Salve sono Francesca, ho una figlia di 13 anni e da qualche tempo si rifiuta di andare a scuola. Ogni giorno ha qualche scusa, poi da un po' dice che ha ansia e ha paura delle interrogazioni e dei compiti in classe. La mattina arriva fuori scuola e poi si rifiuta di salire. poi non andando a scuola i professori l'hanno presa di mira e peggiorano le cose non mettendola a proprio agio, però giustamente le dicono che fa la terza media ha gli esami e quindi deve andare a scuola. Io non so più come comportarmi; sono severa e non concludo nulla, sono buona e parlo con lei, ma è uguale datemi voi un consiglio. Grazie
Gentile Francesca, se le motivazioni che sua figlia adduce al suo rifiuto scolastico le sembrano scusanti, vuol dire che molto probabilmente ci sono altri motivi. L'ansia e la paura delle interrogazioni forse potrebbero dare la lettura del problema. Bisognerebbe parlarne con sua figlia per capire se c'è qualcosa che la turba, ma soprattutto per cercare di aiutarla a trasformare le sue paure in coraggio. Non insista sull'argomento, lasci che sia lei a parlarne, se vuole, si comporti con lei come se non ci fosse alcun problema, ma soprattutto la faccia aiutare.
Salve Francesca,
ho letto la sua richiesta e comprendo la sua preoccupazione, capisco che la situazione non è semplice e quindi diventa difficile comprendere come agire con la ragazza. Generalmente i ragazzi, in questa fase possono soffrire di ansia perchè si sentono sotto pressione oppure perchè è accaduto qualcosa che non si sono ben spiegati o che li ha messi in difficoltà; anche relazionale.
Potrebbe essere utile, con il sostegno di un professionista, comprendere cosa è realmente accaduto? e andare ad elaborare l'evento o gestire il livello di ansia, con un lavoro mirato ad aumentare la stima e la sicurezza.
Se vuole può contattarmi in qualsiasi momento; sono a disposizione per qualsiasi domanda.
Un caro saluto
Gentile signora Francesca, sua figlia sta entrando nella fase dell'adolescenza, periodo piuttosto particolare della vita di ogni ragazza, in cui avvengono tanti cambiamenti: del corpo, del modo di pensare, i primo conflitti con i genitori, il desiderio di trovare una propria identità, ecc.. Talvolta certi disagi se non riescono ad essere risolti interferiscono con l'ambito della scuola e allora se insorgono difficoltà, soprattutto se tendono a perdurare, le consiglierei un colloquio con uno psicoterapeuta specializzato in età evolutiva, in modo tale che possa parlare con lei e sua figlia e cercare di capire insieme cosa sta accadendo in questo momento. Soprattutto gli adolescenti hanno una grande capacità di ripresa, quindi piuttosto che perdurare in una situazione che potrebbe rischiare di arrecare ulteriore disagio, si affidi ad un bravo terapeuta.
Cordialità
Cara Francesca , e' difficile dare indicazioni sul problema di sua figlia senza accedere ad altre informazioni , tra le quali , importanti, il vissuto familiare che ha accompagnato lo sviluppo psico-affettivo della ragazza, nonche'altri aspetti della sua personalita' e socialita'. Non conoscendoli posso solo suggerirle di non tralasciare il problema , collaborando , e non criticando, gli insegnanti. Potranno essere utili anche a svelare aspetti a lei sconosciuti che un insegnante avverte in modo piu' perspicace, non avendo il filtro affettivo del genitore. I problemi scolastici non sono fini a se stessi, spesso , se non sempre , sono associati a problematiche psico-affettive anche importanti. Quindi lei dovrebbe considerare un messaggio indiretto di disagio quello che la ragazza, tra l'altro in un momento delicatissimo dello sviluppo , come quello della puberta', esprime e invia , con questo evitamento scolastico. Nel salutarla , una cosa della sua lettera mi ha incuriosito , professionalmente : lei sola parla con la figlia ? Il padre dov'e' ? Mi faccia sapere se le sono stato utile.