Jules Poincaré ha detto: "La scienza si costruisce con i fatti, come una casa si costruisce con le pietre, ma un accumulo di fatti non è scienza più di quanto un mucchio di pietre sia una casa".
Le teorie dello sviluppo servono da schemi di riferimento per esaminare i cambiamenti di comportamento nel tempo nelle diverse aree dello sviluppo. Esse ci offrono una serie di principi generali o regole relative al cambiamento. Tali principi specificano le condizioni necessarie e sufficienti per ciascun cambiamento.
Per esempio Freud propose che le pulsioni, con base biologica, passino dalla zona orale a quella anale e che il grado di angoscia, concomitante al passaggio, dipenda, in qualche modo, dalle pratiche di allevamento dei genitori. Inoltre ogni teoria dello sviluppo ipotizza una serie di processi sottesi e imprescindibili al cambiamento come la maturazione fisica nel bambino consente il passaggio tra le varie fasi dello sviluppo psicosessuale.
La teoria psicoanalitica mette in risalto l'importanza dei primissimi anni di vita per la formazione della personalità. Secondo Freud si può capire un comportamento solo se si conosce come si è sviluppato durante la storia precedente di una persona. Sia il comportamento normale che quello anormale hanno le loro radici nei primi anni di vita quando viene costruita la struttura di base della personalità. Le prime interazioni fra le pulsioni del bambino e il suo ambiente sociale determinano il modello per quello successivo sia per l'adattamento sociale, sia per far fronte all' angoscia derivante dai conflitti non risolti, in ciascuno degli stadi dello sviluppo, che può, tra l’altro, inseguire la persona lungo tutto il corso della vita.
In ogni stadio insorgono dei bisogni che devono essere soddisfatti non solo dal punto di vista sessuale, nella specificità della fase che si attraversa, ma anche nel modo in cui il bambino si mette in relazione con altre persone e come si sente nei confronti di se stesso. Egli sviluppa atteggiamenti caratteristici, difese e fantasie che l'occhio clinico impara a cogliere onde poter effettuare inferenze circa la struttura della personalità futura.
Il passaggio da stadio a stadio è biologicamente determinato, tuttavia esso avviene anche se precedentemente qualche nodo conflittuale non è stato del tutto risolto. Nessuno stadio viene completamente abbandonato. Infatti il bambino può fuggire da esperienze di insostenibile tensione regredendo a un comportamento precedente, come le osservazioni da me effettuate ampiamente dimostrano.
Per contro, molti aspetti degli stadi precedenti li ritroviamo in quelli seguenti e possono essere integrate in forme di gratificazione sessuale successive a partire dall'ultimo stadio, quello genitale in cui gli istinti delle precedenti fasi si fondono per formare la sessualità genitale adulta.
Stadio anale (da 1 a 3 anni circa).
Verso la fine dello stadio orale il bambino ha già sviluppato un abbozzo grezzo della sua personalità. Questa consiste di atteggiamenti verso se stessi e altre persone, di meccanismi psicologici per raggiungere gratificazioni pur nella consapevolezza delle esigenze della realtà.
Man mano che il bambino, maturando, progredisce verso lo stadio anale, i suoi interessi si spostano dalla zona orale a quella anale. I nuovi bisogni che il bambino ha in questo stadio danno avvio a nuovi conflitti fra il bambino e il mondo. Il modo in cui il bambino li risolve influisce sul nuovo assetto della sua personalità.
Naturalmente non si fermano del tutto le espressioni di bisogni orali. Il bambino ha semplicemente a che fare con una nuova serie di bisogni e di esigenze molto particolari.
Il bisogno fisiologico di defecare crea una tensione che viene alleviata dalla defecazione. Tale stimolazione anale e la conseguente riduzione della tensione produce piacere. Come nello stadio orale, la zona erogena, oltre al piacere, porta frustrazione e ansietà.
La società, rappresentata dai genitori, esige che l'espulsione involontaria, diventi volontaria, e pertanto controllata. Così il bambino deve fronteggiare il training di tenersi pulito e il suo desiderio di gratificazione immediata viene frustrato.
Se il training a tenersi pulito è particolarmente rigido o prematuro, la defecazione può diventare per il bambino fonte di angoscia, che può venire generalizzata ad altre situazioni in cui vengono fatte richieste dall' autorità esterna o in cui il bambino deve controllare i propri impulsi. Alcuni bambini reagiscono a un training severo trattenendo le feci e diventando costipati, oppure defecando in tempi e in luoghi inadatti.
L'ambivalenza tra il dare e il trattenere si esplica in una molteplicità di atteggiamenti che vanno dall'avarizia alla depressione per la perdita dell'oggetto, da una parte, alla generosità e creatività dall'altra. Tali atteggiamenti si cronicizzano in tratti caratteriali nell'età adulta.
Freud ha coniato il termine "carattere anale" per descrivere una persona metodica, pedante e ostinata.
Una persona di questo tipo ha una percezione distorta del mondo, poiché tenta invano di rendere ogni cosa ben definita, chiara e non ambigua.
Lo scopo educativo è quello di permettere abbastanza ma non troppa gratificazione e sviluppare abbastanza, ma non troppo auto-controllo. Ciò consente di sviluppare un IO più maturo attraverso il confronto con la realtà.
Osservazioni
Introduzione
Enea nasce il 5 febbraio 2021 ad Ancona, in una città diversa, poiché la madre, pur vivendo a Salerno, aveva scelto di partorire in acqua, in una clinica privata che garantiva tutti i confort per un parto naturale.
Tuttavia il bambino è venuto al mondo con un taglio cesareo.
La madre, per questo, aveva provato un senso di colpa, ma il chirurgo la rassicurò perché il bambino si presentava molto grande ed era stata scelta quella strada per non correre rischi.
Il bambino è stato allattato al seno ed ha seguito la normale fase dello svezzamento.
All'età di due anni e mezzo, verso giugno dell'anno scorso, gli è stato tolto il pannolino cominciando la fase dell'educazione sfinterica, cosa che il bambino ha accettato di buon grado, senza grosse difficoltà.
Molto spesso il bambino va in braccio alla madre perché vuole trattenere sia la cacca che la pipì stringendosi forte a lei. Altre volte, prima di andare in bagno, succede che si bagni le mutandine con alcune gocce di pipì e la madre è costretta a cambiargliele.
Anche a scuola si bagnava un pochino e non voleva defecare, ma ora sembra tutto risolto.
Ora Enea è molto orgoglioso quando va in bagno per fare la pipì, soprattutto quando scopre che la sua mutandina è asciutta.
Di notte Enea dorme con la madre perché almeno una volta il bambino ricerca il seno. I genitori sono separati e suo padre è molto presente nella vita del bambino, ma anche della madre.
Il padre recrimina spesso alla madre la persistenza dell'attaccamento al seno, ma nello stesso tempo, il bambino non può andare a dormire a casa del padre perché ancora troppo piccolo ed entrambi temono che lui si svegli di notte e ricerchi il seno materno.
1ª osservazione del 2 maggio 2024
Sono le 17,30 e Enea si è appena svegliato quando arrivo in casa.
Si attacca alla madre che è seduta sul divano e tiene il bambino in braccio, il quale, ancora insonnolito dal riposino pomeridiano, ne cerca il seno mostrando grande avidità. La madre cerca subito di giustificarsi, mentre io la rassicuro dicendole di continuare come se io non fossi lì.
Il bambino pare continui il suo sonnellino pomeridiano attaccato al seno. La madre lo richiama, gli chiede se si vuole svegliare ma lui scuote la testa, gli chiede se è andato a fare pipì prima che si addormentasse poiché lei non era in casa.
La madre lo stacca dal seno e gli chiede se vuole fare merenda, ma Enea dice di no, vuole stare con lei un altro pochino.
La madre dice che hanno anche comprato una borraccia dove mettere il latte d'avena per distoglierlo dal seno, ma il bimbo ha detto che era per la scuola.
La madre dice che vuole accendere la luce per farlo svegliare, cosicché cerca di staccarlo dal seno.
La madre richiama l'attenzione di Enea sul lavoretto che ha fatto all'asilo, faccio per prenderlo e il bimbo si stacca dal seno dicendo che era suo.
Il bambino, piano piano, si stacca dal seno.
La madre prende gli ovetti di cioccolato.
Il bambino ne prende uno dalla bustina e me lo porge timidamente.
Il bambino è attaccato alla madre, la abbraccia forte, mi guarda di sottecchi, sembra intimorito dalla mia presenza. Poi la madre gli dice di prendere le pantofoline, va con lui in camera, poi torna e gliele infila.
La madre richiede se vuole fare la pipì. Il bimbo va a prendersi un ovetto sul tavolo.
Lo mangia in un angolo poi prende un giochino, mi guarda e sorride.
La madre ripete se vuole fare pipì. Poi il bambino va in bagno prende il suo binocolo che era lì e fa finta di osservarmi.
Ora prende i colori a dita, osserva i vasetti e dice che qualche colore è finito, poi intinge il dito nel vasetto e fa degli stampi sul cartoncino. La madre va a controllare in bagno se prima di addormentarsi ha fatto pipì. La sento scaricare il bagno. La madre chiede cosa stia disegnando e lui risponde: "Le rondini."
"Qual è l'uccellino che viene a trovarti a scuola?"
"Le rondini" risponde Enea.
La madre dice che i colombi sono diversi dalle rondini
Lui dice che lo sa.
Il bimbo dice che ha disegnato il becco e gli occhi di un uccello.
Poi prende un disegno di Buzz, io faccio per prenderlo ma lui me lo ritira e mi dice di non prenderlo. La madre interagisce col bimbo mentre realizza il disegno, le chiede il pennello.
Il bimbo dice che gli fa male la gamba e il culetto e anche la pancia forse perché ha mangiato troppa cioccolata. Si mettono insieme a cercare il pennello ma poi usano un grosso pennarello. Enea chiama la madre e le fa vedere che sta mischiando i colori. Dice: "Sono bravo, vero mamma?" Poi la madre gli dà un vero pennello. Il bambino spalma il colore sul foglio.
Il linguaggio della madre è evoluto e preciso. Il bambino non ha difficoltà a seguirla quando gli parla.
Anche Enea mostra un linguaggio evoluto per la sua età e la madre sembra molto orgogliosa di questo.
Mi colpisce il modo in cui sottolinei ogni cosa che il bambino affermi, enfatizzandola. Tutto l'ambiente della sala - cucina in cui ci troviamo contiene giocattoli e oggetti di cui si serve il bambino che ha libero accesso anche ad alcune vettovaglie della cucina. La madre mostra accondiscendenza ad ogni suo desiderio anche se deve prendere da solo l'acqua dal lavabo della cucina per i suoi colori a pittura, operazione che mi sembra alquanto complicata.
Mi colpisce inoltre la frequente richiesta della madre nel voler assicurarsi che ha urinato prima del riposino, come a voler evitare una impellenza improvvisa da parte del bambino.
Forse è condizionata dalla mia presenza e dallo scopo delle osservazioni, o è anche un modo per ricordare a Enea di fare attenzione, visto che è totalmente assorbito dalla sua attività di pittura.
2ª osservazione del 17 maggio 2024
Arrivo di pomeriggio, Enea si trova nella sua camera a giocare con la nonna.
Io mi trattengo un po' con la madre in soggiorno.
Enea arriva per prendere qualcosa. Nel vedermi mi saluta sorpreso e sembra contento, ma poi torna di là a giocare. Ad ad un certo punto io e la madre sentiamo dei movimenti e andiamo a vedere cosa stia succedendo. Troviamo Enea e la nonna in camera della madre.
Mentre il bambino salta felice sul letto, la nonna si adopera per cambiargli mutandina e pantalone. Infatti dice che Enea si è bagnato senza accorgersene.
" Enea non hai fatto in tempo, vero?" dice la madre ed entrambe lo rivestono.
La madre poi mi fa vedere il bagno attrezzato a "misura di Enea " con un riduttore sul vaso e uno sgabellino accanto per salirci affinché il bambino possa essere autonomo.
La scena si svolge in maniera molto naturale come se la madre e la nonna fossero abituate a questi piccoli episodi di incontinenza. Il bambino, dal canto suo, non prova nessun dispiacere per l'accaduto e dopo torna a giocare normalmente in camera sua.
Non mi sembra che Enea abbia provato particolare disagio per l'accaduto, né che la nonna è la madre si siano meravigliate più di tanto per l'accaduto e neanche che abbiano accennato ad un minimo rimprovero: tutto si è svolto nell'estrema calma e normalità.
3ª osservazione del 19 giugno del 2024
Arrivo nel pomeriggio. Trovo Enea in soggiorno, è allegro, sembra contento di vedermi. La madre mi accoglie con gentilezza.
Enea continua a giocare, prende i pupazzi, ne imita i versi, li sbatte a terra. La madre dice che quando torna dall'asilo è eccitato. Poi gli chiede della scuola, della sua amichetta del cuore, Enea gioca, ma non sembra seguire i discorsi della madre. Mentre lei prepara il caffè il bambino mangiucchia un biscotto. Poi si avvicina ad un mobile con la sedia, ci sale, apre lo sportello e prende due barattoli di metallo. Poi gli viene l'idea di riempirli di acqua e si avvicina al lavabo di cucina e salendo su una sedia li riempie e poi scende e ritorna al tavolo con i barattoli pieni. Fa tutto con grande autonomia, la madre cerca di dissuaderlo, di convincerlo per lo meno a restare vicino al lavabo, ma i suoi tentativi sono alquanto tiepidi.
Mentre fa tutte queste operazioni la madre chiede a Enea se vuole fare pipì, poiché ha visto che piegava le gambe come per trattenerla e, da quando era tornato a casa, qualche ora prima, non l'aveva ancora fatta. Ma Enea fa finta di non sentire...
Ora immerge due pupazzetti nei barattoli colmi di acqua che, di tanto in tanto, fuoriesce bagnando sia il tavolo, sia la maglietta di Enea. Intanto la madre mi racconta che il bambino si bagna spesso con la pipì in quanto, distratto dai giochi, non si rende conto che è troppo tardi per correre in bagno. Ciò avviene in qualunque posto dove si trovi. Mentre lei racconta, si rivolge a Enea per farlo partecipe di quello che sta dicendo e lui ride divertito. Poi la madre mi fa vedere i morsi di Enea sulle sue braccia e dice che lo fa quando lei gli nega il seno. Il bambino ancora lo richiede, soprattutto di notte. La madre sembra alquanto sconsolata rispetto a questa situazione e non sono bastate le consulenze psicologiche per superare la dipendenza di Enea dal seno.
La madre prova disagio nei confronti del suo ex compagno, padre di Enea, da cui si sente molto giudicata per la questione dell’allattamento del loro bambino. Lei si giustifica dicendo che lo svezzamento è un fatto che “va gestito all'interno di una famiglia”, condizione che non ha potuto vivere, a causa della separazione.
Quindi si è deciso di far dormire Enea qualche notte in più dal padre per farlo disabituare al seno, cosa che ancora non si è verificata.
Di notte Enea si sveglia una volta almeno e lo richiede. Riguardo agli sfinteri dice che ha imparato già dall'anno scorso e quindi è normale che ogni tanto capiti che il bambino si bagni.
Nel frattempo la madre ha cambiato per tre volte la maglietta di Enea poiché si era bagnata giocando con l'acqua.
Mi colpisce che, come nelle precedenti osservazioni, la madre parli al bambino con un linguaggio da adulto anche se si dimostra sostanzialmente affettuosa.
Solo quando Enea voleva gettare i libri a terra lei glielo ha impedito, ma il tono della sua voce non mostrava particolari inflessioni che facevano pensare alla rabbia. Anche quando lo ha preso in braccio e lui ha tentato di morderla sull'omero, lei glielo ha impedito ma senza azioni forti. In entrambi i casi sembrava più intristita dal comportamento di Enea che arrabbiata.
L'osservazione si conclude in camera del bambino. Enea costruisce una casetta con dei quadrati di plastica calamitati. Poi dice che nella casa ci sono due persone che litigano e quindi demolisce e ricostruisce di nuovo la casetta per 2 o 3 volte. Alla fine le due persone sono ali di una farfalla che vola sulla casa.
Sicuramente il bambino mette in scena i dissapori fra i genitori a cui assiste in casa.
4ª osservazione del 5 luglio 2024
Sono le 16,30 del pomeriggio e la madre di Enea mi avvisa che lei e il bambino sono al parco da un po' e che non fa la pipì dalle 10,30 del mattino.
Arrivo dopo un poco. Enea è felicissimo di vedermi, mi sorride, mi chiede se gli ho portato la merenda. La zona giochi è ancora semivuota e Enea si aggira intorno per farmi vedere l'albero dove ha appena fatto la pipì.
La madre riferisce che poco prima era corso da lei dicendole che voleva bere, in modo concitato. Siccome lui confonde il bisogno di bere con quello di urinarie, la mamma gli ha chiesto se la volesse fare, quindi mamma e figlio sono corsi verso un albero e lei lo ha spogliato. Dopo una lunga pipì, fatta in piedi, la madre mette una mano sotto il pisellino del bambino per evitare che le ultime gocce bagnino gli indumenti.
A quel punto, Enea dice: "E lo sapevo che mi mettevi la mano sotto!"
Inoltre la madre dice che è da poco che il bambino la fa in piedi, emulando il papà e che quindi, in bagno, lei lo spinge verso il water per evitare che bagni a terra.
Mi colpiscono molto questi gesti della madre che sembra prevenire una situazione già molto nota. Infatti la precocità con cui è avvenuto il controllo sfinterico non ha fatto sì che il bambino avesse una giusta gestione dello stimolo, considerando la minzione un atto apparentemente noioso, e di intralcio alle sue attività, soprattutto di gioco.
Il gesto preventivo della madre è indice, credo, di un eccessivo controllo della situazione a cui si alternano situazioni di estrema accondiscendenza, sia nei confronti del bambino che in quelli dell'ex compagno a cui spesso non sa dire di no, pur mantenendolo a distanza.
Il bambino incontra una sua amichetta che si trova lì in compagnia del papà. Ha in mano una bustina con dei palloncini sgonfi e colorati. Enea ne viene attratto e si avvicina a lei, prima in maniera timida, coinvolgendo sua madre, e poi lanciandosi nel gioco. I bambini, aiutati dal padre della piccola amica, che comincia a gonfiare alcuni palloncini, si divertono a giocare.
Intanto, la madre, anche su mia sollecitazione, dice che continua a dare il seno a Enea, anche se solo per alcuni momenti della giornata come nella fase di addormentamento o durante la notte.
Per quanto riguarda il primo momento il bambino trascina la madre sul divano, "si impone" alla madre, la scopre, "pretende il seno" per addormentarsi.
Durante la notte, si sveglia, lascia il suo lettino e va nel lettone, sveglia la madre, si attacca al seno, e dopo un poco si riaddormenta.
La mamma dice che qualche volta si stacca da lui e si gira dall'altro lato.
Ora sono giunti a un patto. Enea spera di ricevere un personaggio gioco a cui tiene tanto con la promessa che si staccherà dal seno.
L'attaccamento al seno è anche uno dei motivi per cui Enea non passa la notte dal papà in quanto la madre ha paura che possa mancargli e piangere.
Inoltre il bimbo ha ancora l'abitudine di mordere il braccio della madre quando lei lo sgrida o gli nega qualcosa.
L'osservazione si conclude dopo circa un'ora.
5ª osservazione del 7 agosto 2024
Arrivo in casa di mattina, verso le 9,30. Fervono i preparativi per la partenza per il mare dove andranno Enea, la mamma, la nonna, la zia e un cuginetto.
Trovo Enea eccitato che si aggira tra la sua camera e il soggiorno dove c'è qualche borsone in giro. La mamma lo esorta più volte a prendere i giochi che si vuole portare dietro e a metterli nello zainetto che gli ha dato, ma Enea perde tempo, si mette a giocare, poi lascia i giochi per terra, in disordine e si mette a girare per la casa piuttosto eccitato, disturbando il lavoro della madre. Lei si mostra come sempre accomodante e paziente, risponde sempre alle richieste del bambino.
Ad un certo punto il bambino si avvicina alla madre, la tira per la maglietta e le dice che gli scappa la cacca. La madre lo esorta ad andare da solo in bagno, mentre lei è intenta a svolgere le sue attività di ultimazione dei bagagli. Dice che poi sarebbe andata per "il lavaggio finale". Ma Enea la tira ancora e, una volta sulla soglia del bagno, a un'ulteriore sollecitazione della madre a fare da solo, lui dice:
" Voglio che tu resti!"
Allora la madre, sempre pazientemente, lo prende per la manina e lo accompagna in bagno. Sulla soglia, gli ripete se vuole fare da solo, e lui, pensieroso, le dice di no, vuole che ci sia anche lei.
Allora Enea si avvicina al water e tira giù pantaloncini e mutandina, sfilandoseli dalle gambe. Infatti è già scalzo e ciò facilità l'operazione.
La madre accompagna questi gesti con la sua voce. Infatti in modo scherzoso dice: "Uno, due e tre!" Poi Enea si siede sul vaso e la maglietta a gli avvolge il culetto. La madre glielo fa notare e gli dice di tirarsela su. Enea chiede perché e la madre dice che altrimenti si sporca. Non appena Enea si sistema si sente subito un ploff e il bambino rimane pensieroso ma soddisfatto. Il bimbo comincia subito a raccontare che una volta, mentre era sul vaso, ma non faceva la pipì, poi gli è venuta da fare “la pipì con la maglia chiusa” e così si è bagnato.
La madre gli dice contenta: "Quanto sei bello cucciolotto"!
Poi la madre lo mette seduto sul bidè e amorevolmente lo pulisce, accompagnando sempre i suoi gesti con qualche parola o espressione di lode. Anche questa operazione viene vissuta con calma e soddisfazione da parte del bambino che si accomoda naturalmente ai suoi gesti. Poi, una volta che la madre lo ha rivestito, Enea riprende i suoi giochi con molta più calma di prima.
Colpisce il comportamento della madre che, da una parte cerca di rendere autonomo il bambino e dall'altra lo accondiscende in tutte le sue esigenze. Sembrerebbe che Enea pur sentendosi autonomo e consapevole, abbia ancora bisogno dell'accompagnamento della madre e che tale richiesta arrivi maggiormente da parte del bambino, mentre la madre sia più proiettata verso la sua autonomia. Anche se il bambino sembra abbia assimilato molto bene le regole del controllo sfinterico, penso che tale processo non sia avvenuto del tutto naturalmente forse a causa delle spinte materne connotate probabilmente da una certa quota di ansia.
Conclusioni
Nel saggio "Normalità e patologia del bambino" Anna Freud introduce il concetto di linee evolutive che aiutano a comprendere i differenti stadi di crescita e le sfide che i bambini affrontano lungo il percorso del loro sviluppo. Queste rappresentano la transizione dai legami di dipendenza all’autonomia sia comportamentale che relazionale, affrontando compiti evolutivi come il controllo degli sfinteri, l'autonomia affettiva e nell'alimentazione ecc.
Esse si propongono di individuare le interazioni fondamentali tra Es, Io e Super-io, i vari livelli di evoluzione, la loro reazione alle influenze ambientali e le loro sequenze legate all'età.
Tali sequenze si delineano in fasi attraverso cui viene a maturazione una data linea evolutiva.
Nel caso del passaggio dall'incontinenza al controllo sfinterico, si inizia dalla decisione della madre di intervenire su una prima regolazione degli sfinteri in virtù dei bisogni personali e delle convenzioni familiari e sociali. A questa iniziativa materna corrisponde un processo maturativo del bambino che vede il passaggio dell'attività pulsionali dalla zona orale a quella anale. Pertanto i prodotti del corpo sono intensamente investiti di libido e vengono considerati doni consegnati alla madre come segni di amore.
Tuttavia essi sono investiti di aggressività e diventano armi per scaricare rabbia, collera e delusione.
Tutto il mondo oggettuale è caricato di ambivalenza cioè da violenti passaggi dall'odio all'amore. Se la madre riesce a identificarsi con i bisogni del bambino e a mediare con la pressione dell'ambiente verso la pulizia, l'educazione sfinterica procederà gradualmente senza crisi e senza sforzi.
In alcuni casi la madre non può attuare questo processo di identificazione col proprio bambino a causa del modo in cui essa stessa è stata educata, pertanto adopererà atteggiamenti rigidi che impediranno al bambino il suo diritto a vivere tale fase con le contraddizioni che si evincono dalle osservazioni.
Nel caso di Enea possiamo notare una certa contraddizione tra una fase orale persistente caratterizzata da una forte ambivalenza e una fase sfinterica precocizzata per via della insistenza della madre a cui il bambino ha accondisceso con un forte senso di responsabilità anche se non ne ha raggiunto pienamente il controllo.
Il persistente attaccamento al seno materno e la forte aggressività verso la madre quando gli viene negato stride con il senso di autonomia rispetto allo sporcarsi anche se una piccola goccia di pipì rimane sempre impressa negli indumenti inducendo comunque gli adulti a cambiarlo per tenerlo pulito e quindi a reiterare la dipendenza dall’adulto.
Poiché, in condizioni normali, ci attendiamo una corrispondenza abbastanza stretta nel progresso secondo le diverse linee evolutive, molti bambini presentano un processo evolutivo irregolare: essi sono avanti su certi piani e indietro su altri.
Come afferma Anna Freud, nel saggio sopra citato, le linee evolutive procedono come possibilità innate, sia sul fronte dell'Es che sul fronte dell'Io. Le influenze ambientali come la personalità dei genitori, le loro azioni, credenze e ideali, l'atmosfera familiare e l'ambiente culturale agiscono e determinano tale processo di sviluppo. Anna Freud ritiene che il bambino tende a compiacere la madre concentrandosi sulle linee evolutive che riscontrano maggiormente il suo amore e la sua approvazione.
Si può concludere che Enea è diventato precocemente esperto a controllarsi nei suoi bisogni fisiologici, mentre manifesta ancora una certa fissazione a modalità di attaccamento pregresse, dove anche l'aggressività trova un suo significato pulsionale molto importante.
Anche il suo linguaggio evoluto esprime le sue spiccate qualità recettive e adattative.
Concludo questo lavoro di osservazioni ritenendo interessante sottolineare che ogni bambino, soprattutto nella criticità dei suoi passaggi evolutivi, rappresenti un coacervo di emozioni e contenuti, consci e inconsci, sintesi di dinamiche trigenerazionali in cui si gioca il difficile equilibrio tra l’appartenenza e la separazione.
Che cosa mi porto da questo lavoro di osservazione?
Penso di avere empatizzato molto con la madre, avvertendone spesso il senso di inadeguatezza, frustrazione e solitudine. Ho sentito anche incombere il giudizio del padre sulla coppia madre-bambino condizionandone, a volte, la relazione e impedendo di stabilire dei confini precisi che porterebbero il bambino a crescere con la necessaria sicurezza. Ho avvertito un senso di fatica, una certa ansia e un bisogno di conferme nel sentirsi una madre adeguata. Spesso la necessità di avere un supporto esterno nasconde una grande paura di non farcela, di soccombere alle responsabilità e di avvertire le richieste dall'esterno come troppo incombenti rispetto alle proprie fragilità.
Mi sono rivista come madre che accoglie e aiuta a crescere il proprio bambino e lo accompagna nelle sue conquiste con consapevolezza e fiducia, ma anche nella frustrazione di dover assumere atteggiamenti drastici, senza un supporti esterni, che mi potessero alleviare dall’ansia del conflitto con me stessa.
Il lavoro di osservazione del bambino nella fase anale mi ha consentito di ripercorrere alcuni momenti della mia vita in cui le urgenze esterne avevano la meglio sul bisogno di riflessione personale, ma nello stesso tempo, la fiducia in me stessa mi ha consentito di raggiungere gli obiettivi di crescita e di evoluzione.
"Un bambino rappresenta un ponte con il mondo e con se stessi"
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