Autismo e motivazione all'apprendimento: come aiutare gli studenti?

Giovanni (nome di fantasia) frequenta la scuola primaria: in classe è tranquillo ma, qualche volta, appare "immerso nel suo mondo" e le insegnanti non riescono a riportarlo nel "qui ed ora" dell'ambiente-classe. Come fare?

Fermo restando che non esistono soluzioni preconfezionate, e che le stesse devono essere studiate e adattate al singolo caso, si possono comunque attuare delle strategie validate scientificamente in grado di agganciare l'attenzione di quei bambini e ragazzi con ASD (acronimo di "autism spectrum disorder") che mostrano uno scarso interesse verso determinate attività.

Eccone alcune:

  • creare un "inventario degli interessi": prima di presentare un compito è opportuno domandarsi quali siano gli interessi del nostro alunno, creando quindi attività ad "hoc" per lui: ad esempio, è amante di un cartone animato in particolare? nutre un qualche tipo di hobby? sa disegnare? predilige attività manuali/manipolative? quale canale sensoriale utilizza più frequentemente?
  • utilizzare una modalità d'insegnamento alternativa, sfruttando molteplici canali: sarebbe utile individuare lo stile di apprendimento preferenziale dell'alunno e strutturare le attività sulla base di questo, tenendo conto che l'autismo è spesso associato a una modalità di apprendimento visiva (che beneficia, quindi, di strumenti quali mappe concettuali, immagini, schemi e tabelle) piuttosto che verbale; inoltre, l'attenzione potrebbe essere ulteriormente catturata da attività interattive digitali, utilizzando dispositivi quali tablet, PC o LIM.
  • assicurarsi che l'alunno abbia compreso le attività della giornata: a volte una scarsa motivazione è data da una mancata comprensione di ciò che si andrà a svolgere nel corso della giornata scolastica, che a sua volta genera ansia e frustrazione. E' quindi importante, appena l'alunno entra in classe, visualizzare con lui la successione dei compiti che andrà ad affrontare, presentandola nella modalità a lui più congeniale (ad esempio tramite un'agenda visiva).
  • affidarsi all'aiuto dei pari: i compagni di classe sono una risorsa preziosa per qualsiasi alunno con ASD. Interagendo con loro, infatti, lo studente può migliorare le proprie abilità sociali e di apprendimento attraverso la collaborazione e l'imitazione. Per ottenere il massimo da questi scambi la modalità più utile è sicuramente quella del lavoro in piccolo gruppo ("apprendimento cooperativo"), in cui il nostro alunno può sfruttare le sue capacità e mettersi in gioco all'interno di un contesto protetto.

Riassumendo, se in classe ci accorgiamo che un alunno con ASD non sia sufficientemente attento durante la lezione e non mostri un'adeguata motivazione ad apprendere, può significare che la modalità con cui stiamo interagendo con lui non sia quella corretta. Sarebbe opportuno, pertanto, porsi le seguenti domande:

  • l'attività proposta allo studente rispecchia i suoi interessi?
  • la modalità d'insegnamento utilizzata è funzionale al suo stile di apprendimento?
  • lo studente ha compreso quali sono le attività che andrà a svolgere nelle ore scolastiche?
  • l'apprendimento individuale è affiancato da quello cooperativo?

Interrogarsi sull'approccio utilizzato permette un monitoraggio attento e costante dei progressi dell'alunno, con la possibilità di modificare rapidamente le strategie utilizzate nel caso in cui si avvertano delle difficoltà oggettive. Da sottolineare, infine, la fondamentale importanza del lavoro di rete: ogni problematica riscontrata, infatti, dovrebbe sempre essere discussa con il corpo docenti e affrontata con la famiglia in modo da attuare una linea d'intervento condivisa da tutte le figure che ruotano attorno al soggetto.

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