Salve a tutti.
Espongo la situazione.
Nostro figlio, di 6 anni, tende, in maniera molto accentuata, a perseverare in attegiamenti molto infantili soprattutto con gli altri bambini, e occasionalmente con gli adulti.
Intendo dire saltelli, versi, cantilene senza senso, risate a sproposito, contatto fisico esagerato (salta addosso, sempre in maniera benevola ma molto esuberante).
Ho notato, in prima persona, che questo avviene soprattutto quando è in una situazione di tensione emotiva, soprattutto quella positiva.
Quando in effetti subisce una tensione negativa, tende a 'rallentare' il ritmo, ed è come se effettivamente fosse in grado di capire come muoversi (in maniera corrispondente alla sua età, ovviamente).
Diversamente una tensione troppo negativa spesso sfocia in rabbia e frustrazione non facilmente gestibile (ma su questo ci si sta già lavorando, vd oltre).
Gli piace molto stare in mezzo alla gente e ai bambini, ma spesso (non sempre) tende ad avvicinarsi più ai bambini piccoli che a quelli della sua età (quelli che parlano una lingua più 'facile' per lui).
Tende a non stare seduto composto o cmq fermo in una posizione per molto tempo (a scuola, a casa, etc..), tranne quando qualcosa non gli interessa davvero.
A fronte di questo, ha buona capacità di concentrazione che però perde velocemente se c'è un minimo di tensione emotiva.
Cronistoria:
E' figlio unico e in sostanza ci han già segnalato che certi comportamenti possano essere riconducibili alla nota posizione di 'privilegio' da cui provengono certi suoi attegiamenti.
Su questo per conto nostro, stiamo lavorando cercando di responsabilizzarlo, soprattutto facendogli 'pagare di tasca sua' (sbagliare in maniera controllata e pagarne le conseguenze), introducendo regole (come quelle di casa, di buona educazione, etc..) e in effetti stiamo vedendo buoni risultati.
Come genitori crediamo di essere molto presenti, imparando anche noi ad allenarci con lui a gestire situazioni in cui si richiede un allenamento emotivo opportuno (ci stiamo documentando il più possibile a riguardo...).
Ha avuto un problema di udito non serio, ma rilevante nei primi anni di vita, ora completamente risolto, con tutte le conseguenze su integrazione, apprendimento etc..
Infine, ci siam trasferiti da Roma a Milano un annetto fa, in pieno anno scolastico (scuola materna), interrompendo quindi molte amicizie e percorsi formativi.
Dal punto di vista del rendimento scolastico non ci han segnalato problemi, anzi risulta essere di un'intelligenza molto viva ed attiva.
Le sue difficoltà espressive sono state gestite adeguatamente (logopedia etc..), parla a volte un po' troppo lentamente e fatica in rendere concetti complessi (la cosa sembra non destare molta preoccupazione da parte di insegnanti e specialisti)
Ha buone occasioni di socializzazione con altri bambini (parco giochi, feste, doposcuola, etc..) anche in attività extrascolastiche (stavamo pensando di farligi seguire qualche palestra in cui si praticano soprattutto sport di squadra).
Ad ogni modo, tutti questi eventi sono stati analizzati dal supporto ASL prima di Roma, ora del comune in cui viviamo, ma riteniamo in maniera non completa, essendo la terapia mirata più che altro alla gestione di frustrazioni, su cui devo dire in effetti sta avendo bei risultati.
L'intenzione è ovviamente approfondire un dialogo prima di tutto con gli specialisti dell'ASL, ma chiedo gentilemnte qualche consiglio su linee guide adeguate da seguire in primis in famiglia.
Grazie.