Ma cos’è che ci spaventa tanto quando i piccoli mettono in scena giochi in cui è presente una componente “aggressiva”?
Uno dei primi pensieri è quello che se il proprio bambino gioca (secondo il nostro punto di vista) in maniera aggressiva, da grande molto probabilmente potrà sviluppare una condotta violenta. Inoltre secondo il pensiero corrente, un comportamento di questo tipo da parte dei bambini non è considerato socialmente e moralmente corretto e deve quindi essere limitato il più possibile o vietato.
Prima di preoccuparci oltre il dovuto sulla modalità di gioco più o meno aggressivo dei nostri figli, è importante sapere che una componente di “aggressiva sana” rientra nella normale fase di crescita ed è presente in ogni tappa evolutiva:
- A un anno e mezzo circa il bambino continua ad esplorare gli oggetti con la bocca e assaggia gli altri bambini. È aggressivo senza averne l’intenzione. Il pianto di un altro bimbo lo incuriosisce e ricerca l’adulto per avere delle spiegazioni.
- Dopo i due anni, l’aggressività del bambino rappresenta la sua modalità per affermare la propria presenza e non passare inosservato.
- Tra i tre e i quattro anni l’aggressività del bambino è funzionale ad ottenere il consenso degli altri, per primeggiare, per ottenere il ruolo di leader. Non essendo ancora capace di giocare secondo le regole e a confrontarsi con gli altri, la tendenza è quella di voler prevalere sul gruppo.
- Dopo i sei anni con lo sviluppo di un linguaggio sempre più competente l’aggressività fisica si placa e si modifica.
È bene ricordare che negli atteggiamenti e nei giochi dei bambini piccoli non è mai presente la volontà di far del far male a qualcun’altro.
I giochi di fantasia, compresi quelli con armi giocattolo, o che prevedono scene di morte o di “violenza”, rappresentano un modo attraverso il quale i bambini mettono alla prova la propria forza fisica. È solo in questa maniera che i bambini (così come i cuccioli di animale) imparano in prima persona a dosare la propria aggressività, a controllarla e ad affrontare le conseguenze delle proprie azioni.
Il ruolo del genitore di fronte a questo tipo di giochi dovrebbe essere quello di controllare e impedire che i bambini si possano fare del male fisicamente e moralmente (ricordiamo che anche gli insulti, le offese o le umiliazioni sono forme di aggressività).
Se il genitore (o l’adulto di riferimento) per il gioco messo in atto dal figlio, si arrabbia oltre misura perché è lui a sentirsi spaventato e minacciato dal comportamento del bambino, questo a sua volta ne rimarrà confuso.
Se ai bambini viene continuamente detto che i giochi aggressivi con spade, pistole ecc... sono giochi brutti e che non vanno bene, possono sentirsi loro stessi dei bimbi “sbagliati” perché a loro piace fare dei giochi che per i loro genitori sono sbagliati.
Per aiutare grandi e piccoli a superare questa componente di una normale fase di crescita, gli adulti potrebbero farsi coinvolgere dai loro bambini e partecipare attivamente ai giochi che mettono in scena: per esempio fingendo una morte assurda e plateale (se si viene colpiti), oppure far finta di guidare l’ambulanza per soccorrere i feriti, o ancora organizzare un ospedale da campo se si sta giocando alla guerra…
Per esorcizzare la nostra paura di far crescere dei bambini violenti, impariamo a giocare con loro.
I bambini sanno perfettamente la differenza tra realtà e finzione, tanto che se ci fate caso spesso dicono: “Guarda che ti ho sparato per finta! alzati perché non sei morto veramente”. Questa è un’ulteriore conferma del fatto che l’aggressività manifestata in questo tipo di gioco non presenta cattiveria.
Se l’educazione che diamo ai nostri figli è quella della non violenza, è impossibile che diventino un domani degli adulti violenti. I bambini per natura, sono curiosi e spesso fanno domande sull’uso delle armi vere, sulla morte vera, sulla guerra ecc… Vogliono sapere e capire.
Nei cartoni animati o nei programmi per bambini spesso vengono rappresentati con enfasi i conflitti, gli insulti, le scene di lotta e quasi sempre nel finale si raggiunge una soluzione.
Non è possibile censurare completamente ogni singola immagine di violenza che i nostri bambini vedono in tv o leggono sui libri. Ma è molto utile chiarire con loro quali sono i nostri sentimenti a proposito delle armi e della guerra, verbalizzare (quando l’età del bambino lo consente) i nostri pensieri e le nostri preoccupazioni in merito.
Cerchiamo di non sminuire le capacità di comprensione dei nostri bambini e stiamo attenti a non valutare subito i loro giochi e le loro attività secondo il nostro metro di giudizio che non corrisponde necessariamente al loro.
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