Situazioni di emergenza come quella che stiamo affrontando, a partire dall’arrivo e il diffondersi della pandemia di Covid-19, possono provocare reazioni affettive importanti nei bambini che possono diventare, ad esempio, più oppositivi del solito e meno gestibili, oppure avere un sonno più disturbato. Oltre a risposte emotive così forti, possiamo assistere al contrario a reazioni di chiusura, ridotta loquacità o regressioni a comportamenti ormai superati da tempo, soprattutto nei bambini più piccoli. Ad esempio con l’interruzione della didattica a distanza e la ripresa delle lezioni scolastiche in presenza, molti bambini e pre-adolescenti stanno manifestando reazioni di rifiuto nei confronti dell’ambiente scolastico. Questi sono segnali che non devono destare eccessive preoccupazioni, in quanto non rappresentano qualcosa di patologico: i bambini in questo modo ci stanno dicendo che sono in difficoltà, si tratta di una richiesta d’aiuto che mandano in maniera inconsapevole ed è molto importante riuscire ad accoglierla per poter dar loro delle risposte adeguate. Il rifiuto del rientro a scuola potrebbe infatti essere dovuto al timore nei confronti del virus, entità invisibile ma minacciosa, piuttosto che al desiderio di mantenere la vicinanza con i genitori, che sempre più spesso si adeguano ad una modalità smartworking, proprio per poter sorvegliare i propri figli che ormai alternano in maniera poco prevedibile una modalità didattica a distanza a quella in presenza.
I piccoli potrebbero avere difficoltà a capire quello che vedono e sentono in televisione o da altre persone e ciò potrebbe causare loro ansia, stress e tristezza. Fornire loro uno spazio dove poter elaborare insieme una spiegazione della situazione, attraverso un linguaggio semplice e chiaro, eviterà di farli sentire soli nella loro preoccupazione, legittimando i loro sentimenti d’ansia e paura.
E quando le emozioni sono così forti da non poter essere espresse attraverso il linguaggio verbale? Un modo per favorire l’espressività nei piccoli senza costringerli a parlare è invitarli a rappresentare, attraverso le immagini, le proprie emozioni e i propri pensieri. Anche semplicemente osservando e descrivendo insieme le loro opere creative, è possibile aiutarli ad attribuire un senso e un significato alle proprie esperienze e dare un’interpretazione agli eventi.
Come adulti di riferimento, è importante quindi condividere con i bambini momenti di gioco, dialogo, letture e creatività, che consentono di costruire uno spazio per affrontare le domande e le emozioni legate alla consapevolezza di una situazione che sta causando conseguenze significative nella vita di ognuno di noi. La percezione di essere ascoltati dalle figure di riferimento principali aiuterà i bambini a ridimensionare anzitutto i loro timori. Anche i bambini che ancora non vanno a scuola, i quali non sanno leggere e scrivere, sanno tuttavia disegnare, giocare e raccontare la loro vita, mettendo in mostra competenze e abilità creative. Si tratta, insomma, di funzioni cognitive che si sviluppano molto presto e sono legate alla sfera emotiva.
Per concludere, le conseguenze del particolare momento che stiamo affrontando, nella vita dei bambini, dipendono in modo importante da come la situazione viene vissuta all’interno del contesto familiare. Se noi adulti ci rendiamo disponibili a cogliere e accogliere le loro difficoltà, essi potranno infatti ricordare questo periodo come un momento molto particolare in cui hanno vissuto un’esperienza importante. Potranno capire che si può stare in un momento così difficile e si può anche uscirne. I genitori, in qualità di figure di riferimento, potranno testimoniare e insegnare ai bambini che nella vita ci sono e ci saranno difficoltà da affrontare ma, grazie alle proprie risorse, esse potranno essere superate. Sarà per loro possibile comprendere come le emozioni negative, proprio perché associate a determinati eventi e situazioni, possono essere transitorie e che, per quanto intense, è possibile raccontarle e attraversarle in sicurezza.
Dott.ssa Decla Vivolo
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