Mi capita sempre più spesso, nella mia attività di psicoterapeuta dell’età evolutiva, di avere a che fare con genitori che non sono adulti.
Mi spiego meglio: le caratteristiche adulte che normalmente ci si aspetta acquisite dopo una certa età, quali la responsabilità, la capacità di rimandare una gratificazione, la capacità di adottare un punto di vista diverso dal proprio, sono diventate non così frequenti nei genitori di oggi.
Chiaramente non parlo di tutti i genitori, però di una certa fetta, che porta il figlio dallo psicologo perché sostiene che quest’ultimo abbia un problema in famiglia. Il fatto è che il problema, di solito, è la crescita del ragazzo: un adolescente che non vuole più stare con due bambini e i due bambini genitori offesi di questo rifiuto.
Il lavoro diventa quindi impegnativo, con un paziente consapevole della struttura familiare (mica sono ingenui gli adolescenti, intuiscono al volo le loro capacità e i limiti dei genitori) i cui genitori hanno come scopo di far tornare l’adolescente bambino, cosa del tutto impossibile.
Le cause di questo mancato passaggio da bambini ad adulti possono essere le più svariate, dalla storia familiare, ai traumi, a disfunzioni organiche.
Stupisce però che proprio in questo periodo storico si evidenzi una crescita di questo fenomeno (o per lo meno, dal mio punto di vista). È un po’come se gli ultimi anni siano stati un periodo in cui la crescita personale sia rallentata; come se l’immagine dell’adulto responsabile, generativo sia passata di moda, sostituita da un modello di uomo (e donna) infantile, sterile e passivo.
Del resto, se uno è sterile e passivo non può essere autonomo, ha bisogno di un sacco di cose; e probabilmente il bombardamento della pubblicità ha fatto proprio passare questo messaggio, hai bisogno di tante cose.
È proprio amareggiante questa constatazione; consola, d’altra parte, vedere gli adolescenti di oggi rendersi conto delle lacune educative dei grandi e della loro spinta all’autonomia che li porta a rifiutare il modello genitoriale “passivo”. Vedo negli adolescenti di oggi la stessa freschezza e vitalità di sempre, la voglia di fare, di diventare grandi e diversi.
Per fortuna, l’adolescenze è ancora sufficientemente forte da riuscire a resistere agli attacchi, sempre più subdoli, della pubblicità e della passività.
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