L’alimentazione rappresenta un aspetto fondamentale dello sviluppo infantile, tanto da poter
essere considerata una linea evolutiva verso l’affermazione dell’autonomia. È proprio
all’interno di tale percorso evolutivo che si osservano le prime forme di difficoltà alimentari.
Nella maggior parte dei casi esse sono transitorie, in quanto rappresentano l’espressione di
difficoltà evolutive temporanee, di lieve entità e che tendono a risolversi spontaneamente in
tempi rapidi (Sameroff, Emde, 1989).
In altri casi, le anomalie che si osservano possono persistere nel tempo e assumere un
carattere di disfunzionalità con una percentuale che si attesta tra il 20-30% nei bambini a
sviluppo regolare e il 40-80% nei bambini con disabilità compresi i bambini con autismo
(Nicolls et Bryant-Waugh, 2009).
In questo studio si affronta la gestione di una grave selettività alimentare in un bambino, di 4
anni, il quale in seguito ad una dieta priva di glutine, caseina, lattosio, amido di mais e soia,
ha sviluppato tale problematica nutrendosi esclusivamente di petto di pollo tritato, latte e
maionese. All’inizio del trattamento il bambino pesava 14,2 kg per 100 cm.
Tale dato lo poneva al 10° percentile come peso e 25°come altezza delle scale
standardizzate di crescita (CDC and WHO Growth Charts). Inoltre, in maniera contingente
alla presentazione della variazione del suo pasto, presentava severi comportamenti
problema, quali sputo, schiaffi, graffi, urla e lancio degli utensili da cucina. Un’assesment funzionale del comportamento è stato condotto attraverso il colloquio clinico, l’utilizzo di questionari, quali il Brief Autism Mealtime Behavior Inventory, il Food preference questionnaire for children e il Generic Lifestyle Assessment Questionnaire, l’osservazione diretta e l’analisi sequenziale ABC del momento del pasto. L’intervento ha previsto la manipolazione simultanea dell’operazione motivante condizionata-riflessiva e delle conseguenze. Rispetto alle variabili antecedenti, affinchè la presentazione di alcuni antecedenti non alterasse più il valore di fuga, rendendo dunque non necessaria l’emissione di comportamenti problema mantenuti da rinforzo negativo, si è ritenuto opportuno utilizzare la procedura di stimulus demand fading,
ovvero a variazioni nelle dimensioni del cibo proposto.
Rispetto alle procedure basate sulla manipolazione delle conseguenze, si è utilizzato il rinforzo contingente e l’estinzione della fuga.
L’accettazione della variazione nella consistenza del pasto abitualmente consumato, ovvero il pollo, è stata scomposta in 25 step consecutivi suddivisi in due macrofasi: graduali modifiche del setting (step 1-15) e ingestione del cibo (step 16-25). Un grafico lineare è stato utilizzato per mostrare l’ avanzamento nei criteri di risposta nelle due macrofasi.Al fine di ampliare il numero di alimenti assunti si è utilizzata la procedura di presentazione simultanea. Sono stati individuati 3 alimenti target (pasta, mela e pesce), proposti inizialmente in una consistenza simile al cibo consumato regolarmente e poi attraverso la procedura dello stimulus demand fading ne è stata gradualmente aumentata la consistenza. Le procedure implementate hanno portato a una riduzione significativa dei comportamenti problema, all’accettazione della variazione nella consistenza del pasto e un ampliamento del numero di alimenti assunti. A conclusione dell’intervento, il bambino ha modificato il comportamento alimentare con un incremento ponderale di 4 kg, ponendosi al 15° percentile nelle
scale standardizzate per la crescita (CDC and WHO Growth Charts).
Il lavoro svolto dimostra come un’analisi comportamentale delle variabili motivazionali e delle contingenze implicate nell’apprendimento del comportamento di ristrettezza alimentare possa
portare ad un intervento efficace nel ridurre tale problema.
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