Buongiorno, 9 anni fa ebbi una relazione extraconiugale, ometto i motivi per quanto giustificabili, non mi toglie il peso, l'errore, il dolore, la responsabilità dell'azione da me intrapresa. Ora sono separato e la famiglia originale tutta ( una figlia) è cosciente e conoscente dei fatti. Eticamente sono spezzato, come padre ho l' alter ego, uno magnifico, l' altro ' il peggior cane sulla terra'. Convivo con me stesso così. Per un evidente problema di intendimento o illusioni, l'amante rimase incinta. Non volle abortire, non la forzai ma asserii che" mai potrei essere suo padre" e lei: non ti chiederò nulla. Le era già madre di un altro figlio con altro uomo. Fatto sta' che come nacque, chiese il riconoscimento e poi dopo la mia richiesta di DNA fui costretto e gli assegno' il mio cognome. La madre poi ha recuperato il vecchio rapporto di convivenza, sposandosi. Ebbe un altro figlio, ed ora è divorziata. Abbiamo contatti solo sintetici ed epistolari sugli importi di mantenimento da versare da 250 a 550 ( azione mia completamente spontanea senza giudicato). Ora il problema è: la bimba sembra avere problemi psicologi ( il doppio cognome ha fatto il suo lavoro). La bimba ha espresso desiderio di vedermi. Ho preso tempo e il covid mi ha dato una mano ma, ho ricevuto nuovamente tale richiesta pochi giorni or sono. Il vederla, oltre che riaprire profonde ferite in seno alla mia ex famiglia che frequento, mi pone il seguente dubbio. Considerando che mia figlia è la mediana, che la madre ha una situazione emotiva, sentimentale e legale difficile, sono indeciso se seguire ( anche se doloroso) la richiesta. Credo di essere un elefante che entri in una cristalleria. Chiedo consiglio e aiuto .