Ho un bimbo di 11 anni che ho adottato quando ne aveva 2 1/2. Ora è seguito da una psicologa da 1 anno e 3 mesi . Il suo problema è non riconoscere il proprio io - scarsissima autostima di se. Ha problemi con la scuola, come rendimento, come comportamento, come relazione con i suoi coetanei. Riesce ha stabilire un buon rapporto con i grandi. Quando è a casa si rifugia nella tv o nella play-station. Vuole dormire tutta la notte con la musica nelle orecchie (altrimenti - dice) fa brutti sogni. La psicologa punta molto sul fato che dobbiamo accettare il bambino per quello che è, fargli sentire che va bene così, per aiutarlo nel rafforzare questa sua insicurezza. Mi piacerebbe avere di consigli, libri da leggere ecc. Grazie per una vostra risposta
9 risposte degli esperti per questa domanda
Salve Roberta, per quanto la sua richiesta sia legittima e sensata, dimostrando una grande volontà di aiutare suo figlio, le consiglierei di porgere le medesime domande alla psicologa che lo segue, la quale conoscendo il caso meglio di chiunque sarà sicuramente in grado di darle i consigli più appropriati. Mi sento di dirle, inoltre, che per accettare certe cose della vita può essere utile un percorso personale o familiare che prepari la famiglia ad affrontare questa situazione aiutandovi a riorganizzarvi. Un saluto ed i migliori auguri
Cara Roberta credo che la terapeuta del bimbo dica la verità. Mi sembra che in effetti non ci sia accettazione del suo stato da parte vostra...... Ho visto diversi casi come questo, se vuole chiamarmi le darò qualche consiglio mirato. con simpatia
Roberta, adottare un bambino presuppone che lo si accetti con la sua storia. Quando mi trovo di fronte ad una coppia intenzionata ad adottare un bambino, pongo sempre la stessa domanda: " Conosci la sua storia? Cosa ti produce e cosa ti fa vivere la sua storia?" Libri ne puoi trovare tantissimi, la cosa più importante che non hai menzionato se è un bambino nazionale o internazionale, se fosse la seconda opzione documentati il più possibile sul sociale delle sue radici, ma più che altro soffermati a comprendere cosa produce questo isolamento e ciò che produce in te.
Cara Roberta sicuramente quando capita di adottare un bimbo bisogna avere una grande sensibilità, nei primi anni il bambino ha un bisogno vitale di amore, di attenzioni, essere accudito in tutti i sensi, mi dici che lo hai adottato quando ne aveva 2 1/2 bisogna capire se certi bisogni primari sono stati soddisfatti precedentemente la tua adozione, probabilmente il fatto di non riconoscere il proprio io e la scarsa autostima, potrebbe ipoteticamente essere legato a qualcosa che è successo in questo periodo di tempo, il disagio come dici tu si ripercuote anche a scuola con i suoi coetanei e con il rendimento scolastico; Mi fa piacere comunque il fatto che avete una psicologa e che vi sentiate sostenuti, immagino che stiate lavorando bene, sicuramente è importante lavorare sul rafforzamento della sua autostima, certo il bambino ha bisogno di cercare di costruire dei rapporti significativi anche con i suoi coetanei per potersi confrontare e sentirsi bene nel gruppo; il rifugiarsi nella tv o nella play-station per troppe ore non va bene, cercate di organizzare magari in casa con dei compagnetti di scuola dei costruttivi giochi di società , in modo che si possa divertire e sentirsi a suo agio con gli altri o organizzare spesso delle uscite considerando che ora fra un pò si troverà nell' età dell'adolescenza ( età difficile per tutti, ricordiamoci quando anche noi ci trovavamo in questa delicata fase) è forte il bisogno di sapere e di contare sempre su i punti importanti della propria vita i genitori.. Arrivederci e buona vita
Problemi riguardanti l’identità mi pare siano molto diffusi fra i bimbi adottati, molti di loro infatti sviluppano disturbi borderline di personalità da adulti, purtroppo nel secolo scorso il comportamentismo come modello teorico di riferimento ha influenzato molte professionalità che operavano nel sociale e gli psicologi sono stati insufficientemente utilizzati anche perché erano considerati come “quelli che creavano problemi su tutto” alla fine di ciò mi pare ci rimettano in particolare gli adottati che sperimentano un vuoto interiore incolmabile, e da ciò spesso deriva la loro angoscia che difficilmente esprimono per compiacere i loro genitori adottivi perché sono timorosi di perdere anche questi. Personalmente penso che il problema debba risolversi a monte con un serio e concreto sostegno ai genitori singol (padri o madri).
Bisogna confermare le direttive della collega, perchè lei ha a disposizione tutte le informazione specifiche per permettersi di valutare e decidersi cosa e giusto fare ma mi chiedo se fa fatica negli apprendimenti c'è stata una valutazione di tipo cognitivo scolastico? sarebbe di aiuto per inquadrare di più le carenze effettive, che possono ostacolare anche altri aspetti più emotivi. spero che ti sono stata d'aiuto.
Gentile signora Roberta, la preadolescenza e l'adolescenza rappresentano una fase evolutiva delicata per ogni individuo. Infatti è il momento in cui si viene a costruire la propria identità sessuale, sociale e psicologica attraverso la relazione con il mondo adulto,da una parte, e quello dei pari dall'altra. Spesso il giovane cerca un vero e proprio conflitto con il mondo adulto, rappresentato sia dai genitori che dagl'insegnanti, come modalità per affermare la propria identità. Così il mondo dei coetanei diventa la palestra dove sperimentare attraverso l'omologazione e l'imitazione dei modelli proposti, se stessi. I genitori, in particolare quello omologo( cioè dello stesso sesso ), hanno il compito, in questo momento di " disorientamento", di farsi punto di riferimento costante e insostituibile per il proprio figlio, come lo è la stella polare per chi naviga in mare aperto. E' possibile che vostro figlio stia attraversando un momento di disagio legato, probabilmente, anche al suo essere stato adottato. La paura che si manifesta attraverso i brutti sogni notturni, e nel suo comportamento a scuola e con i compagni, mi fa pensare a molta rabbia inespressa che va assolutamente accolta e aiutata a trovare la propria voce. Per questo c'è bisogno di un intervento specialistico che coinvolga in primo luogo lei e suo marito come figure prioritarie e insostituibili a sostegno di vostro figlio. Solo i genitori infatti sono in grado di farsi amorevoli "contenitori" del caleidoscopio di emozioni che sperimentano i figli adolescenti, aiutandoli in tal modo ad accettarli e a non averne paura. Auguri e cordiali saluti.
Cara Roberta, Le consiglio di far visitare il suo bambino ad un neuropsichiatra infantile per avere una buona diagnosi differenziale ed escludere una problematica organica. Può rivolgersi alla ASUR di Rimini. Nel caso trovi difficoltà, entrambe le neuropsichiatre infantili dell'Unità Materno-Infantile dell'ASUR di Pesaro sono professioniste molto in gamba. Io personalmente mi occupo principalmente di età adulta. E' molto importante una buona diagnosi iniziale per potersi muovere in sicurezza poi, quindi Le consiglio di non trascurare questi precoci campanelli di allarme. Distinti saluti,
Cara utente, se il bambino e lei avete instaurato un rapporto positivo con la psicologa, affidatevi certamente ai suoi pareri. Per quanto riguarda le letture, mi è capitato tra le mani un libro davvero bellissimo che ho comprato in diverse copie e ho regalato ad amici e parenti con figli: "Il bambino sicuro" edizioni Gribaudo. Auguri,