"Occorre tutta la poesia di questo mondo per prenderci cura di noi stessi insieme all’altro.
Occorre risvegliare tutta la parte più sottile dello scibile umano, per un percorso di guarigione.
Certo l’esperienza è individuale ma ciascuno la vive in una dimensione collettiva, sociale, si pesca in quella dimensione universale, atemporale, che di fatto accomuna gli uomini di ogni tempo."
Dome Bulfaro e Paolo Maria Manzalini
Come può un genitore aiutare un figlio quando presenta un problema?
La reazione più frequente di un genitore, quando vede star male un figlio, è seguirlo nella sua sofferenza, identificarsi con lui e vivere i suoi sentimenti amplificati.
Ma è davvero questo il modo più efficace?
La risposta è no.
Il figlio non trae alcun giovamento dal sentire il proprio disagio a cui si aggiunge l'angoscia del genitore.
Allora come poter essere di aiuto?
Un atteggiamento efficace è quello di ascoltare e comprendere mantenendo la giusta distanza per poter osservare i fatti senza allagarlo con le proprie emozioni, evitando di confondere i propri irrisolti con quelli del figlio, le proprie paure con le sue, e credere fermamente nelle risorse e nelle potenzialità della persona a cui abbiamo dato la vita, a cui siamo legati e amiamo più di noi stessi, ma a cui non possiamo sostituirci.
E' molto importante sentire la crisi come un'opportunità, cogliendola in essa un'occasione preziosa per guardarci dentro e affrontare i problemi che abbiamo dimenticato e ignorato, e che ora riappaiono attraverso le vicende e le problematiche dei figli, che divengono specchi attraverso cui rivedere il bambino, l'adolescente, il giovane, che siamo stati.
Attraverso i figli riviviamo le fasi della nostra vita, quelle più felici come quelle più dolorose, cadute nel mare magnum dell'inconscio, e là dove abbiamo registrato delusioni, fallimenti, rischi e paure legate alla sopravvivenza, il tempo si è fermato, il percorso evolutivo ha registrato una battuta d'arresto, ed è stato difficile o impossibile accedere alla percezione di una vita facile, gioiosa, piena e realizzata.
Ora finalmente finalmente abbiamo la possibilità di prenderci cura di quelle ferite e guarirle, risolvendo traumi, esperienze dolorose, relazioni conflittuali, paure, sensi di colpa, rancori, alleggeriamo le nostre spalle e liberiamo i nostri figli dal compito di portarne il peso al posto nostro.
Allora i figli non sono solo persone da aiutare e di cui prenderci cura, sono specchi attraverso cui guardarci e prendere consapevolezza dei dolori, personali e familiari, che ci portiamo dentro e lasciarli andare. Solo in questo modo il passato doloroso, pesante e penalizzante della nostra famiglia non invaderà lo spazio di vita delle nuove generazioni.
Se davvero desideriamo essere d'aiuto ai nostri figli, comprendiamo chi siamo, da dove veniamo e dove siamo diretti, questo è il più grande dono che possiamo fargli, questo aprirà e alleggerirà le nostre vite e le loro.
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