Buongiorno, cercherò di essere breve. Mi sono separato con mia moglie a Giugno, affettivamente ero già stato abbandonato da un anno e mezzo.
Tralascio le colpe del nostro fallimento: ho provato in ogni modo a salvare la coppia, ma non c'è stato nulla da fare. Abbiamo tre bambini: due Femmine di 14 e 11 ed un Maschio di 12.
Aimè per motivi non miei ho sempre fatto il padre pendolare: prima lei preferiva stare con la madre in Liguria, poi quando ci siamo riuniti nel 2010 (in umbria presso il paese di origine di mio padre) persi il lavoro dovetti tornare al nord per pagare il mutuo, era il 2014, durante questi anni nei quali scendevo ogni due settimane più le ferie lei si è radicata molto bene, io invece ho temporeggiato nel rientrare (avevo un buon lavoro al nord) e le nostre vite si sono divise.
Ora abito a qualche km dai ragazzi, ma faccio 110 km al giorno per lavoro, su due turni, con orari abbastanza difficili, vista la distanza dal lavoro e le elevate spese di trasporto. In pratica li vedo nel fine settimana ed occasionalmente una sera a settimana li porto a cena da me. Ovviamente devo farmi aiutare economicamente dai miei genitori. Sto pensando di rientrare al nord per lavoro, questo mi permetterebbe di riavere un tenore di vita più dignitoso per me e per i ragazzi, senza dovermi appoggiare ai miei genitori, che ovviamente non saranno eterni. Mi chiedo se è una scelta egoista dettata solo dal mio non stare bene qui, oppure cercando di essere partecipe, come ho sempre fatto nonostante la distanza alla crescita dei miei figli.
Questo mio rimorso è ingiustificato? Sono un padre snaturato se ricominciassi a vederli ogni due settimane, oppure è vero che conta la qualità più che la quantita del tempo trascorso con loro?