Come mai di fronte ad un film drammatico possiamo coinvolgerci al punto di piangere tanto da avere la sensazione di essere noi i protagonisti del film? Capire azioni collegate a intenzioni e prevederne l’esito, è qualcosa che facciamo di continuo, nelle tante situazioni cui ci capita di assistere ogni giorno, ciò avviene automaticamente e senza neppure rendercene conto. Che cosa ci permette di comprendere gli altri? Su questa domanda si sono arrovellati per secoli filosofi, sociologi, etologi e antropologi. Data la sua enorme complessità il cervello è ancora oggi l’organo più difficile da esplorare e da comprendere in tutte le sue funzioni. Incominciamo però a disporre di ipotesi abbastanza convincenti sui meccanismi alla base di alcune funzioni cerebrali superiori, come per esempio la percezione, la memoria e l’attenzione e si è trovata di recente una spiegazione sulla funzione legata al riconoscimento delle azioni altrui: ciò si realizza grazie all’attività di alcune cellule nervose chiamate neuroni specchio. Il sistema dei neuroni specchio degli esseri umani ha dimostrato di essere una rete evoluta di meccanismi cerebrali sofisticati, situati in diverse aree della corteccia: il riconoscimento di azioni e intenzioni avviene nel giro frontale inferiore e nel lobo parietale inferiore, mentre l’immedesimazione di fronte all’osservazione del dolore e del disgusto nell’insula e nella corteccia cingolata. L’autismo è una grave malattia dello sviluppo caratterizzata dall’incapacità di entrare in contatto con le persone e di fare fronte ai problemi della vita. I bambini autistici tendono a stare per conto proprio e non cercano di comunicare con gli altri. Hanno difficoltà a rendersi conto che gli altri hanno emozioni e a capirle quando gli altri le manifestano. A volte hanno capacità verbali limitate, la loro conversazione è difficoltosa e in molti casi manifestano un interesse ossessivo nei confronti di un tema, un’attività o un gesto ripetuto; a volte sono ipersensibili al contatto e ai suoni. La disfunzionalità dei neuroni a specchio negli individui autistici ha trovato diverse conferme grazie alla sperimentazione con diversi metodi scientifici (risonanza magnetica funzionale, magnetoencefalografia, stimolazione magnetica transuranica). I neuroni specchio forniscono così una base biologica a quella forma di trasmissione della cultura che passa attraverso l’assimilazione diretta o in altre parole dell’apprendimento, dell’empatia dell’imitazione e del linguaggio. Le funzionalità dei neuroni a specchio non si esauriscono certo in ciò di cui è stato discusso sinora. Il perché funzioni o meno una psicoterapia, il riuscire a comprendere l’arte, l’essere in grado di competere nello lo sport, l’evoluzione dell’informatica, per citarne solo alcuni, sono tutti ambiti che sono interessati e che potranno trovare nel futuro grande ispirazione dallo sviluppo dello studio dei neuroni a specchio. Tanti sono gli interrogativi e tanto resta ancora da chiarire ma le novità in questo campo di ricerca aiuteranno la nostra comprensione della coscienza di sé e di ciò che ci circonda.
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