A proposito del coordinatore genitoriale...in particolare: il piano genitoriale

A proposito del coordinatore genitoriale…in particolare: il piano genitoriale.

La riforma “Cartabia”, nell’intento di dotare il processo civile  di strumenti di maggiore efficacia ed efficienza soprattutto in relazione alla necessaria tutela dei figli di genitori in via di separazione o divorzio, sollecita il ricorso alle ADR (Alternative Dispute Resolution) ovvero a metodi alternativi delle risoluzioni delle controversie caratterizzate dalla volontarietà delle parti e da una efficacia di soluzione autonoma dalla procedura giudiziaria ma anche dalla convenienza  e dalla celerità.

Accennando  brevissimamente ad un excursus storico,  negli anni ’90 negli U.S.A. viene teorizzato l’uso,  come strumento alternativo alle risoluzioni dei conflitti in situazioni di emergenza, del piano genitoriale,  che può definirsi come un accordo con i genitori per derimere tutte le controversie che nascono all’interno di una coppia che decide di separarsi.

Nel 2005 linee guida l’Association of Family and Conciliation Court pubblica le prime linee guida sulla figura del coordinatore genitoriale e da quelle considerazioni prende spunto il progetto CO.GE                             ( coordinatore genitoriale) dell’Osservatorio sulla Giustizia Civile di Milano, che,  a seguito di  uno studio sulle esperienze in territorio Italiano, cerca di proporre una organizzazione di servizi più tutelante la prole nelle situazioni di separazione ad alta conflittualità

La legislazione italiana, però, non prevede un riferimento esplicito alla coordinazione genitoriale quanto piuttosto alla possibilità che il giudice, su richiesta concorde di entrambe le parti, possa nominare uno specialista dotato di specifiche competenze in grado di supportarlo per determinati interventi sul nucleo familiare.

Ed allora, poichè in Italia manca una puntuale previsione normativa, le attuali fonti di riferimento sono la Convenzione di New York del 1989 sul miglior interesse del bambino, il principio di bi-genitorialità espresso nella legge 54/2006 , e le pronunce giurisprudenziali tra le  quali citiamo, per quello che è di specifico interesse e per l’importanza della pronuncia, la sentenza  della 1^ sez. Cassazione civile  n.27348/2022 che cita come sia “ legittima la valorizzazione delle relazioni del coordinatore genitoriale comparandola alle risultanze della ctu nel procedimento di affidamento dei figli”.

Per la Cassazione, dunque, questa figura ha pari dignità della CTU nei procedimenti per l’affidamento dei figli, nella considerazione del coordinatore genitoriale come parte del procedimento, seppure esterna.

Cercando di enucleare gli aspetti fondamentali della figura del coordinatore genitoriale possiamo sicuramente individuare il suo scopo primario nella tutela degli interessi dei figli.

Ricordando che la figura si muove al cospetto di coppie altamente conflittuali, tale tutela dovrà sicuramente cercare attuazione nell’immediatezza della separazione, ma il coordinatore genitoriale dovrà anche  lavorare su un progetto che crei i presupposti per una buona gestione autonoma e futura della co-genitorialità lavorando sulla buona comunicazione, sulla relazionalità tra genitori e tra genitori e figli, sulla gestione dei conflitti, sulla fiducia, sul controllo della buona attuazione degli impegni presi dai genitori nel piano genitoriale ed, in generale, sulla responsabilità dei genitori rispetto alla loro partecipazione alla creazione ed al mantenimento delle migliori situazioni di benessere dei figli.

Potrebbe sembrare una figura che si sovrappone a quella del mediatore familiare, ma i riferimenti situazionali in cui le due figure vanno ad operare ne giustificano la diversa utilizzabilità.

La mediazione si esprime in una situazione di conflitto in cui i genitori sono ancora in grado di colloquiare,  tende a lavorare molto sulla coppia, sui loro vissuti al fine di proporre un accordo generale sulla risoluzione del conflitto.

La coordinazione genitoriale lavora con soggetti che non comunicano, coppie altamente conflittuali  in cui manca la capacità di confrontarsi e la conoscenza delle reali esigenze dei figli. Può essere un momento di aiuto in situazioni gravi, di pronto soccorso, ma può diventare anche uno strumento di prevenzione per future situazioni pericolose.

 

Il piano genitoriale sotto il punto di vista sostanziale.

Il piano genitoriale è un istituto che anche prima del  2016 gli operatori di giustizia hanno cercato di incentivare perché permette un accordo tra i coniugi nei procedimenti di separazione ad alta conflittualità, con  lo scopo della massima  tutela del minore. 

Nella pratica  si cerca di trovare  degli accordi sotto vari punti di vista, definendo  e cristallizzando delle condizioni e specificandone gli elementi, sempre nella considerazione della necessità della maggiore tutela, pratica e psicologica, del minore e della necessità della condivisione di attività comunque vantaggiose per i figli (bigenitorialità).

Questo cosa significa?

Non c'è bisogno che i  coniugi abbiano una situazione di  rapporti  ottimi, di  rapporti  perfetti, ma che si deve tendere  ad una situazione di “familiarità”  che veda coinvolti in maniera positiva entrambi i genitori tra di loro e nei confronti dei figli, ed anche, eventualmente delle nuove famiglie.

Vediamo quali sono gli obiettivi del piano genitoriale.

Innanzitutto quello di provvedere alle cure fisiche del figlio, intendendo  per cure fisiche tutte le cure necessarie al suo sviluppo, ma anche alla sua tutela. Possono essere cure fisiche riferite alla necessità  di  fare sport per mantenersi in forma, ma possono riferirsi anche a  cure necessarie per una malattia in atto o  in una situazione di convalescenza o inerenti alla gestione di una situazione di aiuto, di urgenza, ecc. Sono un elemento essenziale di cura del figlio che dovrebbe vedere coinvolti  nelle decisioni relative, insieme, entrambi i genitori, e non  essere rimbalzata da un genitore all'altro in maniera assolutamente disfunzionale per la salute del figlio, come nel caso di alta conflittualità della coppia.

Altro obiettivo è quello di mantenere la stabilità emotiva del figlio. Dipende sicuramente dal fattore litigiosità  dei genitori, ma anche dalla volontà del minore, che, per esempio, può preferire vivere a casa della madre perché ha la sua stanzetta in cui  può studiare con tutta la calma del mondo, ma scegliere di passare dei pomeriggi col padre per fare sport insieme.   Agevolare  queste necessità contribuisce  alla stabilità emotiva, come il fatto di  vedere i genitori insieme, non contrastati, vedere che comunque si parlano, almeno, hanno un dialogo minimo, non conflittuale.

Il piano genitoriale deve poi prevedere che le necessità del figlio siano in continuo cambiamento,  nel senso che cambiano a seconda dell'età evolutiva, delle attitudini, della volontà, di tutto quello che può essere inerente alle pulsioni psicologiche  e  fisiche di un  soggetto in crescita. A queste situazioni di cambiamento  i genitori dovranno  adeguarsi.

Esplicitare l'autorità e le responsabilità di ciascun genitore è un ulteriore obiettivo del piano genitoriale, che deve prevedere il riconoscimento,  in maniera esplicita, dell'autorità dei genitori nei confronti del figlio, autorità a cui consegue necessariamente l’assunzione di responsabilità.

E’ una specificazione che  può essere più o meno ampia, perché comunque sono le parti, insieme agli avvocati, a decidere cosa esplicitare per facilitare comunque le varie autorità dei genitori e quindi renderle responsabili e obbligate a svolgere determinate azioni,  a spiegare che cosa dovranno fare, come dovranno farlo,  in che tempo dovranno farlo. Questo è importante, perché se non viene fatto in maniera esplicita, potrebbe essere occasione di un  conflitto.

Infine, minimizzare l'esposizione del figlio al dannoso conflitto genitoriale. I  figli non devono presenziare a conflitti. Se non c'è altro modo, perché non ci si può permettere lo spostamento, bisogna comunque minimizzare queste situazioni per  proteggere il miglior interesse del figlio che  è sempre il principio cardine di tutta la normativa  su  questo tema genitoriale.  

Questi sono obiettivi che possono aiutare la famiglia, tutti i componenti della famiglia, a comprendere ed accettare il cambiamento;   i genitori  che vivono la nuova situazione  in maniera spesso conflittuale, ma anche  il minore, che può sentirsi destabilizzato dai cambiamenti della situazione familiare, e quindi cambiare i luoghi, le abitudini e gli sport,  le routine, il luogo di studio, non avere entrambi i genitori, sentire e vedere i genitori in maniera alterna…

Lo scopo del progetto genitoriale  è, in definitiva, quello di fornire una guida ai comportamenti genitoriali e alla relazione co-genitoriale nella nuova situazione, quindi  di ridurre i disaccordi, di abbassare i conflitti , aiutare la famiglia e quindi tutti i soggetti, anche gli stessi genitori ad accettare il cambiamento e i cambiamenti che avverranno e cercarli di farli propri pian pianino, nel tempo che ci vuole. 

Da un punto di vista pratico il piano genitoriale è un articolato  e dettagliato programma e calendario non solo delle alternanze delle frequentazioni del figlio tra genitori, ma della gestione delle attività quotidiane di vita, dallo studio, agli sport, alle vacanze, e tutto quello  che ne concerne.

Deve definire la situazione in maniera  che un genitore possa gestirla con precisione, e quindi verrà  redatto meticolosamente, quasi con ridondanza, con la previsione di tutti gli aspetti relativi alla conflittualità ed alle problematiche nella gestione del minore e fra i coniugi.  

Nella stesura  del piano genitoriale ciascun genitore, con l’aiuto dei propri legali,  deve  esprimere le proprie idee e opinioni sull'organizzazione della famiglia a seguito della separazione, focalizzando la propria attenzione sulle esigenze dei figli  sulla base della conoscenza che di loro hanno, e del cambiamento che è avvenuto.

Il piano genitoriale ha dei principi cardine che servono per la redazione e poi successivamente l'applicazione di quanto stabilito nel progetto.

  • Prima di tutto la condivisione delle decisioni. E’ nel migliore interesse del minore che i genitori condividano le principali decisioni. Ciascun genitore prende decisioni relative alla cura quotidiana del figlio e quelle di emergenza quando il figlio si trova presso di lui, ma l’altro deve essere a conoscenza di qualsiasi problematica avvenuta ed è necessario che l'informazione all’altro genitore avvenga a stretto giro..
  • Entrambi i genitori deve avere in maniera equiparata un accesso alle informazioni legate alla scuola, alla salute, alla sicurezza, e quindi anche le Istituzioni dovranno impegnarsi ad agevolare non solamente il genitore collocatario ma anche l'altro.  
  • Ogni genitore ha l’obbligo di mantenere una comunicazione funzionale con l’altro coniuge e con i figli; perdere la comunicazione vuol dire perdere il rapporto, perdere il rapporto vuol dire perdere il pensiero del minore, e questo può essere lesivo per il figlio.  I genitori devono mantenere una comunicazione regolare tra di loro, ed essere collaborativi. Il mantenimento di una comunicazione regolare con l'altro genitore è un principio cardine perché le informazioni  al figlio  devono passare come se fosse state date da un unico genitore.

E d’altra parte è il concetto stesso di famiglia che implica la necessità di una comunicazione funzionale.

In psicologia, con il termine famiglia si intende il primo ambiente in cui il singolo individuo è inserito, ambiente che permane nella maggior parte dei casi per tutta la vita. Il rapporto con i familiari contribuisce a fornire molti degli strumenti fondamentali per l'inserimento nella Comunità.

La famiglia prevale nella prima educazione, nella repressione degli istinti e nell'acquisizione della lingua materna. Essa presiede così ai processi fondamentali dello sviluppo psichico, dell'organizzazione delle emozioni e trasmette le strutture di comportamento e di rappresentazione, il cui gioco si estende oltre i limiti della coscienza. In questa maniera la famiglia stabilisce una comunità psichica tra le generazioni, la cui causalità è di ordine mentale.

Il progetto educativo della famiglia richiede un'armonia dei rapporti fra i vari membri della famiglia e una crescita equilibrata della personalità, e spesso  viene realizzato in modo inconsapevole attraverso la creazione di una rete di relazioni e messaggi che definisce le aspettative reciproche e l'idoneità di cui ne fa parte.

Senza soffermarci sulle varie tipologie di famiglia, ci sembra importante sottolineare come , dopo la riforma del 1975 il principio  dell'uguaglianza dell'uomo e della donna sostituisce  al concetto di famiglia fondata sull'autorità la famiglia che trova giustificazione nella collocazione reciproca dei soggetti, volta a costituire un intenso solidalizio tra coniugi che insieme, concordano un indirizzo familiare unitario ed esercitano la potestà sui figli, rispettandone la personalità e le inclinazioni.

Questo è previsto dal codice civile negli articoli 144 e 147. È un pensiero bellissimo, “ i figli crescono nel rispetto delle loro, delle loro indole e i genitori collaborano a per la crescita dei propri figli”,  ma sappiamo fin troppo bene che questo è molto raro, purtroppo.

La parità di diritti tanto acclamata non ha portato infatti ad una vera consapevolezza della parità dei doveri, per cui molti conflitti sono nati nel tempo, come” io faccio quello che voglio, perché ho il diritto di farlo” a scapito del bene della coppia. La cosa più importante, anche dei figli, è la carriera, la realizzazione personale, o meglio individualistica, ed  il divorzio diventa apparente soluzione di tutti i problemi che nella realtà rimangono e si amplificano.

Ma, da un punto di vista psicologico, il divorzio è spesso considerato un fallimento, e  come ogni insuccesso lascia i suoi strascichi in modi più o meno traumatici e patologici. Può diventare un fatto davvero sconvolgente, soprattutto per i bambini , perché interrompe bruscamente tutti gli aspetti rassicuranti della routine familiare ingenerando, spesso, un conflitto tra gli ex coniugi.

 Se  entriamo adesso più nello specifico nel concetto di conflitto,  è inevitabile parlare in termini di psicologia sistemica, la quale si focalizza non tanto sul contenuto, quanto piuttosto sulla relazione che implica un riconoscimento non soltanto di una comunicazione o di un'azione conflittuale, quanto piuttosto del contesto e soprattutto del rapporto fra le parti in un determinato contesto.

Gli individui appartengono a contesti differenti, quindi il singolo e i gruppi sono parte di una rete di relazioni affettive e sociali diverse fatte di alleanze e risorse.

La Famiglia è un sistema di interazione, di interconnessioni tra significati, percezioni, sentimenti, comportamenti e schemi di spiegazioni che rappresentano le premesse epistemologiche con cui il nucleo familiare struttura le proprie esperienze. In questo senso  miti e credenze e rappresentazioni sociali sono condivisi dalla famiglia e diventano la chiave di lettura nell'interpretazione dei comportamenti all'interno del gruppo e con l'ambiente esterno.

Naturalmente pensare agli aspetti disequilibranti come non distruttivi del sistema ha permesso di leggere crisi e conflitti nella coppia come un processo evolutivo dinamico che cambia le forme dell'interazione.

La cosa importante, quindi,  è che quando due persone si rivolgono a noi per una difficoltà nella gestione di un conflitto dobbiamo sapere:

  • in che contesto andremo a lavorare, quindi se i due genitori sono arrivati attraverso una separazione o un divorzio finito in tribunale dei minori, o se magari i due genitori, prima di depositare l’estratto di separazione, abbiano deciso di rivolgersi ad un coordinatore genitoriale per superare i loro conflitti, auspicando in un iter giudiziario più breve ;
  • quali sono  le aspettative rispetto al percorso, quello che i genitori si immaginano di ottenere, se si attribuiscono delle responsabilità rispetto alla situazione in cui si trovano, se sono disposti ad impegnarsi o  delegano tutto il lavoro al tecnico di turno che magari cambi l'altro componente della coppia genitoriale con un atto magico.
  • individuare la natura del conflitto, spesso relativo a problemi di identità, ovvero al non sentirsi riconosciuto o come padre o come madre;
  • il potere che ognuno od ognuna ha o sente di avere o non avere nella coppia, quindi è un problema di potere. Ad esempio: dato che tu non guadagni, non puoi decidere cosa comprare, oppure dato che non sei mai a casa o non fai mai la spesa decido solo io cosa comprare, oppure dato che sono sempre con il bambino decido io che sport o scuola questo può fare.
  • Abbiamo anche la qualità del legame e il grado di condivisione e questo riguarda la questione dell'intimità della coppia, che comprende anche la sfera sessuale.
  • Altro fattore Interessante rispetto al conflitto e la sua intensità, l'intensità percepita dal coordinatore. E’ chiaro che un'intensità troppo elevata crea delle difficoltà al percorso e questo dipende anche dalla preparazione pregressa del coordinatore e quanto lui riesca a reggere emotivamente i litigi dei due contendenti.
  • È importante, infine, è certamente capire se ci sono psicopatologie o pregressi atti di violenza che non sono ancora stati esplicitati, in modo da calibrare i tipi di intervento, non certo per applicare una cura, ma per sapere a cosa andiamo incontro ed eventualmente indirizzare.

Importanza del contesto psicologico

Ci sembra opportuno, a tal proposito, fornire un sintetico quadro  delle Psicopatologie più frequenti che può incontrare il coordinatore genitoriale nei suoi interventi per poter  capire se per caso uno dei due genitori oppure anche entrambi possano soffrire di uno Stato emotivo non ancora rilevato che possa nuocere sia a se stesso che ai figli, ma anche alla realizzazione di progetto di coordinazione genitoriale e rimandare ad altre figure professionali la cura di eventuali disturbi emotivi che possono sfociare in vere e proprie psicopatologie.

Ogni psicopatologia provoca situazioni di  forte sofferenza, in cui i sintomi sono di origine psicologica e interessano tutto l'organismo. Questo disagio comprende la sfera interpersonale e sociale dell'individuo, ad esempio la scuola per i bambini, il lavoro e la famiglia per gli adulti. È importante sottolineare come l'Organizzazione mondiale della sanità stimi che negli ultimi anni tra i primi posti delle malattie fortemente disabilitanti per la persona stiano risalendo quelle di matrice psichica. Sono un esempio i disturbi dell’umore, i disturbi d'ansia, i disturbi depressivi, ma anche quelli psicosomatici, sessuali o legati, all'abuso e dipendenza da certe situazioni o da sostanze psicoattive.

I disturbi dell'umore sono  accomunati e contraddistinti dalla flessione  e andamento discontinuo dell'umore della persona. Quindi l'individuo che è afflitto da uno di questi disturbi può mostrare solitamente un umore deflesso, oppure anche eccessivamente alto per un periodo di tempo che può andare da un paio di settimane, quindi 15 giorni, ad anni ed anni.

Nel caso della depressione la persona presenta una forte tristezza giornaliera e l'incapacità di provare piacere quegli stessi piaceri che precedentemente erano percepiti nel fare le proprie attività, e anche di percepire le ulteriori gioie provenienti dalle sue molteplici sfere vitali.

 Il  disturbo bipolare consiste nell’oscillazione del tono dell’umore fra due polarità, da una polarità depressiva ad una euforica, con una certa ciclicità. Da qui anche l’altro termine che caratterizza questa condizione medica,  la ciclotimia, cioè un disturbo dell’umore che ha caratteristiche simili al disturbo bipolare, ma di minore gravità  e non cronico.

A  volte l’alterazione umorale presenta un’intensità ed una frequenza tali da  compromettere la normale vita di quella persona nelle sue dimensioni, come quella della sfera personale, sociale, lavorativa e relazionale.

Parlando  dei disturbi d’ansia,  sono caratterizzati ed accomunati dalla presenza di intensa e frequente ansia, una condizione caratterizzata da agitazione, la quale in piccola quantità contribuisce ad aiutare ed allertare l’individuo in situazioni di pericolo o nei casi in cui sia necessario un aumento dell’’attivazione fisiologica ( es. prima di un esame). In tal caso l’attivazione psico-emotiva non è da considerarsi disfunzionale, o meglio patologica, ma un fenomeno psico-fisico normale, che prepara e attiva la persona davanti ad una certa situazione che richiede specifiche reattività sia mentali che fisiologiche.

Nel caso del disturbo d'ansia, invece, la reazione emotiva  non risulta adattiva, ed anzi, aumentando di intensità e frequenza, può appunto generare situazioni in cui  la persona non riesce più a capire e gestire i propri livelli emotivi e, di conseguenza di affrontare cose anche normalmente considerate semplici, e di controllare molteplici fattori di stress che la vita ci mette in ansia. La risposta Irrealistica, fuori dalla realtà, quindi ,e sproporzionata, diviene allora un vero e proprio disturbo psichico, con un quadro sintomatologico complesso e articolato in sintomi sia mentali ma anche fisiologici.

Tra i disturbi d'ansia troviamo l'attacco di panico, che corrisponde ad un periodo preciso durante il quale vi è un'insorgenza improvvisa ed intensa, un'apprensione, una paura, terrore, spesso associati ad una sensazione di catastrofe imminente,  la fobia di carattere sociale che prevede un'ansia clinicamente significativa provocata dall'esposizione di certi tipi di situazioni o di prestazioni sociali e che spesso determina condotte di evitamento.

Il DSM5 ha previsto uno specifico capitolo denominato “Disturbo ossessivo – compulsivo e disturbi correlati”,  distinto dai Disturbi d’Ansia. E’ il caso di chi vive  ossessioni  e pensieri ricorrenti - che causano disagio e comportamenti stereotipati che servono a neutralizzare l'ansia. Nelle sue varie ossessioni e delle compulsioni cambia, ma alcuni dimensioni sintomi ( controllo, ordine, ripetizione, simmetria…..ad es.) rimangono comuni, e possono essere correlati alla presenza di tic.  

Il disturbo post traumatico da stress  è caratterizzato dal rivivere un evento estremamente traumatico, accompagnato anche da sintomi di aumentata attività neurovegetativa o da evitamento di stimoli associati al trauma.

Ci possono essere anche i disturbi psicosomatici e la caratteristica comune di questo tipo di disturbi è la presenza di sintomi fisici che fanno pensare ad una condizione medica generale e che non sono invece giustificati da una condizione appunto fisica e dagli effetti diretti di una sostanza o di un altro disturbo mentale. I sintomi devono causare un significativo disagio o menomazione nel funzionamento personale, sociale, lavorativo, scolastico e familiare.

Parlando invece dei disturbi sessuali di natura psichica, si rileva una caratterizzazione psicologica,  personale o interpersonale, che interferisce negativamente su una o più parti della sfera sessuale dell'individuo.

Possiamo trovarci anche al cospetto di disturbi dell'alimentazione, connotati da problemi e patologie legate al cibo di natura psicologica. In questo caso questi disturbi non condizionano particolarmente un progetto di coordinazione genitoriale, ma nel caso che uno dei figli soffra di questi disturbi, è bene che il coordinatore genitoriale possa avere una panoramica, anche se superficiale, in modo da prendere in considerazione tutti gli aspetti per costruire il proprio progetto.

Poi i disturbi del sonno. Dobbiamo pensare che il sonno per ogni organismo e quindi anche per l'essere umano, è un momento fondamentale di benessere e di recupero di energie sia di carattere fisico che di carattere mentale. Sembra che tali disturbi insorgano in seguito ad uno sfasamento dei meccanismi di generazione o di regolazione del ritmo sonno veglia dovuti a fattori psicologici ed ambientali. La quantità e la qualità del sonno necessario all'individuo sono molto soggettive e proprio per questo variano da persona a persona; possono cambiare secondo l'età o la presenza di fattori soggettivi come forti stati di preoccupazione, problemi socio familiari, problemi economici, problemi lavorativi o di forte responsabilità.

Naturalmente ci possono essere i disturbi correlati a sostanze, come ad esempio l'alcol, la cocaina, l'eroina, la nicotina, le cannabis ,  allucinogeni, ad esempio, LSD e , anfetamina, esempio anfetamina e metanfetamina,  inalanti, farmaci e psicofarmaci, caffeina, steroidi, anabolizzanti, antidolorifici, antinfiammatori e smart drugs.

Tutti questi disturbi possono condizionare in modo negativo la famiglia e di conseguenza boicottare qualsiasi tentativo di coordinazione genitoriale. I problemi psicocognitivi e comportamentali che possono scaturire dalla dipendenza da sostanze vanno dalla incapacità di controllo sui pensieri e sui comportamenti , ai problemi di concentrazione, attenzione e memoria , problemi di impulsività ed aggressività, ansia, ossessione e compulsione.

Nei  disturbi del controllo degli impulsi si riscontra la  difficoltà della persona a resistere ad un particolare impulso. Solitamente l'individuo afflitto da un disturbo del controllo degli impulsi, avverte un sentimento di progressiva tensione, agitazione ed eccitazione, poco prima di mettere in atto l'impulso a livello comportamentale. Anche questo può boicottare qualsiasi progettualità individuale e familiare.

I  disturbi psicotici che sono evidenziati da forti alterazioni dell'equilibrio psicologico dovute alla lontananza dalla realtà esterna ed intensi disturbi del pensiero.

Chi è afflitto da un disturbo psicotico non riesce più ad affrontare la vita sociale, affettiva, lavorativa e famigliare a causa dei pensieri  quindi fortemente disturbanti. Ci possono essere gravi disturbi dell'attenzione e della concentrazione, un affievolimento dell'iniziativa del piacere di parlare e relazionarsi anche con gli altri, di fare e progettare attività in genere. La presenza in questo tipo di psicopatologia esclude nella maniera più assoluta qualsiasi approccio di coordinazione genitoriale.

Parliamo ora di stress. Lo stress fa parte della nostra vita, lo affrontiamo tutti i giorni, però quando i fattori di stress sono eccessivi o troppo prolungati, la persona esaurisce le riserve di energia utili per le reazioni di adattamento, recupero e riequilibrio finendo per incappare in una serie di problematiche sia psichiche ma anche fisiche e gradualmente in veri e propri disturbi aventi sintomi disfunzionali nelle varie sfere mentali della persona.

Se lo stress continua e si intensifica, possono comparire disturbi da stress o dell'adattamento, contraddistinti da sintomi psicofisici negativi e invalidanti per i molteplici aspetti della vita della persona.

I disturbi di personalità infine. Sono raccolti in tre gruppi sulla base di alcune loro caratteristiche analoghe.

 Il primo gruppo a comprende i disturbi caratterizzati da comportamento bizzarro e sono contraddistinti da modalità strane, insolite, eccentriche o paranoiche e dalla tendenza alla diffidenza e all'isolamento. Tra questi il disturbo di personalità paranoide e il disturbo di personalità schizoide, entrambi caratterizzati, per quello che ci interessa, da un'espressione emotiva ristretta, dal distacco dalle dinamiche relazionali e quindi dalla mancanza di desiderio di instaurare o mantenere le relazioni.

Il secondo gruppo comprende i disturbi caratterizzati da modalità emotive, teatrali, instabili, estreme, imprevedibili e dalla mancanza  di empatia, con forte instabilità delle dinamiche affettive – disturbo di personalità borderline-  inosservanza e tendenza alla violazione dei diritti altrui – disturbo di personalità antisociale - necessità di continua ammirazione ed attenzione,   mancanza di empatia e di capacità di riconoscimento delle dinamiche interne degli  altri – disturbo di personalità istrionico.

Il terzo gruppo  comprende i disturbi contraddistinti  da modalità ansiose e/o paurose, considerevole inibizione e scarsa autostima.

Il timore della separazione e l’incapacità decisionale, l’inclinazione al perfezionismo ed al controllo, il senso di inadeguatezza e l’intolleranza verso i giudizi negativi degli altri, caratterizzano, nell’ordine, il disturbo dipendente di personalità, il disturbo ossessivo compulsivo ed il disturbo evitante di personalità.

Naturalmente va esclusa una automatica correlazione tra alterazione psichica e incapacità genitoriale, ma all’interno della valutazione delle responsabilità e degli impegni genitoriali previsti dal piano condiviso riteniamo che siano condizioni che il coordinatore genitoriale debba tener presenti nella sua proposta progettuale.

Federica Agovino

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