Salve,
ho 3 figli , la prima ha 12 anni, il secondo ha 8 anni e la terza ha 6 anni.
Scrivo per mio figlio l'unico maschio che ho, che mi crea una costante ansia in tutto quello che dice o fà, sicuramente non sono fatta per educare un figlio maschio e credo che sia una punizione perché non volevo un maschio perché in cuor mio sapevo che sarei stata incapace di crescerlo. Ma comincio dall'inizio gravidanza pessima, parto pessimo è nato di 41 settimane per parto indotto, che si è trasformato in Cesario di urgenza, la notte di Pasqua.
Non dormiva mai..era perennemente attaccato al seno, si è staccato dal seno a 14 mesi; mi sembrava iperattivo. Non dormiva, non parlava, lo guardavo crescere con la preoccupazione che avesse avuto qualche problema durante il parto.
A 2 anni l'ho iscritto alla classe primavera, ha fatto 4 anni di asilo, solo questo anno il 2 di scuola elementare grazie all'uso di gommine per matite e penne è riuscito ad impugnare correttamente la penna, le insegnanti dicono che è perennemente distratto, lento, ancora non pronuncia bene alcune parole, ma se viene stressato iniziano i tic nervosi, sono incapace di crescerlo lo vedo fragile, i compagni lo prendono in giro, io non so cosa fare.
Buon giorno,
è difficile avere un quadro completo con quello che ho letto ma cercherò di risponderle.
Sono una psicoterapeuta dell'età evolutiva, in genere è utile capire le varie tappe di crescita da quando ha iniziato a camminare a controllare la cacca non usando il pannolino, il sonno. Il fatto che abbia iniziato a parlare tardi non è indice di compromissione cognitiva anche se normalmente verso i 12-14 mesi iniziano le prime paroline. Ma sono molti i bambini che arrivano a parlare mesi dopo.
le difficoltà con il sonno possono avere una componente relazionale nel rapporto del bambino con il suo ambiente e anche la difficoltà a staccarsi.
il fatto che fosse molto preoccupata per il fatto che fosse un maschio andrebbe indagato, perché può essere che abbia inciso nella relazione con suo figlio, capita, il mestiere del genitore è il più difficile quindi non si colpevolizzi.
Le consiglierei di contattare un terapeuta dell'età evolutiva o un centro territoriale di neuropsichiatria infantile e dell'età evolutiva( non si faccia impressionare dal nome è solo un centro dove vedono i bambini dai 0-17 anni con colloqui e qualche test per evidenziare compromissioni-problematiche di ogni tipo)
il fatto che possa essere fragile e lei lo vede tale e la sua preoccupazione nei suoi riguardi possono essere meglio indagate con uno psicoterapeuta.
Non carichi il bambino di eccessive preoccupazioni e pensi che possa semplicemente essere in difficoltà ed un percorso con un terapeuta possa aiutarlo a costruire una buona relazione e supportare anche lei e aiutarla nel rapporto con suo figlio. Vedrà che le cose miglioreranno, c'è tutto lo spazio per affrontare le cose.
Intanto la saluto
Verona
La Dott.ssa Michela Turri offre supporto psicologico anche online
Salve Caterina,
In questa sede non è possibile fare valutazioni accurate, ma da quello che scrive mi sembra di cogliere due problemi differenti.
Da un lato leggo il suo senso di inadeguatezza nei confronti del figlio maschio e questo sembra precedere la sua nascita, dunque andrebbe indagato meglio rispetto alla sua storia personale e affrontato tramite psicoterapia.
Dall'altro lato leggo le difficoltà di suo figlio e le differenze nell'acquisire alcune abilità a scuola e anche questo meriterebbe una valutazione specifica di un neuropsichiatra che la aiuti a capirne l'origine per trovare una soluzione adeguata.
Non affronti da sola ritrovamenti dubbi, ci sono specialisti che si occupano di questo e che possono aiutare sia lei che suo figlio a superare questa fase difficile.
Le auguro una buona giornata.
Bologna
La Dott.ssa Camilla Marzocchi offre supporto psicologico anche online
Gentile Caterina,
la sua lettera esprime chiaramente la sofferenza, il disagio della relazione con suo figlio e la volontà di affrontarla. Succede spesso che un genitore provi sentimenti contrastanti nei confronti dei figli, soprattutto, quando si ha il coraggio di ammettere una difficoltà nel costruire con loro un rapporto e questo può far paura.
Prima di essere una madre lei è una persona con il prorio bagaglio di esperienza e di risorse, con i suoi punti di forza e di debolezza.
Credo che suo figlio viva di riflesso il disagio e sperimenti la difficoltà di trovare uno spazio accogliente dentro e fuori la famiglia.
Pertanto, sarebbe utile indagare con l'aiuto di un esperto lo stato di sviluppo e di benessere psicologico del bambino e separatamente del suo.
Genitori si diventa nel tempo, con fatica e con coraggio di chiedere aiuto a chi può individuare il problema e le ripercussioni che questo può avere sulla famiglia.
Non è tardi per scegliere questa strada!
Rimango a disposizione per ulteriori chiarimenti.
Grazie e buona giornata
Cara Caterina, naturalmente con così poco materiale non si possono dare giudizi e risposte esaustive. Emergono il suo disagio e i suoi sensi di colpa; bisognerebbe capire da dove nascono realmente. Il mestiere del genitore è senza dubbio il più difficile, partendo da questo presupposto capisca che lei non si può addossare tutte le colpe. Consiglierei prima di tutto una valutazione reale di quelle che possono essere le eventuali problematiche del suo bimbo, una visita presso un neuropsichiatra infantile, e la valutazione di eventuali disturbi dell'apprendimento e dell' attenzione.
Solo dopo potrà essere valutato un percorso adeguato per suo figlio, senza sottovalutare i suoi di bisogni cara Caterina, intraprendendo Lei per prima un percorso che le consenta di avere un sostegno psicologico da parte di un professionista.
Spero di esserle stata utile la saluto caramente