Vivo e lavoro in mezzo agli adolescenti, posso dire che l’adolescenza la respiro quotidianamente. Osservo i giovani rimanendone a volte affascinata, a volte stupita, qualche volta intenerita: è difficile trovare in loro quella fiamma, quell’idealismo, che ardeva nei cuori di noi giovani di altre generazioni, molti di loro non credono in molto.
D’altronde che messaggio manda il mondo adulto? C’è crisi, impegnarsi è inutile, la società è corrotta e non aspetta nessuno a braccia aperte.
Provate ora a immedesimarvi in loro, soggetti in piena crescita che dovrebbero puntare su se stessi e il futuro.. pensate che sia facile?
Io non lo penso e credo che sia compito di noi adulti, genitori, docenti e professionisti, abbattere i luoghi comuni e scoprire cosa si nasconde dietro ad atteggiamenti che possono sembrare conflittuali o di chiusura ed evitamento. Spesso chiediamo ai ragazzi di crescere, di responsabilizzarsi e di fare il loro dovere e questi senz’altro sono i compiti evolutivi dell’adolescenza. Pensiamo però anche a quale possa essere il nostro ruolo, ovvero, fornire un modello coerente che possa fungere da faro mentre loro assolvono al compito specifico della fase adolescenziale: la costruzione della propria identità.
Si tratta di un processo di crescita, il cui fine è quello di diventare e sentirsi partecipi e presenti, assumendosi un ruolo che va percepito come autentico rispetto a ciò che si è. Nel portare avanti ciò, i ragazzi si trovano a fare i conti con parti di sé contrastanti.
In alcuni momenti si sentiranno più legati ad aspetti connessi al passato, in altri si dovranno confrontare con bisogni e desideri nuovi di autonomia, indipendenza ed emancipazione. L’ambiente può, alternativamente, collidere con uno dei due aspetti e ciò può non agevolare il ragazzo nel difficile riconoscimento di queste dinamiche.
Il ruolo dello psicoterapeuta è quello di stimolare una comprensione nuova degli eventi dando significato e senso in modo da ristabilire coerenza e continuità al vissuto dei ragazzi. I giovani vanno accompagnati. L’assenza di tradizioni, modelli definiti, passaggi di ruolo chiari che contraddistingue la nostra epoca, se da una parte lascia grande spazio alla libertà individuale, dall’altra lascia anche un vuoto e un senso di spaesamento che gli adulti stessi, genitori e insegnanti, si trovano in difficoltà a gestire. È mia opinione che la psicoterapia possa essere di aiuto nei casi in cui la matassa delle emozioni inespresse legate al processo di crescita risulti particolarmente ingarbugliata e sia necessario ritrovarne il bandolo.
Nel processo terapeutico si possono mettere in discussione gli investimenti passati (famiglia) senza distruggerli e provare a camminare con le proprie gambe. Rispettando i modi, i tempi, la qualità della soggettività, in terapia sarà possibile sostenere la crescita attraverso la lettura consapevole del mondo interno e delle emozioni.
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Di fronte a questo oceano "vuoto" davanti al quale sembrano trovarsi gli adolescenti, anche noi genitori ci troviamo impotenti: non capiamo come entrare in contatto con loro; vorremmo aiutarli, ci parliamo, a volte con serenità, spesso con angoscia e disperazione. Se chiedi loro: qual'è il tuo sogno più grande?..loro ti guardano, ma, prima ancora che ti rispondano, tu capisci già che loro....non sognano!
Sono strettamente ancorati a questo presente che, spesso, non corrisponde al mondo che loro si aspettano.
Daniela il 07/09/2023
la Dott.ssa Francesca Pannone ha risposto al tuo commento:
Non è per nulla semplice capire come posizionarsi come genitori di un figlio adolescente. La cosa migliore che però si può provare a fare è lavorare su di sé per avere un atteggiamento fiducioso che non faccia da eco alla loro ansia e paura di non farcela.
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