L’adolescenza, è noto, è fase della vita particolarmente difficile, destinata a reperire molteplici energie psichiche e fisiologiche per la mole delle questioni che i ragazzi devono affrontare. Innanzi tutto il problema della propria identità. “Chi sono io?” “Che cosa voglio?” “Come devo rapportarmi con il mondo” Domande che l’adolescente si pone e che sono di non poca entità considerando che, dalle risposte, si struttura il nucleo base della personalità dell’adulto. Ogni fase della vita ha, infatti, un compito. Quello dell’adolescenza è:
- arrivare al primo nucleo di base della propria identità
- svincolarsi e rendersi autonomo dalla famiglia
L’adolescenza è una fase in cui la famiglia diventa meno centrale e acquista un ruolo preponderante il gruppo dei coetanei. Una fase quella adolescenziale in cui incominciano anche le prime relazioni affettive romantiche Quella che stiamo vivendo è una situazione che va contro le spinte evolutive dello sviluppo adolescenziale.
E’ evidente quanto la vita dell’adolescente sia fortemente deprivata di quelle opportunità che sono essenziali per il suo processo evolutivo. E’ quindi fisiologico che egli possa diventare insofferente e reattivo. Diventano perciò fondamentali alcuni principi: dare regole ma anche lasciare un minimo di flessibilità e di spazio di privacy da gestire con gli amici e compagni di scuola ovviamente attraverso i congegni che si hanno a disposizione. Certo il rischio che aumenti la dipendenza da questi congegni c’è ma è un rischio che bisogna correre.
- Mettere l’adolescente in condizioni di strutturare in modo regolare la giornata
- Garantire a lui più che ad altri membri della famiglia un buon livello di privacy
- Accogliere l’insofferenza dell’adolescente come una reazione normale alla situazione
- Trovare momenti opportuni di dialogo ma senza fare pressione
- Assicurarsi che l’adolescente abbia una conoscenza scientifica ed adeguata del virus e della situazione: la conoscenza attiva la ragionevolezza facilkitando l’accettazione delle restrizioni
Ma è anche vero che molti adolescenti si organizzano meglio degli adulti: padroneggiano, infatti, più di madri e padri, i congegni tecnologici ed hanno molti più interessi degli adulti. In questa circostanza stanno dando grandi prove di creatività e risorse: si connettono con i coetanei e si organizzano in varie attività di gruppo. Ma adesso è incominciato a diventare pesante tanto è vero che essi stessi richiedono di tornare a scuola (anche i bambini lo chiedono). Due mesi di “quarantena forzata” incominciano a diventare troppi e per quanto le connessioni attraverso le varie forme tecnologiche siano state di grande utilità n on potranno mai sostituire la relazione diretta in cui il linguaggio del corpo riveste un ruolo fondamentale nella comunicazione, in cui abbracci e contatto fisico (darsi la mano, fare una carezza, mettere il braccio sulla spalla dell’altro, ecc.) comunicano molto di più delle parole. Non solo ma nella relazione diretta, vis a vis, la coregolazione comunicativa tra le persone è facilitata e può essere ottimizzata. Andiamo verso un’apertura delle attività parziale e progressiva. Anche noi potremo tornare a muoverci ma non sarà facile. Dovremo sviluppare di nuovo capacità di adattamento perché non sarà come prima. Dovremo continuare ad osservare la distanza sociale, cosa non semplice perché non ci sono i muri di casa a farlo per noi. E, comunque, buona parte della giornata i ragazzi dovranno continuare a trascorrerla in casa.
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