L'adolescenza é quel periodo in cui i ragazzi cercano un'autonomia ed iniziano un distacco dai genitori. Essi si mettono alla prova, esprimendosi attraverso le esperienze familiari provate durante l'infanzia. Se queste esperienze sono state prevalentemente positive migliore resta l'immagine di se stesso, la fiducia verso gli altri, nonché il senso di sicurezza. Tuttavia, talvolta, anche quando l'ambiente ha fatto da "buon contenitore", possono comparire comportamenti insoliti e preoccupanti in cui i ragazzi si chiudono e tendono a distaccarsi dai legami affettivi, disprezzandosi e criticandosi, fino ad arrivare a forme vere di autolesionismo.
Al di là delle stravaganze adottate nell'abbigliamento, essi arrivano anche a procurarsi ferite, tagli o alla tendenza compulsiva di strapparsi i capelli (tricomania), o ancora entrano nei disturbi dell'alimentazione: anoressia, bulimia ed ortoressia, per finire nei casi più estremi a tentativi di suicidio.
I fattori che possono causare questi comportamenti sono molteplici, tra i primi spicca proprio l'abbandono della pubertà in quanto gli adolescenti possono sentirsi soffocare dal mondo degli adulti e vivono quel mondo come una sorta di sopraffazione che li investe interamente. Se l'ambiente circostante e le risorse personali acquisite in precedenza sono inadeguate al contenimento di questo stato di tensione, insorge un vissuto di profonda impotenza. Quindi, gli adolescenti per proteggersi e per riprendersi l'attenzione altrui iniziano la loro opera di distruttivitá che resta la sintesi di questo pensiero: meglio farsi del male da soli, piuttosto che temere l'aggressione degli altri.
Secondo Erik Erickson - che si é occupato a lungo dei problemi di psicoanalisi infantile in un contesto sociologico ed antropologico - il rischio maggiore é quello di sviluppare una "identità negativa". A livello generale, questi comportamenti hanno tutti la finalità di un'amputazione delle potenzialità in uno dei tre contesti dello sviluppo: il corpo, le relazioni sociali e l'apprendimento. Le ferite, i tatuaggi, i piercing - al di là della moda e del fenomeno di massa che accomuna i ragazzi molto giovani, quasi come suggestione collettiva - rappresentano l'espressione caricaturale di tale amputazione simbolica che essi cercano di nascondere come se si trattasse di una decisione libera. É lapalissiano che se un adulto provasse ad imporre ad un adolescente le sofferenze che si infligge da solo, la ribellione sarebbe enorme.
Di fatto, da qualunque ottica si voglia vedere il comportamento autolesivo esso contiene sempre delusioni accumulate proporzionali all'importanza del desiderio che sta nel profondo. É sempre l'intensità del dolore che spinge l'anoressico a non nutrirsi, il bulimico al vomito dopo l'abbuffata, l'ortoressico al problema ossessivo sulla qualità del cibo, e ancora l'adolescente più comune a tagliarsi, ferirsi fino a mutilarsi.
Nell'autolesionismo la tristezza, la paura, la fame, l'angoscia, la noia, la sofferenza sono cancellate e l'adolescente entra in un vortice che causa l'anestesia vera delle emozioni. Non é da escludere, tuttavia, anche se come aspetto molto secondario, l'aspetto masochistico. Tutto ciò può evitarsi se il mondo degli adulti ascolta e resta più attento ai vissuti quotidiani degli adolescenti.
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