Salve a tutti.Mi ritengo una ragazza molto estroversa,solare ed empatica ma tutte queste qualità sono sempre state accompagnate da periodi di depressione,nervosismo e aggressività verbale senza una precisa ragione verso le persone con cui mi relazionavo.Inoltre la mia poca voglia di coltivare amicizie è stato il fattore scatenante di una vita di solitudine e perenni pensieri suicidi.Questa svogliatezza mi ha portato ad avere come sola ancora la figura del fidanzato:devo dire che ciò ha aiutato notevolmente la mia asocialità, ma si sa i fidanzati vanno e vengono.Ora sono attualmente fidanzata ma più passa il tempo più mi accorgo di aver bisogno di una figura in più nella mia vita,in parole povere non posso uscire e dipendere da una persona sola!Così ho cercato più che altro di elemosinare qualche uscita con qualche amica,ho cercato di inserirmi in qualche gruppo ma preferivo e dedicavo più tempo al fidanzato.Non cerco affetto o qualcuno che mi capisca,ma qualcuno di diverso con cui uscire e occupare le mie giornate.Ma perché non ho voglia di coltivare le amicizie se questa solitudine è la causa delle mie frustrazioni?è frustrante svegliarsi la mattina e non avere niente da fare,nessuno con cui uscire e occupare le giornate di sole a innervosirsi e intristirsi,aspettando di uscire con il fidanzato!Credo che questi miei 'disturbi'(se così li possiamo chiamare) abbiano radici più profonde:a mio parere son cresciuta troppo in fretta e di questo me ne sono accorta osservando gli atteggiamenti dei miei coetanei:odio la tipica immaturità adolescenziale,il distruggersi di alcool,concedersi ad uno sconosciuto senza nemmeno conoscerlo,decidere e agire senza pensare..Forse è proprio questo il problema,non trovo nessuno della mia età che si comporti più seriamente.Oltre ciò,durante i 3 anni delle medie,ho subito violenze di natura fisica e psicologica da un mio compagno di classe ogni giorno,tutti i giorni:era il mio primo amore e scambiavo queste violenze per un semplice scherzo.Con il passare del tempo però son cresciuta e ho capito che questa esperienza ha segnato profondamente la mia vita:un'adolescenza di rabbia incontrollata,di voglia di comprendere gli altri e di dare spiegazioni plausibili ai propri comportamenti,un'adolescenza di pianti e singhiozzi,di nervosismo,di una personalità fatta di contraddizioni,di scarsissima autostima che mi ha portato a pensare al suicidio ogni minuto,non avendo ragioni di vita..Vi ho raccontato un pezzo di quel che è stato della mia vita fino ad'ora,voi che ne pensate?
Ciao Sara, ho letto ora la tua richiesta e sono rimasta profondamente colpita dal breve racconto della tua vita. Non sono sicura di poter comprendere fino in fondo l'intensità di certe emozioni nascoste dietro le tue parole o la difficoltà e il dolore con cui hai dovuto fare i conti fino ad oggi, ma quello che mi sento di poter fare oggi, considerati i limiti oggettivi di una comunicazione via web, è lasciarti queste parole:
"Guardandolo col binocolo, mi accorsi che si trattava di una specie di alghe, con un tronco sottile che terminava con un ciuffo di foglie. Sembrava inevitabile (…) che quella fragile pianta sarebbe stata completamente schiantata e distrutta dall’onda successiva. Quando l’onda si abbatteva su di essa, il tronco si fletteva quasi orizzontalmente e la chioma afferrata dalla corrente d’acqua diventava una linea retta; eppure, quando l’onda era passata la pianta era ancora lì, dritta, tenace, resistente Sembrava incredibile (...). In questa piccola alga simile a una palma c’era la tenacia e il progredire della vita, la capacità di farsi strada in un ambiente incredibilmente ostile e non solo di sopravvivere ma di adattarsi, svilupparsi e diventare se stessa.” (Carl Rogers).
La tua storia in qualche modo mi ha ricordato la vita di quest’alga. Non so se queste parole potranno in qualche modo esserti d’aiuto, se ti ci riconoscerai o se le scarterai, ma rispecchiano il mio modo di vedere le cose ed è di questo che ti faccio dono.
Gentile Sara, la sua situazione raccontata con grande dolore, meriterebbe un’indagine più approfondita, visto anche la presenza di forti emozioni contrastanti. Lei racconta di convogliare tutte le proprie energie e aspirazioni in un unico rapporto, quello col suo fidanzato. La sua àncora di salvezza, da cui dipende e che attende durante la giornata, rifuggendo dal mondo. Ne dipende e vorrebbe non –dipendere, cercando una socialità che le sfugge. Se i ragazzi della sua età sono tutti irresponsabili e tendenzialmente bordeline, lei potrà solo trovare rifugio in quell’unico rapporto, dove poter aspettarsi e investire ogni bene. Che questa relazione, insieme a quelle passate, non le serva a cercare di dimenticare quell’iniziale traumatica? Da persona estroversa, solare ed empatica, dopo un po’ questa relazione le sta troppa stretta, e torna verso il mondo per recuperare la socialità. Nel mondo sociale, trova il vuoto. Vede Sara il circolo di sofferenza che si è creato. Credo che sia opportuno ricorrere a un collega che possa aiutare a spezzarlo. La Saluto.
Roma
La Dott.ssa Mirella Caruso offre supporto psicologico anche online
Sara, lei chiede cosa ne pensate....di cosa , di lei della usa sofferenza, del suo bisogno di sentirsi circondata da amici o dell infinita rabbia che accumula da anni e che rivolge a se stessa. Non è facile fare tutto da soli, non è neanche utile, ci da la breve sensazione di potenza ma poi ti riporta a pensare sempre allo stesso modo. Lei sembra ancorarsi ai fidanzati, ma le ancore permettono alle barche di rimanere ferme, invece si scorge dalle sue parole un bisogno di scoperta e di esplorazione di se, attraverso gli altri. E' con il confronto che i impariamo a conoscerci.
Quindi si dovrebbe concedere la possibilità di confrontarsi con se stessa in un percorso psicoterapico per poter riconoscersi nel rapporto con gli altri.