È da poco terminato un secolo in cui la medicalizzazione della nascita ha contribuito alla diminuzione della mortalità materna e neonatale e a cui è seguito un periodo di profonde modificazioni della coppia, della famiglia, dell’intera società. Parallelamente si sta assistendo ad una de-istituzionalizzazione della famiglia classica (Cramer, 1995), con una connessa mutazione dei riti di passaggio dal singolo alla coppia e alla famiglia, delle reti sociali e comunitarie di sostegno, con il pericolo di un indebolimento dell’identità genitoriale.
Assistiamo ad una profonda ambivalenza sociale dove è presente una idealizzazione della filiazione: i figli diventano preziosi e importanti in una società con poche nascite e se non arrivano, per qualche anomalia generativa o per l’età avanzata, la filiazione è ricercata ad ogni costo, ma contemporaneamente si ha una svalutazione del ruolo materno. Alle donne lavoratrici è praticamente richiesto di non restare incinte, per non perdere il posto di lavoro, spesso precario. Questo comporta dei profondi mutamenti nell’investimento e trasmissione della genitorialità.
L’appartenenza alla specie umana implica potenzialità generative con cui è possibile trasmettere caratteristiche alla propria discendenza parentale per via psichica transgenerazionale e non semplicemente per trasmissione genetica. Attraverso la propria sessualità ogni individuo ha potenzialmente la possibilità di generare e diventare genitore: questo non semplicemente per le vie biologiche, ma anche emotive in quanto nella sessualità, intesa come struttura emotiva, viene ad essere costruita la potenzialità psichica generativa e genitoriale (Imbasciati, Buizza, 2011). La generatività (come costruisco dentro di me l’idea di riprodurmi?) intesa in senso psichico rappresenta una condizione creativa della dimensione psichica sessuale e la genitorialità ne è a sua volta prosecuzione, nella linea della filiazione psichica, mediante il prendersi “cura” del prodotto del concepimento.
Alla base di ogni azione umana è sottesa, consapevole o no, una progettualità, che guida non solo le scelte ma anche le azioni: gli obiettivi o comunque i risultati potranno essere razionali o irrazionali, espliciti o impliciti, consapevoli o no, sani o patologici. La progettualità generativa individuale che appartiene alla storia di ognuno potrà, ad un certo momento del percorso di vita, venire condivisa o meno dalla coppia, o potrà anche nascere come progettualità di coppia stessa.
La progettualità genitoriale comporta d’altra parte l’attivazione dei processi psichici strutturati nella mente del singolo, che permettono le funzioni di accudimento, fisico e psichico, del bimbo generato. In genere i due processi di attivazione della generatività e della genitorialità sono interconnessi: la generatività può evolvere verso la genitorialità, o viceversa: un progetto di genitorialità può attivare la generatività dell’individuo e della coppia (Imbasciati, Cena, 2011 cap. 16). Può accadere però che, per complesse vicissitudini interiori, intrapsichiche, interpersonali o anche sociali, la generatività sia debole o non sia sostenuta, o non evolva verso la genitorialità: il ruolo genitoriale può venire in questo caso assunto da qualche altro caregiver (Imbasciati, Cena, 2010) entro o fuori la famiglia, oppure nei casi più gravi il bimbo può venire abbandonato, maltrattato. Può anche accadere, però, il contrario: il progetto di generatività può fallire per l’impossibilità procreativa, fisiologica o psicologica di uno o di entrambi i membri della coppia: il progetto di genitorialità potrà allora venire realizzato attraverso l’adozione di un bambino o l’assunzione di un affido.
La generatività è molto più di un evento biologico: è correlata ai vissuti esperiti con le proprie figure genitoriali. Fanno parte di questo bagaglio tutte le fantasie di accoppiamento e di vita di coppia. Successivamente, quando nella vita della coppia sopraggiunge un periodo in cui il “desiderio di fare” dei bambini comincia ad affacciarsi alla coscienza, nella donna e nel suo partner si animano le fantasie inconsce e remote che appartengono alla storia individuale di ognuno di loro (Palacio, Espasa, 1991).
In letteratura (Cena, 1989) il desiderio di procreazione si ritrova principalmente declinato attraverso un duplice aspetto: come desiderio di gravidanza e desiderio di maternità (Pines, 1972, 1982; Baruffi, 1979), che rimandano ai due aspetti della generatività e della genitorialità.
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