Figlio 13 anni non si impegna a scuola e non gli importa delle punizioni

Alessandra

Salve, mio figlio 2° media sta abbassando tutti i suoi voti rischiando la bocciatura, perchè non studia e non fa i compiti. Gli ho fatto più volte il discorso che la scuola è una cosa che non può scegliere se fare o non fare gli serve ed è il suo unico impegno. Quando cominciano ad arrivare i 4 puntualmente gli faccio il discorso mi arrabbio lo punisco togliendogli le uscite e i videogiochi, ma non sembra avere alcun effetto, poi dopo qualche settimana ricomincia tutto da capo. Io lavoro e ho un altra figlia più piccola non posso mettermi tutti i pomeriggi a fare il carabiniere dietro a lui, dovrebbe essere ormai in grado di gestirsi, i miei suggerimenti per l'organizzazione o lo studio non vengono nè ascoltati nè presi in sua considerazione. Cosa faccio???

8 risposte degli esperti per questa domanda

Buongiorno signora, 
sarebbe da indagare con più attenzione questo calo del rendimento scolastico, se può essere dovuto ad altro che sta accadendo nella vita del ragazzo e come lui vive il contesto scolastico. Spesso le punizioni non sono una soluzione efficace a lungo termine. Personalmente compresa la fatica da genitore a gestire la situazione consiglierei l'aiuto di uno psicologo che possa aiutare sia lei, sia il ragazzo a comprendere ciò che sta accadendo.

Valuti questa possibilità. 
Resto a disposizione 

Dott.ssa Anna Taglietti

Dott.ssa Anna Taglietti

Dott.ssa Anna Taglietti

Brescia

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Buongiorno Alessandra, comprendo la sua preoccupazione... L'età in cui si trova sui figlio è un passaggio delicato che spesso fa emergere problematiche come mancanza di concentrazione/ribellione/incostanza etc. Più che andare di premi e punizioni andrei a giocare sulle attenzioni: quindi premiarlo quando prende buoni voti con attenzioni e tempo da trascorrere con lui e rinforzi positivi. Quando invece i voti sono negativi più che arrabbiarsi (che è comunque un dare attenzione anche se in negativo), proverei con il manifestare la delusione e togliere attenzione. Lasciarlo "solo" nelle sue sconfitte è difficile ma è l'unica via per renderlo responsabile di ciò che crea con il suo comportamento. Di pari passo proverei a chiedere un supporto esterno, per esempio con un doposcuola con aiuto compiti o una figura che lo affianchi qualche ora nelle materie in cui fa fatica. Qualora dovesse subentrare la bocciatura così facendo sarebbe comunque una lezione che sicuramente nel tempo potrebbe portare a una responsabilizzazione maggiore. Spero di averle dato qualche indicazione utile. 

Dott.ssa Gloria Baisini

Dott.ssa Gloria Baisini

Brescia

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Buongiorno 

Bisognerebbe valutare il perché. A livello sensoriale o psicologico 

Buonasera, grazie della sua mail. È chiara e spiega cosa accade ma per poter meglio comprendere servono a mio parere anche altre informazioni: ad esempio cosa le dicono i suoi insegnanti, che conoscono i suoi comportamenti a scuola, e cosa dice suo figlio cioè cosa risponde alla domanda "perché non studi? Perché non fai i compiti?". Sono di Brescia e rimango disponibile per un approfondimento, anche on line. Spero possa risolversi il problema a scuola, anche dialogando con lui e i professori, e soprattutto che lei possa comprendere cosa vuole esprimere suo figlio con questo problema di disinteresse per la scuola.  

Dott.ssa Paola Dora

Dott.ssa Paola Dora

Brescia

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Carissima Mamma,

le sue parole denotano tutta la frustrazione e il senso di impotenza di un genitore di fronte alla demotivazione del proprio figlio.

Credo sia importante tuttavia capire l'origine di questo atteggiamento. L'istinto ad apprendere è innato in ogni bambino e se questo non avviene qualcosa non va a livello emotivo oppure a livello Cognitivo. È certamente indicato un approfondimento per escludere difficoltà specifiche di apprendimento.

Qualora la valutazione neuropsicologica fosse negativa, allora potreste concentrarvi sugli aspetti emotivi e comportamentali, sia a livello educativo sia a livello clinico.

Una sola precisazione: l'efficacia della punizione è davvero ridotta nella modificazione dei comportamenti e impoverisce ulteriormente la Vs relazione.  

Le auguro di trovare il professionista adatto ai Vs bisogni. Un caro saluto.

Cara Alessandra,

comprendo la sua preoccupazione  e anche la frustrazione nel constatare che i suoi sforzi per incoraggiare e supportare suo figlio  nello studio non diano risultati: penso che una situazione del genere debba essere affrontata con l’aiuto di qualcuno che le permetta di  elaborare i vissuti negativi e mantenere la lucidità e la calma per affrontare in modo incisivo la delicata situazione .

Innanzitutto occorre ascoltare il punto di vista del ragazzo per capire quali siano le sue difficoltà nell’impegnarsi e gli ostacoli che gli impediscono di lavorare per il risultato che certamente anche lui vorrebbe ottenere.

Poi è necessario comprendere a fondo ciò che lei ha già detto e che mi permetto di sottolineare perché è il  punto dirimente della questione: le punizioni non hanno alcun effetto ma aggiungo che  non soltanto sono  inutili, bensì sono anche  dannose: infatti  mentre  illudono di essere intervenuti, in realtà allontanano emotivamente la persona punita e allentano l’alleanza di lavoro anziché rafforzarla; la punizione diminuisce il benessere psicologico e scioglie i vincoli interpersonali fornendo di fatto anche un alibi al disimpegno.

La nostra cultura è purtroppo fondata sulla reciproca punizione e  ogni sistema scolastico ed educativo non ne è esente a livello più o meno consapevole: ognuno di noi ha introiettato modalità punitive e quando ci accorgiamo della loro inefficacia non abbiamo altre risorse.

È importante che si faccia aiutare da un professionista, anche solo per qualche mese  per poter attivare in lei stessa  e in suo figlio un sistema relazionale che incoraggi la cooperazione e tenga sotto controllo le emozioni negative che non possono che intralciare i progetti di entrambi.

Rimango a disposizione e le porgo un caro saluto

Dott. Giancarlo Gramaglia

Dott. Giancarlo Gramaglia

Torino

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Gentile Alessandra

Potreste pensare a contattare una persona che lo segua nello svolgimento dei compiti a pagamento oppure, nel caso si pone un problema di ordine economico, chiedere a qualche compagno di studiare insieme per aumentare un po' la motivazione del ragazzo.

Nel frattempo cercherei di capire in che modo suo figlio percepisce la scuola e i compiti, ad esempio se ci sono problemi nei rapporti con gli insegnanti o con gli altri ragazzi, se è accaduto qualcosa che lo ha turbato e così via. Infine, è da valutare se l'unico problema che riscontra al momento riguarda l'ambito scolastico o se ci sono difficoltà in altri contesti.

Cordialmente,

Dott.ssa Giorgia Maimone

Buongiorno Alessandra, sembra che la gestione "faticosa" di suo figlio sia tutta sulle sue spalle.

Il padre del ragazzo ha un ruolo in questa situazione? Il suo intervento, ove possibile, potrebbe essere importante. 

Le punizioni, come lei stessa racconta, non hanno l'effetto desiderato, quindi bisogna trovare un'altra strada e forse comprendere il significato di questo comportamento e se non cela una richiesta di attenzione del ragazzo, o un bisogno di aiuto.

Buona fortuna!

Marialuisa Ferrari

Dott.ssa Marialuisa Ferrari

Dott.ssa Marialuisa Ferrari

Brescia

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