso a quello che viviamo durante il passaggio dei nostri figli dall’adolescenza al divenire adulti. Siamo noi adulti che, per primi , possiamo trasmettere la fiducia e la speranza che anche i nostri adolescenti troveranno, infine, un loro modo di essere nel mondo , con un loro specifico progetto , irripetibile nei suoi passaggi creativi per le specifiche doti individuali dispiegate nel loro percorso di vita.
E la comunità educante come supporta l’adolescenza ?
La comunità educante non può non tener conto di ciò che avviene nelle relazioni degli adolescenti con i loro genitori.
La scuola cent’anni fa era il luogo per eccellenza dell’istruzione . Oggi i luoghi dove imparare sono ampliati . Alla scuola vengono , invece , richieste funzioni educative che rimangono inevase nei nuovi ruoli familiari.
Tuttavia, appare sempre più evidente come scuola e famiglia possano entrare in conflitto a causa dell’intenzionalità polarizzate e differenti: la famiglia tesa a proteggere il narcisismo del figlio e la scuola impegnata a far rispettare regole e limiti.
La collaborazione si costruisce a partire dal riconoscere come la famiglia fatichi a vedere il ruolo educativo degli insegnanti e, per quanto concerne la scuola, nell’ individuare aspetti seduttivi verso gli alunni, trattati come fruitori e consumatori da conquistare su un mercato in crisi per la scarsa natalità.
Uno sguardo finale ai luoghi di animazione, ai gruppi di adolescenti la cui funzione è stata già illustrata per quanto concerne la relazione tra i pari. Gli animatori, ancor più degli insegnanti possono diventare quegli adulti con aspetti ideali di cui l’adolescente ha bisogno per crescere.
Gli animatori giovani maggiormente efficaci sono quelli che hanno una sufficiente consapevolezza del ruolo strutturante e riparativo di altre relazioni meno fortunate, con adulti significativi nella vita di un adolescente.
Gli idoli che aiutano a crescere , solo alcuni sono da cercare lontano, altri, debbono necessariamente appartenere al quotidiano di un ragazzo perché possa avere , di quell’animatore, la stessa passione , la stessa grinta, il medesimo talento di cui contagiarsi.
Ma ancor più importante nell’azione educante è la circolarità comunicativa dei gruppi di adulti, la qualità della sinergia che ancor oggi possiamo costruire in un paese dalle dimensioni contenute come Guspini. Se tutto ciò viene curato, il contenimento che l’adolescenza implica nel possibile manifestarsi di fragilità, può diminuire il ricorso ad interventi di tipo sanitario o altri ad opera di organi di controllo , quali carabinieri e polizia.
I gruppi , che sono una delle cose più ricercate dai giovani come abbiamo visto, dovrebbero essere anche il nostro l’obiettivo . Gruppi, che non si fermino alla sola necessita di informazioni ma che siano aperti alla rielaborazione di affetti e pensieri, che è quanto ci riproponiamo di fare ora , qui tutti insieme, ricordando una bellissima frase di Don Bosco:
“Amate ciò che amano i giovani, affinchè essi amino ciò che amate voi”.
Bibliografia:
Charmet Pietropolli Gustavo , I nuovi adolescenti, R. Cortina , Milano 2002
Erikson H. Erik, Gioventù e crisi di identità, Armando , Roma 1995
Foulkes H. Sigmund, a cura di R. Pisani, Introduzione alla psicoterapia gruppo analitica, Armando, Roma 1991
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