Parlando di educazione non ci riferiamo solamente al bambino, come naturalmente si potrebbe pensare, bensì a qualsiasi persona. Questo semplicemente perché ognuno di noi è inserito in una rete di relazioni che, sulla base di specifiche regole, vengono create e portate avanti.
Con essa si punta a ricercare l’incontro tra l’individualità di una persona e le regole che la società pone. L’esistenza di questi due mondi, talvolta totalmente differenti e altre volte meno, può creare alcuni problemi. Questi si possono accentuare ogni qual volta l’energia vitale dell’individuo non trovi adeguati spazi per uno sviluppo all’interno della società, e viceversa quando quest’ultima diventa troppo soffocante nei confronti dello stesso.
In aggiunta a questi due sistemi (quello delle regole sociali e quello della specifica personalità di ognuno di noi), ne aggiungiamo un’altro estremamente importante “ossia chi educa”, il quale si rende fondamentale per mediare l’incontro dei primi due intervenendo direttamente sulla persona. Chi educa trasmette precise credenze, e utilizza queste stesse per insegnare come approcciarsi alla società/vita. Possiamo utilizzare una metafora relativa all’educazione estremamente esplicativa: chi viene educato può essere visto come una spugna che assorbe qualsiasi cosa, tutto ciò che verrà proposto, consapevolmente o inconsapevolmente da chi educa, verrà appreso e inglobato profondamente.
Da queste poche righe prendiamo consapevolezza che l’arduo compito di chi educa (genitore, insegnante, maestro…) diviene quello di:
sviluppare una intensa consapevolezza di ciò che si sta educando. Una bassa consapevolezza corrisponde al non avere chiaro cosa realmente si stia insegnando. Viceversa, con una maggiore consapevolezza, si otterrà un’efficacia di gran lunga maggiore, sia nella comunicazione trasmessa che nel risultato ottenuto.
fare esprimere la persona nella sua naturalezza, senza ostacolarne il decorso e cogliendone le potenzialità. Questo punto ci dice quanto ognuno di noi abbia enormi capacità pronte per essere sviluppate e potenziate. Riuscire a coglierle, nella loro autenticità, porterà allo sviluppo di una persona altamente integrata e focalizzata nel raggiungere ciò che realmente sente fondamentale
Creare sani confini che permettano alle potenzialità individuali di esistere in armonia con l’esterno. La mancanza di essi porterà ad una esplosività delle potenzialità in un modo disfunzionale nei confronti dell’esterno, senza che esse vengano adeguatamente integrate con l’ambiente.
Noi esistiamo in un ambiente di vita, e dobbiamo considerare esso come cornice di riferimento nel quale muoversi. Ugualmente vero è che, la non considerazione dei bisogni e delle potenzialità della persona, porteranno la stessa ad una implosione, senza aver modo di trovare un proprio spazio. Rompere questi equilibri (la non sana espressività sia della persona come della società) andrà a generare possibili esplosioni o implosioni di rabbia in questi due sistemi.
Conclusione
Vediamo l’educazione come un gioco al quale partecipano tre parti: l’individuo (figlio), un mediatore (genitore) e la società.
Sino a che il figlio non maturerà adeguatamente per poi prendersi adeguatamente la responsabilità di gestire la propria individualità nel rapporto con la società, il genitore porterà avanti il compito di:
filtrare adeguatamente e nel modo più vicino all’originale, il linguaggio del figlio (ossia la sua personalità)
tradurre il linguaggio della società affinché vi possa essere un sano incontro col mondo del bambino
sviluppare una ottimale consapevolezza di cosa stia trasmettendo ed insegnando.
Il genitore avrà un importante compito riguardante il doversi mettere continuamente in gioco affinché i propri schemi mentali/credenze, non diventino un elemento disfunzionale nel processo educativo complessivo. Cosi quanto un figlio costantemente impara e apprende, altrettanto un genitore/educatore acquisisce nuove modalità e/o modifica le proprie disfunzionali, affinché il suo operato diventi quanto più efficace ed efficiente possibile.
Deduciamo da tutto ciò che il processo educativo è un qualcosa che si fornisce e allo stesso tempo si riceve, contemporaneamente educhiamo e veniamo educati. Non esiste un inizio univoco e unidirezionale dell’insegnare, bensì un proseguo ed un apprendere contemporaneo all’insegnamento.
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