Gentili dottori, il mio è un problema comune a tanti genitori di figli adolescenti, ma da un po' di tempo a questa parte, sta causando parecchie preoccupazioni a me e a mio marito. Abbiamo due figli: un maschio di vent'anni e una femmina di sedici. Abbiamo avuto sempre un'ottima intesa su tutto e, fino a pochi anni fa, ci consideravamo - forse presuntuosamente - anche dei genitori fortunati, in quanto i nostri figli non ci hanno mai causato seri problemi: bravi a scuola, ottimi voti, comportamento ineccepibile in tutte le situazioni. Da qualche anno però, il nostro primogenito ha dei comportamenti un po' negativi. Fino alla fine del secondo anno di superiori (liceo classico, scelto da lui, nessuna imposizione) ha avuto un rendimento scolastico ottimale. In terza però,è andato malissimo in diverse materie, fino ad arrivare alla bocciatura. Da lì in poi è stato tutto un crescendo di atteggiamenti disfattisti. Ha incominciato a criticare l'ambiente scolastico, a bere smodatamente birra e talvolta vino quando è fuori con gli amici, a rientrare tardi (le quattro e anche le cinque di mattina), nonostante le numerose richieste a rincasare più presto, a dire bugie in talune occasioni, a rispondere male ogni qualvolta gli si fa notare qualcosa, ad essere indolente e inconcludente. Essendo bravo nella scrittura, lo abbiamo più volte invitato a partecipare a qualche concorso letterario, ma ha sempre rifiutato dicendo che sono delle inutili perdite di tempo. Dopo avere ripetuto il terzo anno, è stato bocciato anche in quarta ed ora ha voluto iscriversi ad una scuola privata (il cui costo ha pesato non poco sul nostro bilancio) per frequentare il biennio quarta-quinta di un altro indirizzo scolastico per poi sostenere gli esami di maturità quest'anno. Il problema principale è che non riusciamo a fargli comprendere quanto sia dannoso bere la birra esageratamente(notare che a casa non tocca una goccia di alcol nemmeno nelle occasioni speciali) e non sappiamo più come fare: gliene abbiamo parlato in tutte le maniere possibili, ora arrabbiandoci, ora parlandogli con dolcezza, ora persino ironizzando, ma non c'è modo di fargli cambiare atteggiamento. Alcuni mesi fa ha avuto un incidente in cui ha distrutto l'auto e da cui, fortunatamente, lui è uscito illeso, ma nemmeno questo è riuscito a farlo riflettere. Siamo preoccupati per lui e, oltretutto, questa situazione sta logorando anche il rapporto tra me e mio marito (il quale somatizza tutto) che mi rimprovera di essere troppo blanda con nostro figlio, ma il fatto è che faccio fatica a rapportarmi in maniera serena: è permaloso e si inalbera subito. Siamo sempre stati contrari ad un'educazione di tipo autoritario e, sin da quando erano molto piccoli, abbiamo sempre disapprovato le sberle come metodo educativo, preferndo il dialogo e le cose, in linea di massima, sono sempre andate bene. Va detto che il ragazzo, in situazioni particolari di emergenza o difficoltà, si è dimostrato affidabile e collaborativo, mostrando la parte migliore di sè, mentre nella vita di tutti igiorni, non riusciamo a scuoterlo dalla sua quasi apatia nei confronti di tutto. Vi chiederei pertanto un consiglio su come dobbiamo comportarci affinchè lui ritrovi il suo equilibrio e noi un'armonia familiare e di coppia. Grazie.