Quando si diventa genitori, si inizia ad avere a che fare con un’esperienza mai provata prima, di cui il modello di riferimento, è spesso la propria famiglia d’origine o quelle che si sono conosciute nel corso delle propria vita, ma tra il pensare a come ci si comporterà e agire concretamente questa funzione, può non esserci una corrispondenza. Sempre più spesso, mi capita di incontrare dei genitori che non riescono a capire come mai si trovino ad avere a che fare con figli che mentono, non obbediscono, si comportano in modo differente quando stanno fuori casa e spesso sono svogliati nello studio e si comportano male a scuola; in genere questi comportamenti tendono ad emergere maggiormente nei momenti di passaggio evolutivi, come quello dalle scuole elementari alle medie, o dalle medie alle superiori. Naturalmente non occorre generalizzare e valutare ogni situazione a se, ma è importante cercare di capire il perché questi comportamenti emergano, e quale sia la loro funzione. Dietro alcuni comportamenti “negativi” dei figli, c’è spesso il bisogno di una richiesta d’attenzione, la cui causa può essere o una eccessiva attenzione o una scarsa attenzione data dai genitori.
Per capire meglio questo concetto, è necessario sottolineare che andare verso situazioni estreme, può portare a delle rotture, mentre mantenersi nelle vie di mezzo, permette una flessibilità che può evitare le fratture, lo stesso concetto può essere utilizzato come esempio nella relazione tra genitori e figli, dove un eccesso di no o un eccesso di si, producono entrambi reazioni disfunzionali. Un aspetto fondamentale per la trasmissione delle regole è la presenza di un messaggio coerente tra genitori, cosa che deve poter avvenire sia che questi siano separati, sia che stiano insieme. La coerenza permette ai figli di non entrare in confusione e di evitare di allearsi col genitore che preferisce in base a come si comporta con lui, è fondamentale che i genitori siano tra loro alleati per il bene dei figli, e non che i figli si alleino con uno dei genitori, contro l’altro, questo gioco relazionale, se presente, crea crossi squilibri all’interno del sistema familiare, portando i figli ad agire in modo disfunzionale, senza capirne il motivo profondo (che è spesso il conflitto tra i genitori, di cui diventano vittime inconsapevoli). L’eccessivo permissivismo, agito spesso con l’idea di voler bene ai figli e dimostrargli questo bene, assecondando sempre le loro richieste, porta questi ultimi a pensare di poter fare e ottenere tutto ciò che vogliono, rendendoli incapaci ti tollerare la frustrazione dei no.
Se sin da piccoli ci si abitua ad essere sempre accontentati rispetto alle proprie richieste, e raramente si sperimenterà il rifiuto, con la crescita, questo sarà sempre più difficile da tollerare, sia dentro che fuori dal contesto familiare. Anche l’eccessiva severità trasmessa in modo autoritario non va bene, perché può determinare nei figli, o un blocco dovuto alla paura e a una bassa autostima vissuta rispetto ai genitori, o al contrario la tendenza a contrapporsi continuamente a loro perché non ne viene riconosciuta l’autorevolezza. Si trasgredisce perché non si è acquisito un limite interno, e agire un comportamento di questo tipo significa indurre chi sta all’esterno a porre questo limite, e se questo non arriva o arriva in modo errato, le trasgressioni aumenteranno, fino a che questo limite non arriverà. Spesso la scuola diventa il primo portavoce di questo limite, informando i genitori dell’accaduto, e attivandosi affinchè le cose cambino. Non è semplice per genitore, accettare di aver di aver un figlio che non si comporta bene, perché in fondo sa, che la responsabilità è anche la sua. Le reazioni sono diversificate, c’è chi si schiera dalla parte dei figli, assumendo a sua volta atteggiamenti ostili e persecutori verso la scuola e chiunque metta in evidenza il comportamento trasgressivo del figlio; c’è invece chi si mette in discussione cercando di capire il perché e cercando di trovare una soluzione al tutto, accettando l’ausilio della scuola, o dei servizi sociali o chiedendo aiuto a uno psicoterapeuta che si occupi di problematiche familiari. Questa è una fase molto delicata e importante, perché se affrontata correttamente, può prevenire delle problematiche disfunzionali che potrebbero manifestarsi con la crescita dei figli. Non è semplice per un genitore mettersi in discussione, ma la consapevolezza delle difficoltà presenti nel rivestire questo ruolo, e la forte responsabilità assunta nel decidere di crescere i figli, dovrebbero dare la forza nell’ intraprendere un percorso di crescita necessario al benessere di tutta la famiglia e della società in cui si è deciso di vivere.
commenta questa pubblicazione
Sii il primo a commentare questo articolo...
Clicca qui per inserire un commento