I fatti di cronaca che hanno come oggetto i bambini, pongono sempre più frequentemente l’attenzione su quella che dovrebbe essere la situazione migliore da dover garantire a un minore per la sua crescita, e che purtroppo alcune volte non si verifica; in relazione a ciò, può essere utile soffermarsi sulle caratteristiche fondamentali che dei genitori dovrebbero poter avere nel momento in cui decidono di allevare e crescere un bambino. Visto il crescente numero di separazioni conflittuali e di violenze presenti in ambito domestico, la psicologia e la giurisprudenza si sono trovate spesso a dover collaborare per poter tutelare il minore e garantirgli il meglio per un suo sano sviluppo psichico, fisico e sociale.
La legge stabilisce che ogni minore ha diritto alla bigenitorialità (legge dell’8 febbraio 2006 n°54), ovvero a crescere godendo delle presenza di entrambi genitori anche in caso di separazione degli stessi (che siano sposati o meno), mantenendo un rapporto equilibrato e continuativo con ciascuno di essi, avendo la possibilità di ricevere cura, educazione e istruzione e di conservare rapporti significativi con i parenti di ciascun ramo genitoriale. E’ utile evidenziare che non andare d’accordo come coppia-coniugale, non significa essere anche dei cattivi genitori e viceversa, occorre pertanto riuscire a evidenziare le differenze e i confini tra i due ruoli, affinchè i figli possano avere la certezza che anche se i genitori si separano e quindi verrà meno lo stare insieme come coppia, non smetteranno mai di essere genitori, e dovranno garantire tutto ciò che tale ruolo implica. Può accadere che le problematiche di coppia, condizionino il benessere della famiglia e che a causa di conflitti esasperati, maltrattamenti, situazioni di degrado e disagio, etc…, le situazioni più problematiche, spesso in seguito a delle denunce, portino a predisporre una valutazione delle capacità genitoriali, per capire se è a rischio il benessere del minore o del sistema familiare.
Nel valutare le competenze genitoriali, si cerca di capire in che condizioni vive il minore per accertare se ha subito dei danni all’interno del sistema in cui vive e se il/i genitore/i lo ammette ed è in grado di accettare o chiedere un aiuto. Questa valutazione viene fatta dai servizi sociali, in equipe con assistenti sociali e psicologi, attraverso osservazioni, colloqui e visite domiciliari, e ha la finalità di capire se la crisi familiare attraversata è momentanea o duratura e se ci sono i presupposti affinchè questa venga superata o invece si tratti di un funzionamento cronicizzato, disfunzionale e con scarse prognosi di miglioramento.
Diversi autori (Guttentag et al.2006 / Camerini 2006 / Nicolini 2009) si sono soffermati su quelle che dovrebbero essere delle buone competenze genitoriali, però non è emersa una linea guida unica da seguire, bensì un principio indicativo che va valutato caso per caso. Ecco sommariamente le caratteristiche che dovrebbe avere un genitore sufficientemente buono nel garantire uno sano sviluppo per suo figlio.
- Dovrebbe riuscire a garantire i bisogni primari di cura, protezione e sicurezza, legati alla specifica fase del ciclo vitale che il figlio sta attraversando, favorendo lo sviluppo di un buon legame di attaccamento e presentando una buona capacità di risoluzione dei problemi;
- Dovrebbe riuscire a stabilire un buon contatto emotivo e affettivo nel rapporto col figlio, cercando di essere empatico e stando attento a non confondere se stesso con lui ovvero attuando un processo di differenziazione genitore-figlio; inoltre dovrebbe prestare attenzione a non avere un atteggiamento di rifiuto e ostilità nei confronti suoi confronti.
- Un buon genitore dovrebbe cercare di non riproporre nella relazione con il figlio eventuali modalità disfunzionali apprese nella propria famiglia di origine, bensì laddove ne abbia consapevolezza è opportuno che cerchi di rielaborarle e modificarle così da riuscire a creare un ambiente relazionale positivo in famiglia; ad esempio, se proviene da una famiglia in cui il conflitto era molto presente e disfunzionale, dovrebbe cercare di mantenere un rapporto di collaborazione con l'altro genitore, tale da ridurre i conflitti in corso e creare un clima sereno;
- Altro aspetto molto importante è la capacità di favorire l’interazione del proprio figlio con il mondo esterno, ovvero con la propria famiglia d’origine e con figure significative ad essa legate, la frequentazione della scuola, e di attività sportive o ludico-ricreative, necessarie per lo sviluppo della propria identità e delle abilità relazionali.
- Una volta individuate le difficoltà che hanno portato alla valutazione genitoriale, è molto importante che i genitori abbiano la capacità di riconoscere il problema e mettersi in discussione, per cercare di risolverlo e superarlo insieme e se necessario con l’aiuto delle istituzioni.
Quando i genitori riescono a impegnarsi reciprocamente come alleati per il benessere del figlio, non si ostacolano a vicenda nella crescita dello stesso, e rispondono ai bisogni di nutrizione, cura, protezione e sicurezza, stanno gettando le basi creare un senso di fiducia in loro come capaci di offrire sicurezza e protezione, che permetterà al figlio di sentirsi amato e a loro stessi, di sentirsi dei buoni genitori.
Per concludere si può affermare che costruzione del benessere del figlio, nasce dall’interazione tra le sue risorse, quelle dei genitori e del contesto sociale in cui vive la sua famiglia, più questo sarà variegato e accogliente, maggiori saranno le risorse a cui sarà possibile attingere, in caso di difficoltà.
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