Salve, ho due figli di 9 e 4 anni. Il piccolo durante lo svezzamento mangiava più o meno volentieri frutta e verdura frullata oppure gli omogeneizzati, da quando ha iniziato con cibi solidi non riesco più a farglieli mangiare. Che siano prodotti freschi, frullati, al vapore, ecc. Non ne vuole sapere. Ho provato di tutto, anche a renderlo partecipe nella preparazione così da fargli vedere cosa mangiava ma nulla è mangia sempre le solite quattro cose. Dato che ora che ha iniziato l'asilo si rifiuta anche di mangiare i pasti (non tocca nulla, neanche i dessert) avrei bisogno di un consiglio. Grazie in anticipo
Salve Giulia non ci sono molti elementi nella sua lettera per poter fare una riflessione più ampia. L'aspetto che emerge di più é il suo aver coinvolto il suo bambino nella preparazione dei pasti, che spesso diverte i bambini, ma se finalizzato ad un intento cioè convincerlo a mangiare quel pasto rischia di perdere la sua funzione di spazio creativo , di gioco, di condivisione. Il consiglio é quello di continuare a proporre in modo alternato ai pasti preferiti ciò che non mangia, dando il tempo al bambino di abituarsi ai nuovi gusti. Probabilmente il suo bambino ha bisogno di più tempo, rispetto ad altri bambini, per adattarsi al nuovo, alle variazioni, che dall'età di tre anni se ci pensiamo un pó sono veramente tante, rispetto alla tranquillità, alla regolarità e costanza dei primi anni di vita.
Buone cose a lei ed al bambino.
Dott. ssa Giovanna Cappello
Psicologa Psicoterapeuta Roma
Roma
La Dott.ssa Giovanna Cappello offre supporto psicologico anche online
Salve Giulia,
se generalmente i neonati in svezzamento sono propensi a sperimentare una varietà di alimenti, intorno ai due anni inizia per molti la fase della selettività e quella della neofobia (la paura a provare alimenti nuovi). Tuttavia se che ha chiesto un parere qui, immagino stia cercando delle risposte a un livello più psicologico. In effetti in molti casi il rapporto col cibo può avere dei significati relazionali.
Per alcune famiglie, ad esempio, la tavola diventa il ring in cui si disputa il braccio di ferro tra genitori che “provano di tutto “ e bambini che “non ne vogliono sapere”. In quel caso potrebbe essere utile sapere che la contrapposizione nell’infanzia, è spesso un modo dei bambini per iniziare a dar forma alla loro identità. In questo caso suggerisco di porre meno enfasi sulla sua richiesta relativa al cibo e di “non provare di tutto”: depotenziando le sue aspettative su di lui impedirà il generarsi di simmetriche contrapposizioni.
Un’altra prospettiva potrebbe essere quella di osservarsi: cosa suscita in lei il fatto che il suo bambino rifiuti i pasti? Quella del suo piccolo, potrebbe essere una strategia inconsapevole, ma funzionale a determinare certe reazioni nella sua mamma? Un esempio: quando non mangio la mamma si preoccupa e mi ricopre di attenzioni. In quel caso ritagliare del tempo insieme, anche esclusivo, potrebbe essere una risposta puntuale al suo bisogno.
Dott.ssa Erica Melandri