Problemi relazionali bambina di 3 anni

Valentina

Buongiorno. Mia figlia ha 3 anni e mezzo, è dolce e ha un temperamento tranquillo. Il problema è che ha difficoltà ad interagire con i pari. All'asilo non cerca i compagni, spesso viene attaccata dai bambini più maneschi e non si difende. Ha un'ottima capacità di linguaggio, ma rifiuta di dire il suo nome, il mio e del papà, quello delle maestre e dei compagni, anche se li conosce perfettamente. Rifiuta anche di dire grazie e per favore, si giustifica dicendo che non vuole dirle, non le "escono". Distingue i numeri, le lettere, i colori in inglese e in italiano. Non esprime disagio al distacco dalla figura di riferimento, ma piuttosto indifferenza. È come se non contestualizzasse il suo comportamento (rispetto delle modalità e dei tempi nelle attività a scuola). Con gli adulti è serena e affettuosa anche se piuttosto riservata. Ha una buona capacità grosso e fine motoria. Sono molto preoccupata e non so come aiutarla. Grazie in anticipo.

4 risposte degli esperti per questa domanda

Gentile Valentina, 

da come parla noto attenta osservazione e forse anche conoscenza delle varie difficoltà legate all'età evolutiva: capacità grosso e fine motoria, distinzione numeri e lettere, ecc. 

Le motivazioni potrebbero esser di tipo relazionare o emotivo non avendo evidenziato difficoltà cognitive.

Potrebbe vivere disagio con loro. Le maestre hanno già provato a introdurlo nei vari giochi? Valutare di vedere alcuni compagni anche fuori da scuola, magari al parco e così stare anche lei lì con loro e trasmettergli fiducia non solo fisica ma anche a parole?

Seppur piccolo, come vi sembra la sua autostima? Come state cercando di interagire con lui? 
Coccolatelo tanto, fate sentire la vostra presenza, dare sicurezza anche con la voce, quando date regole cercate di esser precisi ma nemmeno troppo duri. 
Ci prova ogni tanto a socializzare? Capitasse anche solo una volta voi adulti, rinforzate in modo evidente con parole o anche un abbraccio questo gesto.

Avendo solo 3 anni e mezzo potrebbe ancora essere una sua fase di sviluppo. 

Se, invece, c'è preoccupazione o notate aspetti di tristezza o frustrazione da parte di vostro figlio, valutate un supporto psicologico dove indagare meglio questo comportamento e ricevere supporto come genitori. 

Resto a disposizione per richieste, informazioni o dubbi eventuali. 

Dott.ssa Federica Ciocca

Psicologa e psicoterapeuta 

Ricevo: Torino, Collegno e online

Dott.ssa Federica Ciocca

Dott.ssa Federica Ciocca

Torino

La Dott.ssa Federica Ciocca offre supporto psicologico anche online

Gentile Valentina,

dalla descrizione che lei fa del comportamento di sua figlia, mi sembra che l’ambito a cui ricondurlo possa essere quello relazionale.

Mi spiego; il non voler pronunciare i nomi di qualcuno è una forma di rifiuto. Se sono arrabbiato con una persona non le faccio il regalo di chiamarla col suo nome.  

Mi viene inoltre da pensare che la sua bimba abbia un pensiero evoluto e le offra una giustificazione inusuale per quest’età e cioè ha trovato una ‘scusa’; non dipende da lei il non voler pronunciare delle parole, ma proprio “non escono”.

Comprendere quale sia il motivo del comportamento di opposizione, può non essere immediatamente individuabile: lei è una mamma attenta e sensibile, le potrebbe essere utile un incontro di confronto con un esperto.

Un augurio

Giordana Milani

Dott.ssa Giordana Milani

Dott.ssa Giordana Milani

Biella

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Cara Valentina,

la sua bambina è molto piccola, ha appena acquisito il concetto di socialità, e probabilmente ha bisogno dei suoi tempi per esprimersi... questo lo sa anche lei, infatti ci scrive che la bambina ha un temperamento dolce ed è riservata.

Il fatto che abbia difficoltà ad interagire con i pari non significa che questi non le interessino.

A mio avviso, la maniera migliore di aiutarla è semplicemente rispettarla nei suoi tempi e nei suoi bisogni affettivi e, con molta pazienza e dolcezza, incoraggiarla ad "uscire all'esterno".

Nell'ambito scolastico, invece, dovrebbe essere un compito delle insegnanti occuparsi del gruppo classe e, auspicabilmente, trovare delle strategie educative per coinvolgerla e per aiutarla ad affermarsi.

Se tuttavia doveste essere preoccupati o dovessero emergere cose nuove, vi suggerisco una consulenza psicologica che possa chiarire la situazione o fugare qualsiasi vostro dubbio.

Vi auguro ogni bene e di essere felici.

Saluti cordiali,

Dott.ssa Verusca Giuntini

 

Buongiorno Valentina

la sua bimba è in fase di crescita. Sta sperimentando l'ambiente circostante, e le persone che fanno parte del suo quotidiano (insegnanti e compagni). Non forzate la mano, nel volere a tutti i costi che verbalizzi i vostri nomi o quelli delle persone che la circondano, perchè continuerà a non dirveli. Avrà tempo per poterlo fare. Inoltre, credo sia in una naturale fase di "scoperta di sè"; può sperimentare che "può decidere", se dire qualcosa o meno, che ha un pensiero diverso da quello della mamma e del papà. Sta costruendo la sua identità personale. L'"indifferenza" che lei descrive e che sua figlia mostra nel distaccarsi dalla figura di riferimento, potrebbe essere una "forma difensiva", per non sentire la tristezza di dover lasciare la mamma. Mi limito a scriverle ciò, e a non andare oltre, perchè sarebbe interessante comprendere a fondo questo comportamento, seppur non lo considererei preoccupante. Qualora avesse dei dubbi e preoccupazioni sullo sviluppo emotivo di sua figlia, si rivolga al pediatra che saprà sicuramente indicarle cosa fare.   

auguro buona fortuna

Dott.ssa Elisa Danza