buongiorno non so come poter aiutare mio figlio (e me..) sulla gestione di quello che a mio avviso oggi riconosco come un problema che non so come affrontare. Lui ha 5 anni e mezzo, è terzo di tre figli ma con lui il percorso di crescita è difficile come non mai! Ha allergie alimentari da sempre, questa cosa è stata sempre un grosso handicap per la nostra vita sia psicologicamente (perché motivo di varie ansie) che praticamente, condizionando tutta la famiglia quotidianamente....lui oggi ha un rapporto con il cibo in generale di distacco e disinteresse ma soprattutto non sa stare a tavola e mangiare...ormai a 5 anni questa cosa è diventato un vero problema, soprattutto in situazioni in cui c'è qualche estraneo o addirittura se si vuole mangiare in un locale pubblico (infatti è una cosa che non facciamo volentieri).Se lo costringi rimane seduto ma non mangia nulla, il cibo è talmente secondario per lui che non riesce a stare a tavola senza fare qualcosa altro (leggere, giocare, guardare la TV) I problemi a cui mi riferisco però sono più ampi, Giovanni a mio avviso non sa stare con gli altri bambini...lui (anche rispetto ai suoi fratelli) ha sempre manifestato un vivissimo interesse per i suoi coetanei....vorrebbe sempre compagnia, ma poi a conti fatti non è capace di giocare con loro, è troppo esilarante, cerca il contatto fisico e fa solo “ammuina“....come se perdesse il controllo di se..si eccita a tal punto da suscitare il più delle volte la chiusura del bimbo che si trova vicino ( a meno che non si trova di fronte un bimbo più o meno simile a lui).... Fino ad oggi mi dicevo che tutto rientrava in una normale gestione e con il tempo le cose sarebbero migliorate, ma ora riconosco che probabilmente nulla succederà se non utilizzo gli strumenti giusti.... distinti saluti
Salve Gabriella,
il suo quesito è un pò generico, a mio avviso per dare qualche indicazione su come e quali strumenti utilizzare in questo caso, sarebbe necessario comprendere meglio le cause e le dinamiche che scatenano queste difficoltà di suo figlio nell'aver a che fare con gli altri bambini.
Ciò che mi sento di consigliare, però, è di intraprendere assieme al padre del bambino, se possibile, un percorso seppur breve incentrato sulla riflessione guidata, e soprattutto sulla ricerca di una modalità per attivare un cambiamento di crescita positivo.
Salve in merito alla sua richiesta, gli strumenti giusti per aiutare i propri figli, sono numerosi e adattabili a situazioni diverse e a bambini diversi. Nel suo specifico caso, per darle strumenti precisi, bisogna conoscere anche il bambino, al fine di essere corretti nella risposta, dato che uno strumento universale ed unico per tutti i bambini non c'è. Suo figlio come lei lo descrive è "esilarante", ha un suo specifico carattere e comportameto molto diverso dai fratelli, e questo è normale. La questione è capire se è una fase transitoria dovuta alla crescita o se è la manifestazione di un disagio sottostante che non riesce ad esprimere. Bisogna capire se stà attraversando un periodo nel quale gli è successo qualcosa per lui nuovo e di cambiamento. Parli con suo figlio, si informi su quello che gli succede all'asilo con gli altri bambini, con le maestre, con i fratelli, si interroghi se è successo qualcosa tra di voi, o se c'è qualcosa tra lei e suo marito che crea un clima familiare per lui di difficile comprensione. A volte i bambini sono lo "specchio" di situazioni problematiche che volte non sanno come esprimere e quindi adottano comportamenti altrettanto problematici. Spero di esserle stata di aiuto, cordiali saluti.
Carissima Gabriella, mi sembra che lei descriva due ordini di problemi: relazionali e alimentari.
Giovanni non sa stare con gli altri bambini perché con la sua agitazione li allontana ed inoltre non ama il cibo ed in generale stare a tavola.
La descrizione che fa di suo figlio, per motivi comprensibili, è molto limitata e darle dei suggerimenti solo sulla base di quanto scritto significa non tenere conto di tutta una serie di elementi che necessitano di essere osservati e valutati da un esperto..
Se il bambino risponderà ad una serie di criteri clinici ben definiti dal mondo scientifico allora si potrà individuare una precisa terapia cosicché possa cambiare il modo di vivere sia del bambino, che suo di suo marito e dei suoi figli.
Il concetto di “normale gestione” a cui lei fa riferimento, andrebbe approfondito, in quanto può capitare che determinate reazioni dei genitori risultino inefficaci per le caratteristiche del proprio figlio e per la gestione dei suoi comportamenti problematici.
Resto a sua disposizione