Paura di essere sgridato

Paola Angela

Buon giorno, mio figlio ha appena compiuto 6anni, ha frequentato 1 anno di nido e 3 di materna, con qualche difficoltà al momento del distacco da me la mattina, ma vivendo poi la relazione con maestre e coetanei serenamente. È un bambino socievole, molto curioso, con grande proprietà di linguaggio, ma indubbiamente molto sensibile. Ha iniziato la primaria con qualche paura, ma ha subito individuato una maestra "preferita" che adora, alternando qualche momento di paura verso le altre che secondo lui "sgridano troppo" a una graduale accettazione. Ora va a scuola più sereno e sembra riporre fiducia in tutte le maestre anche se mi domanda spesso quanto dura la giornata scolastica, come se l'idea di allontanarsi da me lo mettesse ancora in difficoltà. Mi confessa che appena arrivato a scuola è un po' triste perché gli manco. Va detto che purtroppo, quasi 3 anni fa, mi sono separata dal padre che è poi letteralmente sparito dalla sua vita. Il punto di riferimento e il genitore presente ero sempre stata io, però è indubbio che per lui questa assenza sia stata, e temo sarà, un elemento di sofferenza, anche perché è difficile dare una spiegazione adeguata ad un bambino sulle motivazioni di questa assenza. È molto bravo nel nuoto e ama l'acqua, da tre anni frequenta la stessa piscina. Si era molto affezionato all'insegnante che però quest'anno è cambiato. La prima lezione è stata difficile un po' per tutti, hanno detto che la maestra era troppo severa e gridava. Mio figlio è molto a disagio con l'adulto che grida. La seconda volta la maestra si è accorta che aveva pianto, lo ha accolto con dolcezza e, uscito dalla vasca sereno e contento. Ora però, prima di tutte le lezioni è in forte ansia, piange, è arrivato a dirmi che non vuole più frequentare (nonostante sia un'attività che gli piace) perché io gli manco troppo. Mi dice che lui non è stato sgridato, ma che comunque vengono sgridati altri ("non lo fai bene!"). Anche all'inizio della scuola era emersa la paura di non riuscire a fare bene, ma ora in quel contesto sembra già superata. In piscina invece la paura sembra prendere il sopravvento nella fase di arrivo, poi lo vedo nuotare e tuffarsi come sempre. Fa psicomotricità da quando il padre non c'è più, ha pochi altri adulti di riferimento nel quotidiano. Vorrei un consiglio su come affrontare questo momento. Grazie. Angela

2 risposte degli esperti per questa domanda

Buongiorno Angela,

Innanzitutto, grazie per aver condiviso con tanta chiarezza il percorso di crescita di suo figlio, il contesto familiare e le sue preoccupazioni attuali. È evidente quanto sia attenta al suo benessere emotivo e quanto desideri supportarlo nell’affrontare queste paure. La sensibilità che dimostra è sicuramente una risorsa importante.

Ci sono alcune considerazioni che possono aiutarla a comprendere meglio le reazioni di suo figlio e a trovare insieme delle strategie utili per supportarlo.

1. Il timore di essere sgridato

I bambini sensibili e attenti come il suo tendono a percepire in modo accentuato le dinamiche emotive e relazionali attorno a loro. Il timore di essere sgridato può derivare da una serie di fattori, tra cui l’importanza che il bambino dà all’approvazione degli adulti di riferimento. Quando sente rimproverare altri bambini o teme che potrebbe essere corretto lui stesso, può scatenarsi una paura del giudizio, di non riuscire a fare abbastanza bene, nonostante i suoi sforzi.

2. L’ansia del distacco

Come lei giustamente ha osservato, la separazione dal padre e il distacco che ne è seguito rappresentano un elemento di fondo che potrebbe aumentare la sensibilità del bambino ai momenti di separazione e ai nuovi ambienti. Il bambino potrebbe aver interiorizzato una sorta di paura dell’abbandono o di perdita del legame affettivo che si riflette poi nelle separazioni quotidiane. Anche se lui sa che tornerà a casa dopo la scuola o la piscina, è possibile che una parte di lui tema la lontananza o il cambiamento.

3. Rassicurazione e rinforzo positivo

Per supportarlo, sarebbe utile attuare alcune strategie di rassicurazione prima dei momenti di distacco. In particolare:

  • Spiegare in modo sereno e prevedibile la giornata: può essere rassicurante ripetere insieme “a tappe” cosa succederà durante la giornata, sia per la scuola sia per la piscina, ponendo enfasi sul momento in cui ci si ritroverà insieme.
  • Focalizzarsi sui successi: aiutare il bambino a ricordare quanto sia stato bravo in piscina nonostante la paura o a scuola con le maestre, valorizzando il coraggio che ha dimostrato. Questo rinforzo positivo può sostenere il senso di competenza e alleviare la paura di non riuscire.

4. Lavorare sulle emozioni

Data la sua sensibilità, potrebbe essere utile aiutarlo a dare un nome alle sue emozioni. Parlare della paura di essere sgridato o dell’ansia da separazione, con parole semplici, potrebbe aiutarlo a riconoscere che è normale sentirsi così. Magari usare un’immagine o un simbolo (ad esempio, un “cuore coraggioso” da tenere in tasca) che possa ricordargli la presenza e l’amore della mamma anche quando sono lontani.

5. Un ambiente di apprendimento sereno

Se l’insegnante di nuoto o la scuola mostrano una certa severità che incide sul suo benessere, potrebbe essere utile un dialogo con queste figure. Spiegando loro la sensibilità del bambino e il contesto, si potrebbe verificare se è possibile creare un ambiente meno “rigido”, magari con richiami e indicazioni date in modo più dolce.

6. Continuità del supporto psicomotorio

Il percorso di psicomotricità può essere estremamente utile per lavorare su questi aspetti, poiché attraverso il gioco e il movimento il bambino può esprimere e rielaborare i suoi vissuti, guadagnando gradualmente sicurezza e autonomia. Eventualmente, si potrebbe anche considerare il supporto di uno psicologo infantile per approfondire il tema della separazione e aiutarlo a elaborare la distanza dal papà.

In sintesi, Angela, suo figlio sta mostrando una grande capacità di adattamento, e il suo amore e supporto sono elementi essenziali per la sua crescita. Ogni fase di distacco è un’opportunità per rafforzare il senso di sicurezza interiore e la fiducia nelle sue capacità, e questo processo richiede tempo. È naturale e comprensibile che lei desideri aiutarlo a superare queste paure: con pazienza e continuità, vedrà che affronterà queste sfide con sempre più serenità.

Rimango a disposizione per qualsiasi altro approfondimento o per accompagnarla in questo percorso di sostegno.

Un caro saluto,

Maria Limongelli

Buongiorno Paola Angela,

sicuramente nelle fasi di separazione della coppia, gli adulti dovrebbero riuscire al meglio delle proprie possibilità a mantenere inalterato il loro ruolo genitoriale. Quando ciò non accade, i bambini, soprattutto quando molto piccoli, provano una sofferenza immensa relativa alla separazione e all'abbandono. Essendo ancora autocentrati, fino agli 8 anni circa, i bambini si assumono la colpa e attribuiscono ai loro comportamenti o al loro modo di essere la causa della lontananza dell'altro genitore. 

Ciò può manifestarsi, ad esempio, con la necessità di essere bravi, comportarsi bene, altrimenti l'adulto di riferimento se ne va. 

Inoltre, ci sono dei momenti topici delle tappe di sviluppo che possono aumentare il senso di abbandono, come ad esempio l'inizio di una nuova scuola o la semplice sostituzione di una cara maestra. 

Il mio consiglio è quello di cercare di capire se davvero il papà non vuole più essere coinvolto nella vita del figlio, perchè questo vuoto deve essere spiegato, elaborato, sofferto e, alla fine, riempito. Solo così suo figlio potrà andare avanti.

Come per tutte le separazioni: la coniugalità finisce, ma la genitorialità no.

La saluto e abbraccio lei e suo figlio.

dott.ssa Alessia Serio 

Dott.ssa Alessia Serio

Dott.ssa Alessia Serio

Torino

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