Nel periodo adolescenziale si possono manifestare forme di autolesionismo, manipolazione e modificazione corporea. Con tali termini si descrivono comportamenti deliberati ma non premeditati, direttamente finalizzati all’alterazione della superficie corporea privi di intento suicidiario. La sofferenza ingestibile e urgente o una forte dose di aggressività latente, viene rivolta verso sé, sostituita attraverso il dolore fisico, come nel tentativo di volerla mettere alla luce. Tagliarsi o bruciarsi la pelle, rappresentano, spesso per l’adolescente, una modalità simbolica di prendere possesso del proprio corpo, nonché tentativi di difendere la propria identità e di ristabilire i limiti e i confini corporei. E’ importante però contestualizzare la messa in atto di tali condotte nel periodo adolescenziale, poiché si fa riferimento ad un’azione che nasce dal tentativo di scaricare una forte tensione emotiva negativa. Il corpo, per l’adolescente, è, spesso, luogo di espressione della sofferenza psichica e diventa uno strumento di comunicazione di conflitti e difficoltà evolutive. Esso viene utilizzato come narratore di difficoltà profonde che alcuni adolescenti non sembrano essere in grado di comunicare in modo diverso. Dietro questa sintomatologia c’è un’incapacità a regolare in maniera efficace le emozioni negative, che associandosi all’impulsività ed all’urgenza negativa tipicamente adolescenziali, determinerebbe azioni impulsive a carattere autolesivo.L’autolesionismo, quindi, rappresenta una modalità di regolazione emozionale disfunzionale centrata sul corpo utilizzata per sopperire a strategie di regolazione più mature ed evolute, le quali tuttavia si sviluppano attraverso esperienze relazionali positive.
commenta questa pubblicazione
Sii il primo a commentare questo articolo...
Clicca qui per inserire un commento